ASTE E MERCATO

GENNAIO 2021

Entrato stabilmente nel gotha degli artisti più cari al mondo, Francis Bacon (1909-1992) ha reso immensamente ricchi coloro che hanno creduto in lui. La dice lunga la storia di mercato del suo Three Studies for a Portrait of John Edwards, uno dei suoi trittici dedicati a uomini con cui aveva avuto intensi rapporti di coppia.

Datato 1984, dimostra la serenità raggiunta allora da Bacon, visto che i tratti del protagonista, un gestore di pub alla moda che lo aveva colpito per il modo diretto con cui si era posto verso di lui, risultano assai meno storpiati e combattuti di quelli di altri suoi soggetti, come per esempio George Dyer.




Francis Bacon, Three Studies for a Portrait of John Edwards (1984).

L’opera, dopo essere stata appesa per un po’ nello studio dello stesso Bacon, rimase in Europa fino all’8 febbraio 2001, quando venne offerta da Sotheby’s di Londra. Era già allora tanto apprezzata da richiamare l’attenzione di un nugolo di collezionisti che spinsero il prezzo in alto fino alla bella cifra di 4,5 milioni di euro. A portarla a casa fu un brasiliano, che presto volle lucrare sul suo acquisto rivendendo Three Studies for a Portrait of John Edwards addirittura in Asia e precisamente al taiwanese Pierre Chen, fondatore e proprietario del colosso della componentistica Yageo. Questo “self-made man” cinquantenne si è creato una collezione davvero invidiabile di arte del dopoguerra, con nomi di spicco europei e asiatici come Zao Wou-Ki, Warhol, Richter, Cai Guo-Qiang. Il 13 maggio 2014 decise comunque di offrire il suo Bacon da Christie’s di New York, in quella che sarebbe diventata l’asta più ricca della storia. Il prezzo finale di Three Studies for a Portrait of John Edwards venne infatti fissato a 59 milioni di euro, segnando una plusvalenza che avrà lasciato di sasso perfino un magnate come Chen.

Oligarca fra i più noti, Roman Abramovic non possiede solo squadre di calcio, yacht, macchine super lussuose, ville, aerei ma anche una collezione d’arte da invidiare. L’ha creata in collaborazione con la terza (e per ora ultima) moglie, Dasha Zhukova, con la quale aveva aperto il Garage Museum of Contemporary Art di Mosca e iniziato a supportare istituzioni come il LACMA di Los Angeles. Non che prima non possedesse quadri, ma erano perlopiù di artisti russi moderni e contemporanei, seguendo l’esempio di altri oligarchi, Vladimir Potanin in testa. Con la Zhukova al fianco fu protagonista di un’entrata trionfale nel mondo dell’arte che conta: il 13 maggio del 2008 si presentò da Christie’s a New York e si portò a casa Benefits Supervisor Sleeping (1995) di Lucian Freud per 21 milioni di euro, cifra allora record per un artista vivente. Il giorno dopo si trasferì da Sotheby’s (sempre a New York) e acquistò Triptych di Francis Bacon per 55,8 milioni di euro. Il 3 novembre dello stesso anno (2008) tornò da Sotheby’s a New York, ormai atteso con ansia, e spese 46,7 milioni di euro per una Composizione suprematista del 1916 di Kazimir Malevic, che ha rivenduto per 72,2 milioni di euro il 15 maggio 2018 da Christie’s di New York. Cifra che gli ha permesso così di pagare parte del divorzio nel frattempo definito con la Zhukova. Il colpo da maestro pare che l’abbia messo a segno il 4 maggio 2010, quando da Christie’s di New York si scontrò con altri collezionisti (colossi) - si dice che in lizza ci fossero Steven Cohen, Kenneth Griffin, Joseph Lau e altri - per aggiudicarsi Nudo con foglie verdi e busto di Picasso datato 1932 per 81 milioni di euro. Dopo quegli anni d’oro nel vero senso del termine, Abramovic si era un po’ calmato anche se nel 2013 si era comprato per 40 milioni di euro un’ampia collezione di quadri di Illja Kabakov, il più caro artista russo. Ultimamente, complice la relativa crisi del suo impero incentrato sulla produzione di acciaio e nickel e la fine del matrimonio con la Zhukova, pare ai margini delle grandi vendite. Potrebbe però essersi semplicemente messo al riparo dei riflettori e da lì continuare ad ammassare capolavori.


Lucian Freud, Benefits Supervisor Sleeping (1995).

Francis Bacon, Triptych (1976).

ART E DOSSIER N. 383
ART E DOSSIER N. 383
GENNAIO 2021
In questi numero: SAVE ITALY - Attacco al cuore mitteleuropeo; CAMERA CON VISTA - Venezia e dopo; ARTE CONTEMPORANEA - Il plinto sulla High Line; STORIE A STRISCE - Contrabbandieri di storie; ARCHITETTURA PER L'ARTE - In città tra fiumi, laghi, templi e giardini; GRANDI MOSTRE. 1 Chen Zhen a Milano - Esplosivo, definitivo; XXI SECOLO. 1 Restituzioni - Patrimonio di chi?; XXI SECOLO. 2 Musei e decolonizzazione - Alla ricerca di un equilibrio; INTERVISTA- Christian Boltanski - La memoria, il caso; XX SECOLO- Eugenio Garin e Maurizio Calvesi - Il filosofo e il suo “allievo”; LUOGHI DA CONOSCERE - Collezione Marzadori a Bologna - Nel deposito dove regna l’autarchia; PAGINA NERA - Non è degno di un encomio quel dismesso manicomio; LETTURE ICONOLOGICHE. 1 Angelo Caroselli, caravaggista eccentrico - Maghe, madonne e prostitute; LETTURE ICONOLOGICHE. 2 Bruegel e gli zingari - Il profeta e il chiromante; STUDI E RISCOPERTE. 1 L’“infrasottile” di Duchamp: analogie e anacronismi - Al limite della percezione;STUDI E RISCOPERTE. 2 I draghi tra mito e tassidermia - Creatori di basilischi;OGGETTO MISTERIOSO - Quando un’eclissi può far perdere la vista; GRANDI MOSTRE. 2 Antelami a Parma - Un calendario medievale; IN TENDENZA - Un rivoluzionario al ribasso.