Grandi mostre. 2 
Elizabeth Peyton e Camille Claudel a Roma

VORREI INCONTRARTI
TRA CENT’ANNI

Prosegue a Villa Medici, sede dal 1803 dell’Accademia di Francia, il ciclo di esposizioni dedicate all’arte al femminile: il confronto tra la ritrattista contemporanea Elizabeth Peyton e la scultrice Camille Claudel, vissuta tra la seconda metà dell’Ottocento e la prima metà del Novecento, conferma quanto la passione creativa non conosca confini.

Marco Bussagli

Da quando Muriel Mayette-Holtz ha assunto, nel 2015, la direzione dell’Accademia di Francia a Roma, una delle più prestigiose istituzioni culturali in Italia e nel mondo, le iniziative, tutte di altissimo rilievo, si può dire che si siano colorate per certi versi di rosa. L’asse portante delle tante manifestazioni che animano settimanalmente le sontuose stanze e l’elegante giardino di Villa Medici (sede dal 1803 dell’Accademia), infatti, è la serie di mostre intitolate Une, ossia «Una» con la quale s’intende, per la cura di Chiara Parisi, il confronto ideale fra due artiste diverse, anche se la prima mostra del ciclo è stata dedicata solo ad Annette Messager e non ha previsto il raffronto con un’altra artista. Dico “confronto ideale” perché non necessariamente le due protagoniste devono essere coetanee, conoscersi, oppure appartenere allo stesso secolo. Così, dopo la mostra di Yoko Ono e Claire Tabouret, lo spettacolare palcoscenico di Villa Medici, con la sua grandiosa scalinata, accoglie le sculture di Camille Claudel e i delicati ritratti di Elizabeth Peyton, due donne che hanno fatto arte a distanza di cento anni l’una dall’altra, in due nazioni diverse e in epoche completamente differenti, ma con la medesima carica dirompente per il fatto stesso di volgere al femminile un’irrefrenabile spinta creativa. In particolare, Camille Claudel (1864-1943) si può considerare una vera eroina della scultura che, a quell’epoca, ben più della pittura, era considerata arte completamente maschile. Iscrittasi all’Académie Colarossi di Parigi, una delle tante istituzioni private, spesso condotte da italiani come nel caso dell’Académie Vitti, Camille ebbe la fortuna di vedersi sostituire il maestro di scultura, Alfred Boucher, con Auguste Rodin di cui non solo divenne modella, ma assidua collaboratrice, ispiratrice e amante(1). Questo rapporto straordinario, però, com’è noto s’incrinò per incomprensioni e gelosie professionali dal momento che Camille stava diventando la grande artista che la Storia conosce, con capolavori come Il valzer (La valse), che è un monumento alla passione dell’amore travolta dalla danza(2).


Le opere realizzate per la mostra di Villa Medici da Elizabeth Peyton lasciano entrare le sculture di Camille Claudel
nella composizione



Purtroppo, le tensioni sentimentali e professionali che si produssero minarono alla radice l’equilibrio psichico della giovane artista che finì per essere internata in una casa di cura dove trascorse gli ultimi trent’anni della sua tormentata esistenza senza più scolpire o creare nulla(3). Alcune delle sue opere più importanti, provenienti dal Musée Rodin di Parigi e dal Musée Camille Claudel a Nogent-sur-Seine, popolano fino al 7 gennaio 2018 le sale di Villa Medici in un raffinato dialogo con quelle di Elizabeth Peyton. Americana, nata in Connecticut nel 1965, inserita nel grande circuito dell’arte fin dagli anni Novanta del secolo scorso (ben prima che nel 2009 avesse l’occasione di realizzare un’installazione sull’isola di Idra - in Grecia - insieme a Mathew Barney, l’autore di Cremaster), Elizabeth, che vive e lavora a New York, è una delicatissima ritrattista: può annoverarsi fra coloro che, in America, contribuirono al recupero dell’arte figurativa. Innamorata di Giorgione e dell’arte italiana, come ha avuto occasione di confessare a chi scrive, ha visto nascere dentro di sé, fin dall’età di dodici anni, la passione per la pittura. Per questo, si iscrisse, ormai diciassettenne, alla School of Visual Arts di New York dove iniziò a immaginare i “ritratti” dei protagonisti dei romanzi di Stendhal. Il suo lavoro è ben noto a livello internazionale e compare non solo in gallerie private, ma anche nelle principali collezioni pubbliche, tra cui basterà ricordare il Guggenheim di New York, il Museum of Modern Art della stessa città, il Centre Georges


Elizabeth Peyton, Camille Claudel, sculpting (2010).

Perseo e la Gorgone (1899), Parigi, Musée Rodin.

Studio per Sakuntala (1886 circa), Parigi, Musée Rodin;


Elizabeth Peyton: David Bowie (2012);

Per questo, si iscrisse, ormai diciassettenne, alla School of Visual Arts di New York dove iniziò a immaginare i “ritratti” dei protagonisti dei romanzi di Stendhal. Il suo lavoro è ben noto a livello internazionale e compare non solo in gallerie private, ma anche nelle principali collezioni pubbliche, tra cui basterà ricordare il Guggenheim di New York, il Museum of Modern Art della stessa città, il Centre Georges Pompidou di Parigi, il San Francisco Museum of Modern Art, ovviamente, a San Francisco; il Museum of Contemporary Art a Los Angeles, la Tate Modern Gallery di Londra e il Whitney Museum of American Art di New York. Non è, però, la prima volta che la pittrice americana espone a Roma(4). Nel 2003, esibì le sue opere nel bel mezzo del Tevere, sull’Isola tiberina, ma in Italia c’era già stata, con una mostra nel 1995 a Venezia, la patria culturale di quel Giorgione che ammira tanto(5).
Adesso, però, l’esposizione a Villa Medici è diversa. Come ha spiegato nell’incontro con chi scrive, in quanto donna, era interessata alla figura di Camille Claudel, visto che lei ha sempre bisogno di amare le persone con le quali si rapporta e che ritrae: siano queste persone viventi, con le quali magari può incontrarsi, siano figure storiche. Da Leonardo a Napoleone, a Kurt Cobain, il rapper scomparso nel 1994 ritratto in un atteggiamento malinconico, suggestivo e coinvolgente. Le opere di Elizabeth Peyton sono di piccole dimensioni, realizzate con una tecnica tradizionale che sfrutta la versatilità del colore acrilico. Tuttavia, il personaggio ritratto lascia trasparire tutto il suo mondo interiore che s’intreccia con la leggerezza aerea delle pennellate di Elizabeth. Le opere realizzate appositamente per la mostra di Villa Medici dalla pittrice americana lasciano entrare le sculture di Camille Claudel nella composizione, creando un inequivocabile dialogo con le vere sculture che punteggiano il percorso espositivo. Ancora una volta, la Villa Medici di Muriel Mayette-Holtz ha costruito un momento importante nell’approfondimento critico della declinazione dell’arte al femminile.


Flowers and Books (Camille Claudel, Vertumnus and Pomona 1905) #3 (2010).

(1) Sulle Accademie private in Francia, fra la fine del XIX e i primi decenni del XX secolo, piace ricordare: E. M. Beranger, M. Bussagli, C. Erario, Académie Vitti. 49 Boulevard duMontparnasse Paris: la storia e i protagonisti (1889-1914), Frosinone 2015.
(2) Sulla vicenda di Camille Claudel: B. Di Leo, Camille Claudel, Milano 2005.
(3) Sulla Peyton, per esempio, si veda: A. Schwartz, Come As You Are: Art of the 1990s.,catalogo della mostra (Montclair, Montclair Art Museum, 8 febbraio - 17 maggio 2015), acura di A. Schwartz, Montclair 2015, pp. 77-78.
(4) La mostra di Roma è stata realizzata alla Galleria Roma, inaugurata nel 2002 in via dell’Arco dei Tolomei 2. Per le date salienti di Peyton: www.gladstonegallery.com/artist/elizabeth-peyton/biography
(5) Identità e alterità: figure del corpo 1895-1995. La Biennale di Venezia. 46. Esposizione internazionale d’Arte, 1895-1995 Centenario, catalogo della mostra (Venezia, Palazzo Grassi, 17 giugno - 4 settembre 1995), a cura di M. Brusatin e J. Clair, Venezia 1995,pp. 375 e 411.a

ART E DOSSIER N. 348
ART E DOSSIER N. 348
Novembre 2017
In questo numero: PICASSO E TOULOUSE-LAUTREC tra Madrid e Milano. VISIONE E INGANNO Escher e Cartier-Bresson. IN MOSTRA: Arte ribelle a Milano, De Stijl, Dutch Design e Dutch Masters in Olanda, Cuno Amiet a Mendrisio, Peyton e Claudel a Roma, Van Gogh a Vicenza, Rinascimento giapponese a Firenze.Direttore: Philippe Daverio