Finestre sull'Arte 


LE BUONE PRATICHE
DEL MUSEO DIFFUSO

Intervista di Federico D. Giannini

Il MuDEV Museo diffuso Empolese Valdelsa è appena nato: quali sono gli obiettivi che questo nuovo soggetto vuole porsi? In un primo momento vorrei rendere reale e concreta la collaborazione scientifica, gestionale e promozionale dei musei del Sistema stipulata nella convenzione che ha sancito la sua nascita a gennaio 2017. Inoltre, anche attraverso la mia nomina, lo sforzo è stato quello di allinearsi ai parametri dei piani integrati della cultura della Regione Toscana. Il progetto scientifico si sta sviluppando a fasi, in prospettiva biennale, nell’ottica di far crescere parallelamente quelli che sono gli elementi costitutivi del museo diffuso teorizzati nel 1971 dai museologi francesi Georges Henri Rivière e Hugues de Varine: il territorio, il patrimonio e la comunità.
Ci sono dei modelli a cui il MuDEV intende guardare? Nancy Proctor è il guru al quale ho già dichiarato di ispirarmi: lei abbatte le barriere e non progetta per il pubblico ma con il pubblico. L’aspirazione maggiore però sarebbe quella di riuscire a elaborare dei modelli, almeno di buone pratiche. E in questo, forse, ci siamo riusciti creando in un’area molto vasta, di oltre 700 km quadrati, una rete che raccoglie ventuno musei visitabili attraverso un unico titolo d’accesso: la “credenziale del pellegrino dell’arte” è il nostro biglietto unico, ispirato alla via Francigena elemento fortemente identitario del nostro territorio, un passaporto che ti consente di “viaggiare” tra un museo e l’altro raccogliendo dei timbri di passaggio, proprio come nei cammini di pellegrinaggio. Anche nel “business model” - per i primi tre mesi di sperimentazione - abbiamo attivato un meccanismo piuttosto inconsueto in cui è premiato il museo che effettua la vendita mentre gli altri musei, dal secondo ingresso in poi, beneficiano del pubblico, un significativo aumento dei visitatori.

«Un museo diffuso è un’esperienza immersiva all’interno di un patrimonio culturale» ci racconta Cinzia Compalati, direttore scientifico del MuDEV



Musei d’arte ma non solo: storia locale, archeologia, arti e mestieri tradizionali. Come si riesce a tenere assieme tante realtà così diverse? Aggiungo anche paesaggi, esperienze, incontri, convivialità: un museo diffuso d’altronde è questo, un’esperienza immersiva all’interno di un patrimonio culturale. Immagino l’intero territorio come un unico grande museo in cui ciascun presidio è una sala di un grande museo nel quale mettere in mostra i gusti di un collezionista onnivoro che ha messo insieme tanti nuclei eterogenei.
Uno dei grandi temi del dibattito attuale attorno ai musei è quello del pubblico. Gli abitanti di un territorio spesso vivono in modo conflittuale il rapporto con i loro musei: un sistema museale diffuso può invece avvicinare gli abitanti ai loro musei, e se sì in che modo?
Sì, la comunità è parte, anche teorica, del museo diffuso perché esso vive solo se la comunità esiste e lo riconosce. Dobbiamo riuscire ad attivare un vero e proprio processo di identificazione. Un primo passo in tale direzione è stato compiuto nuovamente con il biglietto unico in cui il costo - estremamente competitivo - e la validità di un anno permettono a persone individuali e famiglie residenti di visitare davvero tutti e ventuno i musei.
Quali saranno invece i modi con cui il MuDEV cercherà di avvicinarsi a un pubblico che proviene da fuori zona? Attraverso gli studi sui nostri pubblici - il territorio è vasto quindi non possiamo parlare di un solo pubblico - siamo riusciti a conoscerli. Coloro che vengono da fuori sono attratti da tanti elementi che possiamo offrire loro come la Toscana, l’enogastronomia, l’escursionismo, la culla del Rinascimento. Proprio per loro stiamo strutturando dei percorsi immersivi per far sì che le visite ai musei si intreccino con la conoscenza del territorio. La Valdarno e la Valdelsa, d’altronde, hanno un turismo molto differente e riuscire a metterlo in comunicazione equivarrebbe a creare un nuovo flusso


Cinzia Compalati, direttore scientifico del MuDEV - Museo diffuso Empolese Valdelsa.

ART E DOSSIER N. 348
ART E DOSSIER N. 348
Novembre 2017
In questo numero: PICASSO E TOULOUSE-LAUTREC tra Madrid e Milano. VISIONE E INGANNO Escher e Cartier-Bresson. IN MOSTRA: Arte ribelle a Milano, De Stijl, Dutch Design e Dutch Masters in Olanda, Cuno Amiet a Mendrisio, Peyton e Claudel a Roma, Van Gogh a Vicenza, Rinascimento giapponese a Firenze.Direttore: Philippe Daverio