Cortoon 


OCCHI BULGARI

di Luca Antoccia

La cinquina delle nominations agli Oscar 2017 per i cortometraggi racchiude una perla. Se col vincitore Piper di Nicolas Alan Barillaro (canadese di origini italiane), come spesso accade, Hollywood si è autocelebrata, degno di nota è che si sia piazzato e abbia avuto visibilità l’interessantissimo corto di otto minuti Blind Vaysha del bulgaro Theodore Ushev, tra gli animatori mondiali uno dei più interessati alla storia della pittura. Già Gloria Victoria (sempre di Ushev) mescolava in una sintesi personale astrattismo, espressionismo, cubismo e futurismo con risultati ricchi e intensi (2013). Più delicato il successivo Sonámbulo (2015), ispirato a Miró, una danza di immagini e suoni che ricorda Fantasia di Disney. Ancora pittura in questo Blind Vaysha, già premiato al Giffoni Film Festival nella categoria maggiore, ma questa volta il corto si ispira a un racconto del più grande scrittore bulgaro contemporaneo, Georgi Gospodinov, Vajša la cieca. Coetanei (entrambi del 1968), i due condividono un respiro universale che in Gospodinov spazia da Borges alla mitologia greca e in Ushev, cresciuto alla scuola di Plovdiv ma “esploso” al National Film Board of Canada, abbraccia due continenti. Così inizia il racconto sulla ragazza protagonista di entrambe le opere: «Con l’occhio sinistro vedeva solo all’indietro, nel passato, e col destro soltanto quel che sarebbe accaduto in futuro. E, benché i suoi due occhi fossero aperti, Vajša era comunque cieca». Il corto segue il testo e ne valorizza il potenziale cinematografico ricorrendo a uno “split screen” raro in animazione per mostrare le differenti visioni oculari. Tratto e riferimenti molto pittorici ed est europei sembrano orgogliosamente sottolineare la matrice slava del lavoro: la tavolozza è improntata a colori cupi e a forme come intagliate nel legno, quasi xilografie, con echi dalla tradizione slava, dalla Madonna di Vladimir al Monumento alla Terza Internazionale di Tatlin. Sulla possibilità di una nomination Ushev scuoteva la testa perché i suoi film sono «troppo astratti, troppo avanguardisti, troppo elitari e troppo scuri». E invece...

ART E DOSSIER N. 346
ART E DOSSIER N. 346
Settembre 2017
In questo numero: GRAFICA ITALIANA La collezione Salce di Treviso; Lanerossi 1817-2017. NUOVI MUSEI Trieste: la fotografia; Messina: il Museo interdisciplinare. IN MOSTRA Intuition a Venezia, Ytalia a Firenze.Direttore: Philippe Daverio