Letture iconologiche. 1
Angelo Caroselli, caravaggista eccentrico

MAGHE, MADONNE
E PROSTITUTE

Angelo Caroselli, uno dei più bizzarri e prolifici pittori della Roma postcaravaggesca, oltre a una nota passione per le donne, coltivava anche il talento per il restauro e per l’arte della contraffazione. Personalità eccentrica, ha lasciato un ricco catalogo di dipinti con originali ed estrose iconografie.

Maurizia Tazartes

Un dongiovanni. Un eterno innamorato del gentil sesso. Un corteggiatore galante. Così lo descrivono le fonti contemporanee. «Fu Angelo in tutto il corso della sua vita molto dedito agli amori, e facilmente s’invaghiva di qualcheduna» racconta Giovan Battista Passeri nella Vita di Angelo Caroselli pittore del 1772. Angelo Caroselli (Roma, 10 febbraio 1585 - Roma, 8 aprile 1652) per le donne perdeva la testa. Persino il mestiere di pittore l’aveva intrapreso per amore di una donzella. Racconta Passeri che, consapevole di non avere molte chance né per bellezza né per ricchezza, Caroselli si era dedicato «fieramente allo studio del disegno» per conquistare una ragazza di cui si era invaghito. Non solo, ma il biografo ci va giù duro, tornando più volte sull’argomento: «Quest’uomo, che per natura non ebbe altro genio che di compiacere le donne, trascurò il guadagnarsi amici…», viveva trascurato e in solitudine, senza cercare mecenati. E così aveva continuato tutta la vita, in barba a matrimonio e figli. Dedito solo a «coltivar l’effeminato suo genio».

Eppure, Caroselli, nonostante il suo vizietto, fu uno dei più estrosi e prolifici pittori della Roma postcaravaggesca. Non solo pittore, ma anche abile restauratore di quadri, e addirittura contraffattore di dipinti antichi e contemporanei.


Traeva in inganno professoroni del tempo, che scambiavano per autentiche le sue copie di Tiziano, Correggio, Raffaello


Tanto da trarre in inganno professoroni del tempo, che scambiavano per autentiche le sue copie di Tiziano, Correggio, Raffaello. “Falsi” che elaborava nella bottega di Agostino Tassi, suo “compagno di merende”, e che permettevano loro un buon guadagno.

La complessità di Angelo Caroselli è stata recentemente messa in luce da un paio di libri: Angelo Caroselli 1585-1652. Un pittore irriverente di Daniela Semprebene, del 2011, e Angelo Caroselli 1585-1652 pittore romano. Copista, pasticheur, restauratore, conoscitore di Marta Rossetti, pubblicato nel 2015. Un volume, quest’ultimo, che raccoglie una messe di documenti e di opere trovate in collezioni pubbliche, private e sul mercato. Un lavoro meritorio, che restituisce una biografia ben documentata dell’artista e un ricco catalogo di dipinti, la cui attribuzione e cronologia è in alcuni casi ancora da accertare. Ma, grazie alle accurate ricerche, un gran numero di opere ha trovato l’esatta provenienza in collezioni o in inventari del tempo.

Caroselli era nato in una bottega di anticaglie, suppellettili e quadri. L’odore di vernice gli era rimasto nel sangue tanto da dedicarsi alla pittura, come voleva il padre. Guardava al «naturale», senza maestri. Affascinato da Caravaggio, lo imitava, rendendo più morbida e pastosa la sua iniziale maniera un po’ «duretta». Era riuscito così a ingannare Orazio Borgianni, che aveva scambiato un suo dipinto per un lavoro del Merisi.


Salomone e le sue concubine (1632-1634), proveniente da Roma, palazzo degli Alicorni.

La sua vita, non sempre felice, è segnata da alcuni viaggi nella penisola, un lungo soggiorno a Napoli dove va a cercare fortuna e il ritorno definitivo a Roma. Il matrimonio con una bellissima siciliana e la nascita di tre figli gli stanno presto stretti. Ricorda Passeri: «Il genio de’ suoi amori non s’intepidì né cogli anni, né col godimento della propria consorte; ma collocando di continuo gli affetti in altre, toglieva a se medesimo, ed alla moglie la quiete per le torbidezze della gelosia». Così, per evitare i rimbrotti della moglie, dipingeva fuori casa. Aveva trovato ospitalità dal 1630 al 1640 circa presso il pittore Agostino Tassi, in via del Corso. In quel «pessimo postribolo» di donne ce n’erano a iosa, prostitute che convivevano e dilettavano garzoni e pittori. Uno splendido quadro di Caroselli, Salomone e le concubine (collezione privata), ce ne dà una testimonianza. Realizzato tra il 1632 e il 1634, e citato in una lista di quadri del 27 settembre 1634, era stato realizzato in casa di Tassi. Rappresenta Salomone, in cui si potrebbe vedere un autoritratto dello stesso Caroselli, e le sue concubine, certamente ritratti delle ragazze presenti in casa Tassi.

Vanitas (1631-1634), Piacenza, collegio Alberoni, proveniente da Roma, palazzo degli Alicorni.


Vanitas (1627-1630), Roma, Galleria nazionale d’arte antica - palazzo Barberini.

Una maga in preda al delirio e terrorizzata da ciò che ha evocato


Caroselli aveva un suo stile, dolce e affascinante, aggiornato su molti pittori del tempo, da Caravaggio a Gentileschi sino a Dosso Dossi. Era colto, conosceva perfettamente i classici greci e latini, il teatro antico e contemporaneo, le favole di Ovidio, le poesie di Catullo, che ispiravano le sue originali ed estrose iconografie. Donne, madonne, sacre conversazioni, ritratti, maghe, streghe e dipinti negromantici sono ricchi di simboli oggi non di facile decifrazione. Riflettono la personalità eccentrica del pittore ma anche il clima che si respirava in quei bassifondi romani, dove tra prostituzione e magia, sbornie e frequentazioni ambigue, pittori italici e nordici, si creavano capolavori per committenti sofisticati. Tra le opere di questi anni, certamente di Caroselli, c’è Lesbia piange la morte del suo passero alla presenza di un suonatore di lira da braccio (collezione privata) ispirata a un celebre carme di Catullo. Del quadro conosciamo la provenienza secentesca dalla collezione romana del principe Federico Sforza. Ci sono una serie di Vanitas intriganti, da quella della Fondazione Longhi, con un suo recondito e complicato significato, in origine nella collezione romana De Franchis a quella irridente di palazzo Barberini citata negli inventari Torlonia, a quella del collegio Alberoni di Piacenza, nata nella casa di Tassi, palazzo degli Alicorni. In quest’ultima Vanitas, dal volto liscio e gli orecchini di perla, si nasconde forse quella concubina per cui Caroselli si era trasferito dalla sua casa di famiglia a quella di Tassi.


Negromante (1635-1637), Ancona, Pinacoteca civica Francesco Podesti.

Tra i dipinti negromantici spicca per bellezza e spettacolarità la Negromante della Pinacoteca civica Francesco Podesti di Ancona. Un’opera che introduce nel mondo delle pratiche magiche dell’epoca, di cui Caroselli era esperto tanto da essere invitato alla corte del re di Inghilterra, dove però non andrà. Il dipinto è citato in un inventario del 1687 come «Donna impaurita del Caroselli». Rappresenta una maga in preda al delirio e terrorizzata da ciò che ha evocato tracciando segni e caratteri misteriosi su un libro aperto, su cui posa una candela, simbolo di morte. Sul tavolo, spicca un teschio su carboni ardenti. In fondo, sotto un arco, un neonato viene sacrificato da una strega, mentre per terra gocciola sangue. Su un capitello spicca la scritta «Crudeltà». Si tratta di un ’immagine inquietante, intrisa di dettagli simbolici, cui seguiranno altre opere, sempre più grottesche e teatrali di mano di un collaboratore ancora sconosciuto, indicato come “Pseudo-Caroselli”.

Le negromanti, da “nekros” (morto) e “manteia” (divinazione), molto presenti all’epoca, evocavano i morti. Il fenomeno, diffuso, si esercitava attraverso l’osservazione delle unghie della maga, su cui si riflettevano le ombre mortifere. La Negromante dipinta da Caroselli ha infatti le unghie molto lunghe.

Ma l’estro e l’ironia del pittore sono evidenti anche nei dipinti sacri come nel Riposo durante la fuga in Egitto di palazzo Barberini, citata nell’inventario del 1692 della collezione del cardinale Flavio Chigi, dove la Madonna ha in testa una spiritosa paglietta. Sorprendente per complessità e bellezza è la Sacra conversazione con donatori della Galleria Colnaghi (che ringraziamo per la fotografia) esposta in una delle ultime Biennali dell’antiquariato di Firenze con l’attribuzione ad Angelo Caroselli. Le vicende di vita di Caroselli continuano con un secondo matrimonio nel 1642 con Brigida Lauri, figlia e sorella di pittori di origine fiamminga, e con la sua attività di restauratore e contraffattore in casa Tassi. Dopo una vita dedicata alle donne e all’arte, sembra che, stanco e malato, sia rinsavito, morendo nel 1652 e lasciando una bambina allevata dal cognato Filippo Lauri.


Sacra conversazione con donatori (ante 15 novembre 1616).

ART E DOSSIER N. 383
ART E DOSSIER N. 383
GENNAIO 2021
In questi numero: SAVE ITALY - Attacco al cuore mitteleuropeo; CAMERA CON VISTA - Venezia e dopo; ARTE CONTEMPORANEA - Il plinto sulla High Line; STORIE A STRISCE - Contrabbandieri di storie; ARCHITETTURA PER L'ARTE - In città tra fiumi, laghi, templi e giardini; GRANDI MOSTRE. 1 Chen Zhen a Milano - Esplosivo, definitivo; XXI SECOLO. 1 Restituzioni - Patrimonio di chi?; XXI SECOLO. 2 Musei e decolonizzazione - Alla ricerca di un equilibrio; INTERVISTA- Christian Boltanski - La memoria, il caso; XX SECOLO- Eugenio Garin e Maurizio Calvesi - Il filosofo e il suo “allievo”; LUOGHI DA CONOSCERE - Collezione Marzadori a Bologna - Nel deposito dove regna l’autarchia; PAGINA NERA - Non è degno di un encomio quel dismesso manicomio; LETTURE ICONOLOGICHE. 1 Angelo Caroselli, caravaggista eccentrico - Maghe, madonne e prostitute; LETTURE ICONOLOGICHE. 2 Bruegel e gli zingari - Il profeta e il chiromante; STUDI E RISCOPERTE. 1 L’“infrasottile” di Duchamp: analogie e anacronismi - Al limite della percezione;STUDI E RISCOPERTE. 2 I draghi tra mito e tassidermia - Creatori di basilischi;OGGETTO MISTERIOSO - Quando un’eclissi può far perdere la vista; GRANDI MOSTRE. 2 Antelami a Parma - Un calendario medievale; IN TENDENZA - Un rivoluzionario al ribasso.