Cortoon 


PHONEDROME

di Luca Antoccia

alcuni anni fa David Lynch usò Youtube per una crociata contro la visione dei film su dispositivo mobile, seguito da Spielberg, Cameron, Demme, Salles: il cinema va visto al cinema perché, come a suo tempo il piccolo schermo televisivo, il cellulare è inadatto alla visione cinematografica. D’accordo, sacrosanta ma asfittica verità: il cinema non ha smesso di essere fruito sul piccolo (TV) e oggi su piccolissimo schermo (smartphone). Più utile è chiedersi se e come queste visioni stiano creando nuovi linguaggi. Eppure, come per la televisione, non sembra che il videofonino stia portando a una nuova grammatica dell’audiovisivo, semmai a un curioso ritorno alle origini, più o meno consapevole, alla registrazione, cioè alla Lumière. Il movimento Dogma 95 ha così presto arruolato il videofonino nella sua poetica di cinematografica “castità” dando vita a uno dei tanti festival per film realizzati col telefono. Ora che si girano interi lungometraggi (Tangerine, 2015) o che autori come Park Chan-wook spendono 130mila dollari per produrre i 33 minuti di Paranmanjang (Nightfishing), realizzato con un Iphone4, ci si può chiedere se ha ancora senso distinguere i prodotti in base al mezzo con cui sono prodotti. Allo stesso modo la serie didattica creata da Isabella Rossellini per il Sundance dal titolo scherzoso Green Porno sulle abitudini degli animali, girata al videofonino, poteva benissimo essere realizzata con una videocamera. Invece si può parlare delle caratteristiche di un “cinema” pensato per una visione al cellulare: stilizzazione delle trame e dei personaggi, brevità della durata, ricorso privilegiato a primi piani e campi medi. Ma soprattutto immersività e interattività. Per tutti si vedano i cinque minuti di Help (Justin Lin, USA 2015, all’interno del programma Google Spotlight Stories) il cui banale contenuto (il solito mostro piovuto sulla terra) è riscattato dal fatto che muovendo il cellulare a 360 gradi si ha l’illusione di essere al centro dell’azione e di scegliere in ogni istante l’inquadratura.


Frame da Green Porno (2008), di Isabella Rossellini.


Frame da Help (2015), di Justin Lin.

ART E DOSSIER N. 348
ART E DOSSIER N. 348
Novembre 2017
In questo numero: PICASSO E TOULOUSE-LAUTREC tra Madrid e Milano. VISIONE E INGANNO Escher e Cartier-Bresson. IN MOSTRA: Arte ribelle a Milano, De Stijl, Dutch Design e Dutch Masters in Olanda, Cuno Amiet a Mendrisio, Peyton e Claudel a Roma, Van Gogh a Vicenza, Rinascimento giapponese a Firenze.Direttore: Philippe Daverio