Presso Nicosia, Tamassos è nota per le miniere di rame, ma anche per due splendide tombe, di poco più recenti di quelle di Salamina: semplici ed eleganti camere funerarie a cui si scende con una breve rampa. Presso Larnaka sono i resti della fenicia Kition: spiccano quelli del tempio di Astarte. Presso Limassol, a est sono i ruderi di Amatunte (città fenicia, poi ellenistico-romana: ben riconoscibile l’“agorà”), e a ovest quelli del santuario di Apollo Hylatis: celebre in tutto il mondo antico, fu fondato nell’VIII secolo a.C. Non lontano, a Kourion, ecco grandi monumenti pubblici (teatro, “agorà”), e ancora “domus” con bei mosaici: quella di Achille, quella dei Gladiatori, e la villa di Eustolio, con notevoli terme.
Dopo la fine dell’età romana, continuano sull’isola le presenze straniere: attacchi arabi, poi dominazione bizantina, quindi Riccardo Cuor di Leone, i Templari, Guido di Lusignano (già re del regno crociato di Gerusalemme). Fra il 1498 e il 1571 è la volta di Venezia, che costruisce fra l’altro mura possenti a Nicosia e Famagosta: qui però il comandante Bragadin, dopo un assedio di dieci mesi, deve arrendersi ai turchi ottomani ed è barbaramente ucciso. La dominazione ottomana dura fino al 1925, quando l’isola diviene colonia britannica: tale rimane fino al 1957, non senza oppositori, come l’arcivescovo Makarios che aspira a una riunificazione con la Grecia. Nel 1957 l’Onu riconosce l’indipendenza, Makarios è presidente, ma c’è tensione fra etnia greca e turca: peggiorerà con il regime dei Colonnelli, che nel 1974 tenteranno anche qui un colpo di stato, dando il pretesto alla Turchia per occupare Cipro Nord. Dopo oltre quarant’anni, la situazione non si sblocca, simboleggiata dal “muro di Nicosia”. Anche se c’è muro e muro: questa barriera non è troppo possente, le guardie non sono Vopos. Ma la divisione perdura.
Numerose le testimonianze di tutte queste fasi: fra i castelli citiamo quello semplice e poderoso di Kolossi presso Limassol, dove Riccardo Cuor di Leone sposò Berengaria di Navarra; e quelli di Limassol, Paphos e Larnaka, collocati a guardia dei rispettivi porti. Quanto ai luoghi di culto, già nel V secolo a Paphos (come s’è visto), a Kourion e a Salamina sorgono enormi chiese; a partire dal VI secolo, si diffondono soprattutto sui monti Trodos piccoli edifici con meravigliosi affreschi. Chiaro è l’influsso bizantino: resterà vivo anche nei secoli seguenti. Dopo Paphos e Chirokitia, è questa la terza realtà cipriota (una tipologia monumentale, non un singolo sito) patrocinata dall’Unesco: ricordiamo la chiesina di Tìmios Stavròs a Pelendri e quelle di Panagia tou Arata, Galata, Panagia Amasgou; su grande scala, è ricca di splendidi affreschi anche la cattedrale di San Giovanni a Nicosia, dove inoltre (cosa frequente durante la dominazione ottomana) la chiesa gotica di Santa Maria fu trasformata nella moschea Omeriye. Non vi sono solo edifici sacri: sempre a Nicosia, ma oltre il “muro”, spicca il bel caravanserraglio di Buyuk Han, luogo simbolo della Cipro ottomana