Grandi mostre. 4
Paul Klee a Riehen (Basilea)

IL FILOSOFO
CHE VOLEVA
ESPLORARE IL COSMO

Musica, scrittura, biologia, geometria, architettura sono stati, insieme alla pittura, interessi fondamentali per Paul Klee, grande pensatore e amante della natura. Artista solitario, affascinato dalle avanguardie del suo tempo ma sempre pronto a violarne le regole.

Valeria Caldelli

trasgressivo, ma anche sognatore. Costantemente alla ricerca delle leggi matematiche che regolano la natura per poi raccontarle in maniera poetica. Curioso nello scoprire tutto ciò che le avanguardie artistiche dei suoi tempi stavano elaborando, senza mai lasciarsi conquistare fino in fondo. Niente dogmi, niente etichette. Gli piaceva confrontarsi con la scrittura e con la musica, che faceva entrare e uscire nei suoi quadri, così come l’architettura. D’altronde Paul Klee era uomo dai molteplici talenti. Non solo poteva dipingere e disegnare, ma fin da giovane aveva una spiccata vena filosofica e per tutta la vita ha suonato il violino. Una personalità complessa, la sua, che non poteva non riflettersi in opere altrettanto complesse in cui elementi antichi, dai mosaici alle piramidi, diventano teatri di fantasie liriche o miraggi, e dove il mondo e le sue leggi naturali vengono raccontati attraverso un continuo movimento che oscilla tra biologia, geometria e animismo. Eppure i suoi dipinti, frutto di lunghe e teoretiche riflessioni, procurano un piacere immediato, al di là di qualsiasi spiegazione o interpretazione. Questa apparente semplicità ne ha fatto uno degli artisti più amati e popolari di tutto il globo, mentre storici e critici d’arte sondano ogni aspetto della sua poliedrica natura esaminando di volta in volta alcune delle diecimila opere che ci ha lasciato, dopo averle inventariate lui stesso, dandogli non solo un titolo, ma anche una classificazione a seconda del suo livello di gradimento.

È attraverso il tema dell’astrazione che la Fondation Beyeler ha scelto di affrontare la colossale impresa di Paul Klee con una mostra che resterà aperta dal 1° ottobre 2017 al 21 gennaio 2018. Sono un centinaio i dipinti esposti nell’edificio progettato da Renzo Piano nella campagna di Riehen, a pochi chilometri da Basilea; una retrospettiva che comincia dal 1914, agli inizi della carriera dell’artista, e ci accompagna fino alla sua morte, grazie a opere, spesso poco conosciute, provenienti da numerose istituzioni e collezioni private.


La realtà si è frammentata in colori leggeri, quasi trasparenti, dove forme cromatiche circolari trovano spazio tra le linee

Linea e colore, questi i due elementi chiave a cui si dedica il progetto di Anna Szech, curatrice dell’esposizione Paul Klee. La natura, l’architettura, la musica e la scrittura, temi ricorrenti dell’artista, sono invece i settori della mostra in cui si va alla ricerca di quel ponte tra realtà e astrazione che non è mai stato oltrepassato definitivamente dal pittore, in un gioco di andata e ritorno mai concluso. In fondo Klee si “difendeva” dalla pittura astratta, che trovava fredda, senz’anima, rispetto alla profondità della natura. «Più il mondo è orribile, più l’arte diventa astratta», sentenziava lui, che è vissuto negli anni tra le due guerre mondiali. Ma certo non evitava di confrontarsi con tutte le avanguardie, nessuna esclusa. A Monaco nel 1910 conosce Kandinskij e gli artisti del Cavaliere azzurro; poco dopo, durante il suo viaggio a Parigi del 1912, incontra Delaunay e per la prima volta si trova davanti al cubismo. I risultati si vedranno due anni più tardi negli acquerelli nati in Tunisia, dov’è il colore a catturare le impressioni che la natura gli sollecita. È qui, nel paesaggio mediterraneo, che le sue composizioni diventano sempre più astratte.


Prima del fulmine (1923).

I tetti di Kairouan, la sua antica moschea e le carovane di cammelli sono ancora esplicite in alcune opere, mentre in altre dello stesso periodo la realtà si è frammentata in colori leggeri, quasi trasparenti, dove forme cromatiche circolari trovano spazio tra le linee, inserendo una nuova ricerca che sembra aver preso le mosse dall’amico Delaunay. E anche più tardi, nel periodo della sua maturità artistica, quando già era stato chiamato a insegnare al Bauhaus, continuerà ad alternare visioni irreali e quasi mistiche (come Terrazzamento, immagine del territorio giocato solo su linee e colori) e composizioni in cui appaiono anche forme geometriche ben definite. In Veduta sulla terra feconda una piramide è in primo piano e da qui inizia l’astrazione del paesaggio egiziano. Oltre la piramide alcuni quadrati chiari potrebbero indicare un vicino villaggio, mentre la linea nera sembra indicare l’orizzonte che divide la terra dal cielo, suggerendo attraverso i colori l’ora del tramonto.

Diverso e anche più sofferto il rapporto con il cubismo. Klee avvertiva la potenza graffiante di Picasso, ma pur essendone attratto, non mancava occasione per dimostrare il suo scetticismo, come quando trasformava ironicamente il mostruoso minotauro e i furiosi tori del mondo picassiano in mansueti buoi al pascolo.


Barca nell'inondazione (1937).


Il vaso (1938).

Ammirazione e diffidenza sembrano comunque essere stati reciproci. I due giganti dell’arte del Novecento si videro una volta sola a Berna nel 1937, ma l’incontro non fu tra i più cordiali. Picasso arrivò con due ore di ritardo nell’atelier di Klee e sprofondò in una poltrona; nessuno dei due fu molto loquace e dopo aver osservato alcuni quadri, l’artista spagnolo si infilò il cappotto e se ne andò con un breve saluto. Nella mostra di Basilea l’influenza del cubismo è evidente in varie opere, tutte dipinte negli anni della prima guerra mondiale. La cappella è uno degli acquerelli più rappresentativi: Ernst Beyeler, il mercante d’arte svizzero che ha dato origine alla fondazione omonima, lo comprò nel 1963 e non ha mai voluto venderlo.


Klee avvertiva la potenza graffiante di Picasso


Ma se Klee flirta con i pittori del suo tempo è solo per scoprire le regole che poi violerà, forte della sua disobbedienza. Nel panorama dell’arte lui era e voleva essere un solitario. «Io sono il mio proprio stile», diceva.
Grande amore, invece, per la natura: Klee il filosofo che voleva esplorare il cosmo e le sue leggi attraverso i colori; Klee il giardiniere, che nel corso dei suoi viaggi raccoglieva le piante da cui prendere le forme per comporre i suoi quadri. E anche in questi soggetti entra ed esce a piacere dall’astrattismo. Alcune volte ci lascia vedere le colline e gli alberi che dissemina quasi fossero note musicali.


Senza titolo (Prigioniero/Al di qua e al di là) (1940). Klee non aveva dato un titolo a questa opera. Prigioniero è stato aggiunto dal suo biografo Will Grohmann, Al di qua e al di là da Ernst Beyeler che l’aveva acquistata.

È il caso di Piccolo paesaggio ritmico e Giardino astratto-fantastico. Altre volte, come in Fioritura e Suono della flora del Nord, il linguaggio non ha più nessun legame con la realtà. Con la musica sì, però. È l’altra sua passione che non lo abbandonerà mai. Fuga in rosso titola un acquerello in cui tutto è in movimento e i colori si muovono quasi danzando.
Lui, il funambolo dell’arte, è sempre in bilico tra poli opposti, alla ricerca di una stabilità difficile, come l’equilibrista stilizzato che spesso appare nei suoi quadri. Alla Fondation Beyeler incontriamo quella stessa figura non più sospesa su una corda, bensì dentro una barca in un mare in tempesta. E fugge. Remando disperatamente è il titolo della composizione. Siamo nel 1940. La guerra è cominciata; il regime nazista ha classificato l’opera di Klee come «arte degenerata»; lui, costretto a lasciare la Germania perché sospettato di essere ebreo, si rifugia a Berna, sua città natale, che però non gli concede la cittadinanza; intanto la malattia del sistema immunitario che lo ha colpito, la sclerodermia, avanza implacabile.

Così quella natura che prima aveva sentito vicina ora gli fa paura. Tanto da dipingere Streghe della foresta, insieme di simboli il cui titolo esplicito indica qualcosa che non può più essere controllato. E l’equilibrista continua a fuggire. Ma sa di non avere vie d’uscita.


Streghe della foresta (1938).


La cappella (1917).

Paul Klee

Riehen (Basilea), Fondation Beyeler
a cura di Anna Szech
dal 1° ottobre 2017 al 21 gennaio 2018,
orario 10-18, mercoledì 10-20
catalogo Fondation Beyeler
www.fondationbeyeler.ch

ART E DOSSIER N. 347
ART E DOSSIER N. 347
Ottobre 2017
In questo numero: AUTUNNO, TEMPO DI MOSTRE Jasper Johns a Londra, Marino Marini a Pistoia, Magritte a Bruxelles, Paul Klee a Basilea, Mägi a Roma, Caravaggio a Milano, Il Cinquecento a Firenze, I Longobardi a Pavia.Direttore: Philippe Daverio