Luoghi da conoscere
Collezione Marzadori a Bologna

NEL DEPOSITO
DOVE REGNA L’AUTARCHIA

Prime annotazioni sulla collezione di design e arredo razionalista di Maurizio Marzadori, ex maestro e raffinato antiquario bolognese.

Valerio Borgonuovo

Al nome di Maurizio Marzadori, bolognese classe 1947, ex maestro, e oggi antiquario, “connoisseur” ed esperto di design d’arredo, è da tempo associata una straordinaria collezione privata per bambini fatta di mobili per la casa e per la scuola, giochi, attività didattiche “montessoriane”, riviste, complementi d’arredo e vestiti che vanno dalla fine dell’Ottocento agli anni Settanta del secolo scorso e che tracciano la storia del design per l’infanzia e raccontano i mutamenti sociali, culturali e pedagogici di un secolo d’Italia. Una collezione unica di migliaia di pezzi che negli anni sono stati ospitati in prestigiose istituzioni italiane e internazionali come la Triennale di Milano e il MoMA di New York, e che oggi sono in cerca di una sede permanente dove poter essere curati, esposti, fruiti e divulgati secondo un percorso di formazione, ricerca e sperimentazione sul “children design” e sull’infanzia.

Non tutti sanno però che un’altra collezione altrettanto preziosa e importante, stavolta consacrata al design e all’arredo razionalista italiano, è conservata fuori città (nella periferia di Bologna) in un ampio magazzino della ditta Freak Andò di Maurizio Marzadori. Una collezione ancora “in fieri” che conta già centodieci lotti e circa duecento pezzi, con interessanti margini di studio e ricerca, e che vanta a oggi la presenza di autori come Terragni, Levi- Montalcini, Mucchi, Pagano (nato Pogatschnig), Figini e Pollini e di ditte come Pino, Cova, Columbus, Calligaris.

Arredi da campo come la poltrona Sudanese prodotta da Moretti a Milano


È all’interno di questa collezione che vorremmo tracciare una personale traiettoria tra oggetti e parabole esistenziali - nello specifico tre -, legate variamente tra loro dall’esperienza coloniale e più genericamente fascista, e dalle conseguenze che determinate scelte comportarono all’epoca. Perché raccontare una collezione significa anche questo.

Punto di partenza sono innanzitutto i mobili pieghevoli da campo adottati per il campeggio, la vita nomade delle colonie, e per le spedizioni africane, che alla metà degli anni Trenta rappresentarono un nuovo ambito di indagine e di ricerca per architetti e mobilieri dell’epoca, i cui prototipi saranno ripresi e messi in produzione con successo negli anni Cinquanta e Sessanta. 


Da sinistra verso destra: poltrona Sudanese, Milano, Ettore Moretti; due poltrone Tripoline, Tripoli, Viganò.

Tra le ditte produttrici spicca senz’altro la Ettore Moretti di Milano, nel cui catalogo del 1935 - illustrato in copertina da un “certo” Gino Boccasile - così si legge: «Molte circostanze della dinamica vita moderna, portando spesso gli uomini lontano dai centri abitati, creano la necessità di prontamente disporre, per gli stessi, di ricoveri che diano affidamento non solo di una certa stabilità, ma pure di determinate comodità. Per il compimento di opere pubbliche, costruzioni, lavori stradali, per ricerche scientifiche o per l’esplorazione di terre ignorate, o per diletto dello spirito e del corpo, e finalmente per necessità militari».

E difatti, ai successi coloniali in Libia (1934) ed Etiopia (1935-1936), quest’ultima unita ad Eritrea e Somalia per dare vita all’Africa Orientale italiana, fanno eco arredi da campo come la poltrona Sudanese e la branda pieghevole Eritrea, entrambe Moretti, entrambe prodotte a Milano. Spalliera inclinabile, intelaiatura smontabile in legno verniciato e coperta in tessuto speciale verde, trasportabile in un sacco-custodia, sono le inedite caratteristiche tecniche della prima, la cui paternità del progetto è fatta risalire a Bernard Marstaller nel 1917, ma che sarà ripresa sul finire degli anni Sessanta con il nome di Moretta dalla ditta Zanotta proseguendo tuttora la tradizione oramai centenaria di questa sedia. Mentre a essere realizzata a Tripoli (intorno al 1935) dalla ditta Viganò sarà la famosa Tripolina, poltrona pieghevole e smontabile in legno e cuoio naturale, dalle gambe assottigliate che non scendono diritte ma che si divaricano in fuori, di cui è la rivista “Domus”, sotto la direzione di Giò Ponti, a dare per prima notizia nel gennaio del 1936.
In quello stesso anno, in risposta alle sanzioni economiche imposte dalla Società delle nazioni per l’invasione dell’Etiopia, l’Italia adotta una politica economica di tipo autarchico e la ditta Fratelli Vianzone di Torino - che faceva biciclette di legno già dall’Ottocento - realizzerà con sorprendente tempismo la prima bicicletta autarchica in legno curvato stratificato. Il suo nome è Littorina autarchica 900 (in onore di una automotrice diesel orgoglio delle Ferrovie italiane dell’epoca), il suo telaio la dimostrazione del graduale ma inesorabile superamento stilistico e tecnico delle rigidezze e delle spigolosità del mobile déco e Novecento, e la conseguente adozione di linee sinuose non solo nella produzione di mobili ma anche di biciclette, di cui la collezione di Maurizio Marzadori conserva due splendidi esemplari di ciclo-littorine, rispettivamente per donna e per uomo.
Copertina del catalogo Ettore Moretti, Milano 1935.

E infine c’è la paglia, variamente intrecciata alla corda, il cui largo uso quale diretta conseguenza delle politiche autarchiche ritroviamo nell’attualissimo salotto lamellare in faggio con seduta e schienale in corda disegnato da Giuseppe Pagano per l’Università Bocconi di Milano. Riferimento nella storia dell’architettura razionale in Italia, la figura di Giuseppe Pagano - con cui vorrei chiudere questo articolo - sembra riassumere tragicamente la parabola dell’Italia di quegli anni e con essa dei suoi migliori (e peggiori) figli.


La paglia, variamente intrecciata alla corda, la ritroviamo nelle sedute disegnate da Giuseppe Pagano per l’Università Bocconi di Milano


Benché austriaco, Pagano partecipa come ufficiale italiano alla prima guerra mondiale guadagnandosi cinque medaglie al valore; dirige “Casabella” e ricopre il ruolo di consulente della Scuola di mistica fascista, progetta l’Istituto di fisica dell’Università La Sapienza a Roma (tra le altre cose) e infine aderisce al movimento di Resistenza nelle file del Partito socialista, finendo per essere prima arrestato e poi deportato dai tedeschi a Mauthausen dove muore nell’aprile del 1945, tredici giorni prima della liberazione del campo.


Un altro particolare della Littorina autarchica 900, Torino, Fratelli Vianzone.


Particolare di una delle sedute realizzate da Giuseppe Pagano per l’Università Bocconi di Milano nel 1941.

Collezione Marzadori Freak Andò
Castelmaggiore (Bologna), via Salicento 1
www.freakando.com/collezione-marzadori

ART E DOSSIER N. 383
ART E DOSSIER N. 383
GENNAIO 2021
In questi numero: SAVE ITALY - Attacco al cuore mitteleuropeo; CAMERA CON VISTA - Venezia e dopo; ARTE CONTEMPORANEA - Il plinto sulla High Line; STORIE A STRISCE - Contrabbandieri di storie; ARCHITETTURA PER L'ARTE - In città tra fiumi, laghi, templi e giardini; GRANDI MOSTRE. 1 Chen Zhen a Milano - Esplosivo, definitivo; XXI SECOLO. 1 Restituzioni - Patrimonio di chi?; XXI SECOLO. 2 Musei e decolonizzazione - Alla ricerca di un equilibrio; INTERVISTA- Christian Boltanski - La memoria, il caso; XX SECOLO- Eugenio Garin e Maurizio Calvesi - Il filosofo e il suo “allievo”; LUOGHI DA CONOSCERE - Collezione Marzadori a Bologna - Nel deposito dove regna l’autarchia; PAGINA NERA - Non è degno di un encomio quel dismesso manicomio; LETTURE ICONOLOGICHE. 1 Angelo Caroselli, caravaggista eccentrico - Maghe, madonne e prostitute; LETTURE ICONOLOGICHE. 2 Bruegel e gli zingari - Il profeta e il chiromante; STUDI E RISCOPERTE. 1 L’“infrasottile” di Duchamp: analogie e anacronismi - Al limite della percezione;STUDI E RISCOPERTE. 2 I draghi tra mito e tassidermia - Creatori di basilischi;OGGETTO MISTERIOSO - Quando un’eclissi può far perdere la vista; GRANDI MOSTRE. 2 Antelami a Parma - Un calendario medievale; IN TENDENZA - Un rivoluzionario al ribasso.