QUADRO CRONOLOGICO

ARTE GIAPPONESE
10.000 a.C. circa
- 300 a.C. circa
Periodo Jōmon
Distaccatosi dal continente asiatico per effetto dell’ultima glaciazione, l’arcipelago giapponese è abitato da popolazioni dedite alla caccia e alla raccolta. I manufatti più tipici sono le ceramiche, e tra queste le enigmatiche sculture “dogū”.
300 a.C. circa
- 300 d.C. circa
Periodo Yayoi
Introduzione dell’agricoltura e formazione di comunità stanziali. Dal continente giungono manufatti in bronzo che stimolano una produzione locale di specchi e campane “dōtaku”.
300 circa - 552
Periodo Kofun
Nella regione di Nara, il regno di Yamato - al quale appartiene per lignaggio l’attuale imperatore del Giappone - si impone su un certo numero di comunità. I rituali funerari diventano sofisticati, con la costruzione di tombe monumentali, all’esterno delle quali vengono sistemate sculture in terracotta denominate “haniwa”. Erezione dei templi shintoisti di Ise e Izumo.
552 - 645
Periodo Asuka
Introdotto dalla Corea, il buddhismo viene adottato dalla corte come religione di Stato, grazie soprattutto al favore accordatogli dal principe Shōtoku, il quale promuove la costruzione di templi e sculture nelle aree di Nara e Osaka. Nel 630 viene inviata la prima ambasceria ufficiale in Cina, paese che diverrà modello per molti aspetti della cultura giapponese.
645 - 710
Periodo Hakuhō
La riforma Taika del 645 prevede che la corte imperiale abbia il pieno controllo delle terre a discapito degli aristocratici. Ai monasteri buddhisti il sovrano concede sempre maggiore autonomia. Viene costruito l’Hōryūji, che è ancora oggi il simbolo dell’architettura religiosa tradizionale del paese. Nell’amministrazione e nella cultura l’influenza della Cina della dinastia Tang (618-907) diviene pervasiva. Viene adottato il sistema di scrittura cinese.
710 - 784
Periodo Nara
L’imperatrice Genmei mette fine alla pratica di spostare la capitale a ogni morte di sovrano, e sceglie Nara come sede stabile della corte. La città è organizzata prendendo a modello Changan, la favolosa capitale dei Tang. Nel 752 l’imperatore Shōmu presiede alla cerimonia di presentazione del colossale Buddha in bronzo del tempio Tōdaiji. Il monaco cinese Ganjin (688-763) guida un’influente comunità religiosa nel tempio Tōshodaiji. Nel 759 viene ultimato il Man’yōshū, la prima antologia di poesie giapponesi.
794 - 1185
Periodo Heian
Per sfuggire alle sempre più pressanti influenze dei monaci buddhisti, l’imperatore Kanmu abbandona Nara e commissiona la costruzione di una nuova capitale, scegliendo il sito che oggi ospita Kyoto. Nel IX secolo proseguono ancora i contatti con la Cina, da cui arriva il buddhismo esoterico, ma nell’894 la corte decide di interromperli. I due secoli che seguono - dominati a corte dai membri della famiglia Fujiwara - segnano un periodo di eccezionale fioritura culturale. In letteratura è l’epoca del Genji monogatari, il “Racconto del principe Splendente”. Nelle arti l’influenza cinese si attenua permettendo uno sviluppo più affine all’estetica giapponese. Dalla metà del XII secolo le fazioni dei Taira e dei Minamoto si confrontano duramente per acquisire il potere.
1185 - 1333
Periodo Kamakura
Yoritomo, il leader dei Minamoto, dopo aver debellato i Taira, nel 1192 viene nominato “shōgun” (“generalissimo”), inaugurando un periodo di quasi sette secoli di dittatura militare in cui a dominare sarà la figura del “samurai”. Sede del suo governo è Kamakura, cittadina sulla costa orientale, lontana da Kyoto che continua a ospitare la corte imperiale. Riprendono i rapporti diretti con la Cina che tenterà di invadere l’arcipelago nel 1274 e nel 1281. Nelle arti domina il realismo, con la contemporanea riscoperta dei canoni del periodo Nara.
1336 - 1392
Periodo Nanbokuchō
Dopo aver fallito il suo tentativo di riprendere il potere esautorando lo shogunato, l’imperatore Go-Daigo è costretto a lasciare la capitale e a trasferirsi verso sud tra le montagne di Yoshino. Contemporaneamente, a Kyoto un giovane principe viene eletto a sua volta imperatore grazie all’appoggio dello “shōgun” Ashikaga Takauji. Per quasi mezzo secolo convivono perciò due corti, ed è per questo che il periodo è noto come “delle corti del Nord e del Sud” (Nanbokuchō). La situazione si risolve solo nel 1392 allorché l’imperatore della corte meridionale è costretto dagli Ashikaga a rinunciare alla sua posizione.
1392 - 1573
Periodo Muromachi
Sistemata la questione delle due corti, lo “shōgun” Yoshimitsu sceglie come sede del suo governo la zona Muromachi a Kyoto. Nonostante mostrino sempre maggiori difficoltà nel gestire il paese, coinvolto per tutto il periodo in sanguinose guerre civili (il periodo è anche noto come Sengoku, ovvero degli “Stati combattenti”), gli Ashikaga sono raffinati mecenati e amanti dell’arte. La cultura del tempo combina influenze cinesi con spunti più propriamente giapponesi. Nel 1543 sbarcano i primi europei sull’arcipelago.
1573 - 1615
Periodo Momoyama
Il periodo è contrassegnato dal succedersi di tre figure di condottieri: Oda Nobunaga, Toyotomi Hideyoshi e Tokugawa Ieyasu, che riunificherà infine il paese. L’introduzione delle armi da fuoco europee ha un profondo impatto sull’architettura, con la costruzione di castelli in pietra. Nelle arti domina da una parte l’esigenza di rappresentare il potere, con opere monumentali; dall’altra, l’élite dei militari promuove una dimensione più intima, rappresentata al meglio dalle arti connesse con la Cerimonia del tè. Hideyoshi tenta per due volte di invadere la Corea, e per primo mette al bando il cristianesimo.
1615 - 1868
Periodo Edo
(o Tokugawa)
Gli “shōgun” discendenti di Ieyasu si succedono al potere fino al 1868. Sede dello shogunato è Edo (attuale Tokyo), città nella quale più chiaramente si percepisce la tensione sociale causata dal prolungato periodo di pace, con l’emergere di una florida borghesia e la progressiva decadenza dei “samurai”. La dittatura impone l’isolamento dal resto del mondo, proibendo nel 1635 ai giapponesi di recarsi all’estero e concedendo solo a esigue comunità di cinesi e olandesi di risiedere a Nagasaki. Nonostante tale situazione, nella prima parte del periodo si assiste a un inedito sviluppo artistico, esemplificato a Edo dall’“Ukiyo-e” e a Kyoto dall’emergere di diverse scuole pittoriche. Stagioni prolungate di carestie caratterizzano la prima metà dell’Ottocento. L’arrivo nel 1853 della flotta statunitense accelera un inevitabile processo di cambiamento che avrebbe portato alla fine della dittatura militare.
1868 - 1912
Periodo Meiji
La restaurazione del potere imperiale nel 1868 coincise con l’inizio di un radicale processo di rinnovamento del Giappone. Dopo oltre due secoli di isolamento, l’intera struttura del paese fu oggetto di una revisione con l’adozione, in tutti gli ambiti, di sistemi provenienti dall’Europa e dagli Stati Uniti. L’ingresso dell’arcipelago nella comunità internazionale fu dirompente, soprattutto nelle arti, con il nascere di fenomeni come il giapponismo. Contemporaneamente, gli artisti giapponesi si confrontarono da una parte con la volontà di conservare le peculiarità della tradizione, dall’altra con il desiderio di inserire nelle proprie opere spunti più o meno evidenti dell’estetica occidentale.
1912 - 1926
Periodo Taisho
Il periodo vede il progressivo intensificarsi delle ingerenze militari del Giappone in Cina settentrionale e nel bacino del Sud-Est asiatico. Dal punto di vista culturale e artistico, esso costituisce un prolungamento del periodo Meiji, con l’adozione e la rielaborazione di influenze esterne, coincidenti all’epoca con i modi del Déco.
1926 - 1989
Periodo Shōwa
Il periodo si divide nettamente in due parti. Il primo, dall’insediamento dell’imperatore Hirohito al 1945, si connota per l’ascesa al potere del Partito fascista e dei cruenti fatti storici che scaturirono, dalla guerra con la Cina alle bombe atomiche di Nagasaki e Hiroshima. Nei decenni successivi, i giapponesi avrebbero ricostruito non solo materialmente il paese, ma anche la propria identità, diventando una delle potenze economiche del mondo.

Shikibu Terutada, Scimmie che giocano lungo un torrente di montagna, coppia di paraventi a sei ante, (metà del XVI secolo), particolare; Kyoto, National Museum.

ARTE GIAPPONESE
ARTE GIAPPONESE
Francesco Morena
Più di duemila anni di civiltà, svoltasi perlopiù lontano dagli sguardi e dalla “contaminazione” occidentali, fra il IV secolo a.C. e l’età moderna, hanno plasmato una cultura artistica complessa e affascinante. Vasi in ceramica, utensili metallici, sculture e opere pittoriche, grandi templi e monasteri; la presa del potere da parte dei samurai, con la conseguente enfasi sui temi della guerra e della forza; l’arte della calligrafia e quella della pittura a inchiostro su carta; fino alla fioritura di Ukyo-e, alla rivelazione reciproca fra Oriente e Occidente nell’Ottocento quando tutto ciò che era giapponese divenne simbolo e modello di gusto per impressionisti e avanguardie.