Grandi mostre. 2
Intuition a Venezia

LIBERI
DI SENTIRE

Un invito a percepire più che a vedere, un’esortazione a mettere in campo l’intuito, privo di qualsiasi vincolo e capace di cogliere la sostanza delle cose. Creare il vuoto per fare spazio al nuovo. Argomenti che abbiamo avuto modo di approfondire anche in un’intervista con il collezionista belga Axel Vervoordt, curatore dell’esposizione in corso a Palazzo Fortuny, insieme alla direttrice del museo Daniela Ferretti.

Jean Blanchaert

«Credo nell’intuito e nell’ispirazione. L’immaginazione è più importante della conoscenza» (Albert Einstein). Axel Vervoordt è considerato uno dei più originali e avventurosi collezionisti e mercanti d’arte del nostro tempo. È conosciuto in tutto il mondo per la spettacolarità dei suoi stand alle fiere d’arte e per le mostre a Palazzo Fortuny durante la Biennale di Venezia. Ciò che espone è il risultato di un “crossing”, come si usa dire, attraversa, cioè, le epoche, le latitudini e le longitudini, raccogliendo oggetti antichi, moderni e contemporanei provenienti da Oriente e da Occidente, dal Nord e dal Sud del mondo. La sua curatela sorprende, stimola l’“esprit de curiosité” facendo sognare lo spettatore, portandolo in un viaggio fantastico, onirico e metafisico. La sua attività è cresciuta a tal punto che oggi si avvale di più di cento collaboratori specializzati non soltanto in antiquariato ma anche in interior design e in arte contemporanea. La Axel Vervoordt Gallery, fondata e diretta dal primogenito Boris, ha oggi due sedi, una ad Anversa e l’altra a Hong Kong. Sarebbe impensabile organizzare mostre di questa portata se non fosse possibile attingere all’immensa collezione della Fondazione Axel & May Vervoordt. Inoltre, quando a chiedere un’opera, anche importantissima, è il collezionista belga, i musei la prestano volentieri. Sia la galleria di Anversa sia la Fondazione si trovano sulle rive del canale Alberto a Kanaal, quartier generale di questa incomparabile attività imprenditoriale a gestione familiare nel mondo dell’arte e dell’antiquariato.

L’edificio, gigantesca ex distilleria ristrutturata, secondo l’intendimento dei Vervoordt dovrebbe diventare una cittadella della cultura.

La mostra veneziana Intuition (fino al 26 novembre) conclude un ciclo di collaborazioni durato ben dieci anni fra Axel Vervoordt e Palazzo Fortuny. Tale collaborazione ha avuto inizio nel 2007 con Artempo, per proseguire poi nel 2008 con Academia e da allora in coincidenza con ogni Biennale di Venezia, nel 2009 In-finitum, nel 2011 TRA. Edge of Becoming, nel 2013 Tàpies. Lo sguardo dell’artista, nel 2015 Proportio e nel 2017 Intuition. Tutte esposizioni - a eccezione di quella dedicata a Tàpies - costruite intorno a un preciso tema filosofico.


Jean Michel Basquait, Versus Medici (1982) tra statue-stele del III millennio a.C.

Un eccesso di illuminazione mostrerebbe soltanto la forma di un’opera, nascondendone l’essenza


Daniela Ferretti, direttrice di Palazzo Fortuny, ha saputo intuire che dietro alle doti di collezionista e di mercante di Axel Vervoordt si nascondeva una poetica talmente affascinante da creare già dalla prima edizione un “must” del turismo culturale legato alla Biennale. L’insegnamento di Vervoordt-Ferretti di far dialogare fra di loro oggetti di tutte le epoche, ha fatto scuola. Gabriella Belli, direttrice dal 2013 della Fondazione Musei civici di Venezia propone quest’anno la terza edizione di Muve Contemporaneo, schierando i suoi gioielli, il Museo Correr, Palazzo ducale, Ca’ Rezzonico, Ca’ Pesaro, il Museo del vetro e lo stesso Palazzo Fortuny. L’idea di Gabriella Belli è di illuminare il passato partendo dal presente. E proprio dall’arte contemporanea possono partire lampi che illuminano l’antico.


Giorgio de Chirico Piazza d'Italia (1916).

Sono antiquario, gallerista e belga. Seguo il suo lavoro da venticinque anni. Per me intervistarla è come per un pianista incontrare Murray Perahia.

Axel Vervoordt ride.


Quando si entra nella prima sala della mostra Intuition un Basquiat e delle statue-stele del III millennio a.C. emergono dalla semioscurità come in un castello medievale. Perché questa scelta?

L’intuito è qualcosa di molto prezioso, molto segreto e molto autentico e ci permette di cogliere l’arcano delle cose. Un eccesso di illuminazione mostrerebbe soltanto la forma di un’opera, nascondendone l’essenza. In Intuition ho voluto mettere il visitatore nella condizione di fare uno sforzo per svelare l’energia di un oggetto. Alla fine di questa fatica, mossi dalla curiosità, gli occhi di chi guarda, più che vedere, sentiranno. Io credo che l’intuizione sia qualcosa di molto importante a cui dovremmo ricorrere di fronte a qualsiasi decisione. Anche nelle scoperte scientifiche l’intuizione svolge un ruolo determinante. Come sempre abbiamo cominciato a preparare questa mostra con un anno di anticipo. Ci siamo riuniti in otto, nove persone, tutti amici, fisici, matematici, musicisti e filosofi. Soltanto quando il concetto di intuizione è stato chiaro abbiamo cominciato a scegliere le opere.


C’è un’affinità fra fede e intuizione?

Non credo, perché la fede spesso è dogmatica mentre l’intuizione è completamente libera, è una luce che abbiamo dentro di noi e ci mette in contatto con l’universo.


Kurt Ralske e Ann Veronica Janssens, Universal Shadow (2017).

«Il sogno e l’intuizione sono realtà fisiche e un giorno saremo in grado di misurarle»


In una delle sale mi ha colpito l’opera dell’artista romano Matteo Nasini che trasforma le onde cerebrali generate durante la fase Rem del sonno in solidi scultorei e composizioni sonore automatiche.
Il sogno e l’intuizione sono realtà fisiche e un giorno saremo in grado di misurarle come dimostrano i solidi scultorei di Matteo Nasini.

Quali sono secondo lei le qualità principali che un buon curatore dovrebbe avere?

Io penso che un buon curatore sia un artista. Ogni curatore ha un suo stile. Nel mio caso, cerco di mettere insieme fra loro cose che esistevano già facendole dialogare e creando una nuova dimensione nella quale gli oggetti si rafforzano a vicenda. Ho sempre creduto che il risultato di 1+1 sia molto superore a 2. Non sono tanto interessato alla parte estetica dell’arte quanto piuttosto allo spirito delle cose. L’arte per me è soprattutto un’esperienza spirituale che trascende le epoche. Mi piacerebbe riuscire a trasmettere questo concetto. A me non importa se qualcosa è giudicato brutto. Guardato con attenzione anche un oggetto brutto ha una sua bellezza intrinseca. Ho trovato una forte affinità con lo spirito “wabi”, il concetto giapponese di bellezza imperfetta, incompleta e impermanente. Il tempo passa sia per le persone sia per le cose e non c’è bisogno di nasconderlo. La patina non soltanto racconta, ma è bella. L’esatto contrario di un lifting. Un’opera antica non restaurata diventa opera contemporanea.


Otto Piene, Schwarze Sonne (1962-1963), Sadaharu Horio, Black Angle (1965).

Tra i lavori in mostra ce n’è uno in particolare che rappresenta più degli altri lo spirito di Intuition?

Selezionare un’opera d’arte che potesse sintetizzare al meglio lo spirito di Intuition è stata una sfida avvincente. Alla fine abbiamo scelto una scultura di Anish Kapoor intitolata White Dark VIII (2000). Si tratta di un tunnel di luce bianca lungo, infinito, dove non vi è tempo, non vi è inizio e non vi è fine. Di fronte a questa scultura si avverte la pienezza del vuoto.


Cy Twombly e Galileo Galilei, Giorgio de Chirico e Gustave Courbet, Marina Abramovi´c e Beato Angelico, Antonio Canova e Kichizaemon Raku, Gaetano Previati e Gerhard Richter, Pablo Picasso e Mariano Fortuny, Vittore Carpaccio e Joan Miró, Otto Piene e Sadaharu Horio, Yves Klein e Umberto Boccioni, Vasilij Kandinskij e Giacomo Balla e così via in un ottovolante immaginario disposto all’interno di Palazzo Fortuny. I preferiti del curatore? Ci siamo dimenticati di chiederglielo, ma forse il Basquiat ventiduenne e le statue-stele del III millennio a.C, opere libere senza committenza, non sono lontane dal cuore di Vervoordt. Per Platone l’uomo ha in sé una conoscenza preesistente alla sua stessa nascita. L’intuizione non è che un ricordo o un riconoscimento di quella conoscenza. Tra le sale di Intuition la gente si aggira parlando a voce bassa. Come si fa in un luogo sacro.


I curatori e i co-curatori della mostra, da sinistra: Daniela Ferretti, Anne-Sophie Dusselier, Davide Daninos, Axel Vervoordt, Dario Dalla Lana.

Intuition

Venezia, Palazzo Fortuny
a cura di Daniela Ferretti e Axel Vervoordt, Dario Dalla Lana,
Davide Daninos e Anne-Sophie Dusselier
fino al 26 novembre, chiuso martedì
catalogo Axel & May Vervoordt Foundation in collaborazione con Mer
Paper Kunsthalle
www.fortuny.visitmuve.it

ART E DOSSIER N. 346
ART E DOSSIER N. 346
Settembre 2017
In questo numero: GRAFICA ITALIANA La collezione Salce di Treviso; Lanerossi 1817-2017. NUOVI MUSEI Trieste: la fotografia; Messina: il Museo interdisciplinare. IN MOSTRA Intuition a Venezia, Ytalia a Firenze.Direttore: Philippe Daverio