L'oggetto misterioso


IL DIO DEL SOLE
UN ASSO DEL TENNIS?

di Gloria Fossi

Nelle Metamorfosi di Ovidio, Giacinto è ferito a morte da Apollo durante il gioco del lancio del disco. Ma nella Morte di Giacinto di Tiepolo, in mostra al Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid, troviamo una palla da tennis. Perché?

Se la favola di Apollo e il suo giovane amante Giacinto avesse realmente conosciuto il tragico epilogo narrato dal Tiepolo, dovremmo riscrivere la storia del tennis. Non potremmo più acclamare dio del tennis Roger Federer, che i fan considerano pressoché immortale. Per il Tiepolo il dio del tennis era Apollo. Nella Morte di Giacinto, dipinta verso il 1752, ci fa credere che il dio del sole non solo giocasse a tennis, ma tirasse anche delle gran pallate. La tela è oggetto in questi giorni di una deliziosa mostra (fino al 14 gennaio 2018) al Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid, che ne ha curato il restauro. L’opera è ben nota agli studiosi del Settecento ma anche ai cultori della storia del tennis. Garantisco però che in mostra pochi si soffermano sulla racchetta da tennis, le palline, la rete del campo, dettagli che sfuggono nell’articolata composizione. Perché Tiepolo li raffigurò in una scena che dovrebbe mostrare un disco al posto di una palla da tennis? Nelle Metamorfosi di Ovidio Apollo/Febo s’innamora d’un giovane mortale, e per lui tralascia i doveri divini. Non suona più la cetra, non va a caccia (cetra e faretra sono in effetti abbandonati a terra nel dipinto di Tiepolo). L’amore proibito finisce in dramma: mentre i due bellissimi atleti giocano al lancio del disco, il giovanetto mortale rimane colpito di rimbalzo dal disco scagliato con forza da Apollo. Muore in pochi istanti, e a nulla valgono le erbe applicate sulla ferita dal disperato compagno. Il sangue cola e si tramuta in fiore. Il giacinto, appunto. Tiepolo però trasforma il disco in una palla da tennis. Fra l’altro, la racchetta da lui raffigurata somiglia in modo impressionante alle nostre vecchie Dunlop di legno, con le corde in budello. Le palline invece all’epoca erano di cuoio. Se oggi una pallata in faccia non se la augura nessun tennista, allora faceva ancor più male. Nel quadro una palla azzurra e beige ha ferito a morte Giacinto, e dalla sua tempia vediamo sgorgare il sangue che fa nascere i giacinti del mito ovidiano. In mostra ho osservato la tela, mi sono sdraiata per terra (me lo hanno permesso), ho guardato in lungo e in largo la parte bassa del quadro, ho studiato la rete che s’intravede sul fondo. E mi sono convinta che il geniale Giambattista, col suo tratto veloce, abbia perfino schizzato in modo sommario un emblema nobiliare su fondo rosso, all’incrocio fra telaio e manico della racchetta. Non è inverosimile, dato che il quadro fu commissionato da Guglielmo Schaumburg-Lippe, ai tempi in cui Tiepolo decorava a Würzburg la più affascinante residenza aristocratica dell’epoca. Pare che il committente volesse in tal modo commemorare la morte di un giovane direttore d’orchestra spagnolo, col quale, assieme alla di lui amante, aveva intrecciato una pericolosa “liaison à trois”. Forse il musicista morì per una pallata ricevuta giocando a tennis (accadeva spesso). Comunque, è certo che Guglielmo fosse un abile tennista, come molti altri aristocratici del tempo. Su questo tema potrei scrivere un trattato, tante sono le curiosità, compreso che esiste un precedente caravaggesco, forse di Gérard Douffet, al Musée Thomas Henri di Cherbourg (Francia). Per ora mi limito a sfatare un mito sul quale si dilungano sul web alcuni blog di aneddoti d’arte. Non è l’ironia di Tiepolo ad aver trasformato la favola antica di Apollo, bensì un bizzarro, fantasioso traduttore cinquecentesco, Giovanni Andrea dell’Anguillara, che nel 1551 s’inventò che la morte di Giacinto non era stata causata dal lancio di un disco, ma da una pallina da tennis. D’altra parte, è di quegli anni un libro che dettava perfino le regole del fallo di piede e del doppio rimbalzo: il Trattato del giuoco della palla di messer Antonio Scaino, Venezia 1555 (una copia è alla Biblioteca nazionale centrale di Roma, scaricabile anche dal web). Il resto a una prossima puntata.



Giambattista Tiepolo, Morte di Giacinto (1752), intero e particolari, Madrid, Museo Thyssen-Bornemisza.

Il dipinto, recentemente restaurato, è oggetto di una mostra Restauración y estudio técnico de La muerte de Jacinto, de Tiepolo nello stesso museo madrileno del quale fa parte, fino al 14 gennaio 2018.





ART E DOSSIER N. 349
ART E DOSSIER N. 349
Dicembre 2017
In questo numero: COMICS: I PARENTI E GLI ANTENATI Medioevo a fumetti, Antonio Rubino a Olgiate Olona. IN MOSTRA Gioielli Moghul a Venezia, L’Assunta di Daddi a Prato, Le Secessioni a Rovigo, Capa a Bassano. RESTAURI Van Eyck ritrovato.Direttore: Philippe Daverio