Grandi mostre. 8 
Rinascimento giapponese a Firenze

l'epoca d'oro
del sol levante

La natura, tema radicato nella cultura nipponica, trova tutta la sua bellezza e armonia nei dipinti presenti sui paraventi realizzati in Giappone dal XV al XVII secolo e ora visibili per la prima volta nel nostro paese. Ce ne parla qui la curatrice del progetto espositivo alle Gallerie degli Uffizi.

Rossella Menegazzo


Per la prima volta in Italia trentanove grandi dipinti su paraventi pieghevoli (“byōbu”) e porte scorrevoli (“fusuma”) provenienti da templi buddisti, musei nazionali, municipali e privati oltreché dall’Agenzia per gli affari culturali del Giappone presentano i grandi temi dell’epoca d’oro della pittura giapponese dal XV al XVII secolo.
Si tratta di secoli di grande subbuglio politico per il Giappone, segnato da continue battaglie interne tra clan che dal XII secolo si contendono il potere portando alla separazione della capitale amministrativa da quella imperiale che rimane stabile a Kyoto fino al 1868. Una separazione che segna anche i gusti e gli stili artistici, mantenendo da una parte lo sguardo ai classici cinesi, dall’altra a quelli propri, dando vita a stili e interpretazioni originali, che rispondono alle esigenze di grandi e facoltose committenze, con una fioritura delle arti a trecentosessanta gradi che può essere interpretata come un vero e proprio Rinascimento.
Due sono i grandi filoni che si possono individuare in questo senso in pittura: quello in stile autoctono (“Yamatoe”) e quello in stile cinese (“Kanga”). Lo “Yamatoe” (letteralmente: pittura giapponese) è lo stile che si sviluppa in maniera autonoma in Giappone a partire dal Mille in ambito imperiale, dando vita a rotoli illustrati e paraventi con una varietà di colori brillanti a cui potevano aggiungersi decorazioni d’oro, argento e mica con soggetti legati a un paesaggio tipicamente giapponese e ad attività secolari. Un esempio straordinario è la coppia di paraventi Paesaggio con sole e luna dove il verde malachite e il bianco delle dolci colline costellate di pini è completato dal disco del sole dorato e dalla falce di luna argentata su ciascun paravento applicati con lastre metalliche al supporto pittorico. Un intervento che esemplifica anche lo stretto rapporto tra arte pittorica e tecniche artigianali tipiche della lavorazione della lacca, del metallo, della ceramica, dei tessuti, esistente in Giappone ancora oggi e che si concretizzava anche con rigonfiamenti del pigmento di bianco d’ostrica (“gofun”) per rendere petali di fiori, piume di uccelli o artigli di rapaci così come nuvole dorate tridimensionali.
L’altro importante filone è il “kanga” (letteralmente: pittura cinese) con carattere manifestamente cinese e che in Giappone comincia a diffondersi al più tardi nel XIV secolo. Queste pitture si caratterizzano per i colori tenui e limitati e una preferenza per le tonalità d’inchiostro nero, calibrate abilmente dal pittore che con quelle tonalità esprime non solo gli elementi del paesaggio, ma anche la luce e l’aria che li avvolgono. Esempi dell’influenza cinese sono i tanti paraventi sul tema di fiori e uccelli (“kachō”) delle quattro stagioni (“shiki”) e il capolavoro Scimmie e foresta di bambù di Hasegawa Tōhaku del tardo XVI secolo. Qui si legge non solo la maestria nella resa delle atmosfere e dei vapori quasi tangibili che avvolgono il boschetto di bambù, ma anche i significati simbolici attribuiti alla natura, tipici della tradizione buddista zen. I gibboni infatti sono uno dei soggetti classici utilizzati per illustrare l’illusorietà della condizione umana, qui esemplificata dal braccio teso ad afferrare il riflesso della luna sull’acqua, ma anche, in questo caso, l’amore familiare.
Alla fine del XV secolo entrambi gli stili avevano pittori specializzati che rispondevano alle grandi committenze di samurai per castelli e residenze aristocratiche, ma anche di templi, che andavano adottando temi secolari e in particolare il tema della natura anche nell’ambito degli spazi sacri. È evidente che il sentimento verso la natura della cultura giapponese è profondo e si può dire anche religioso sin dalle origini: fiori, piante, animali, cambiamenti stagionali segnano tanto l’ambito artistico e letterario quanto la ritualità della vita quotidiana, dal kimono indossato all’arrangiamento floreale della stanza fino anche alla decorazione del paravento con cui si modula l’atmosfera di un ambiente, rendendolo più o meno spazioso, luminoso, austero, fastoso, o dimostrazione di potere verso chi si accoglieva.



Paesaggio con sole e luna, coppia di paraventi a sei ante. (metà del XV secolo, periodo Muromachi).

Paesaggio con sole e luna, coppia di paraventi a sei ante. (metà del XV secolo, periodo Muromachi).

ART E DOSSIER N. 348
ART E DOSSIER N. 348
Novembre 2017
In questo numero: PICASSO E TOULOUSE-LAUTREC tra Madrid e Milano. VISIONE E INGANNO Escher e Cartier-Bresson. IN MOSTRA: Arte ribelle a Milano, De Stijl, Dutch Design e Dutch Masters in Olanda, Cuno Amiet a Mendrisio, Peyton e Claudel a Roma, Van Gogh a Vicenza, Rinascimento giapponese a Firenze.Direttore: Philippe Daverio