VERSO IL
GRAPHIC DESIGN

Nel secondo dopoguerra, Erberto Carboni fu per la Barilla ciò che Seneca era stato per la Buitoni; ma nel frattempo, già attivo dagli anni Venti, aveva prodotto per la O.P.S.O. - Officina parmense sostanze odorose, produttrice di profumi e cosmetici dal 1899 - un’indimenticabile serie di immagini a connotazione fiabesca; tra le poche che riuscirono a esprimere una vera identità déco della grafica pubblicitaria.

Come anche Nizzoli, e poi insieme agli altri collaboratori dello Studio Boggeri - fondato nel 1933 a Milano con forte ispirazione Bauhaus - Carboni seppe poi rinnovarsi col pionieristico uso della fotografia: fotomontaggi come quelli adottati per i manifesti dell’Olio Shell si proponevano chiaramente come novità estreme e gareggiavano con le creazioni di professionisti arrivati in Italia da altri paesi, come Albe Steiner, Imre Reiner e l’ex allievo Bauhaus Xanti Schawinsky che nel 1934, ancora in forma grafica tradizionale, ideò un’immagine fortissima per la neonata Illy Caffè.


Erberto Carboni, Brillantine OPSO Parma (1923).


Il loro linguaggio era destinato a svilupparsi ampiamente nel secondo dopoguerra, quando lo Studio Boggeri creò per la Olivetti, la Pirelli, la Dalmine, esprimendo oramai qualcosa di profondamente diverso dalla grafica illustrata delle origini, meglio definibile come graphic design.

La Prima mostra nazionale del cartellone e della grafica pubblicitaria del 1936 era stata anche per questo buona precorritrice: al concorso per cartelloni per propaganda turistica con tema “Quattro stagioni in Italia”, erano risultati selezionati i lavori di Walter Resentera, Giaci Mondaini, Costantino Nivola, Ruggero Michaelles (Ram), tutti orientati verso l’uso sperimentale della fotografia.

Erberto Carboni, Olio Shell (1938).


Xanti Schawinsky, Illy Caffè (1934).


Nicolaj Diulgheroff, Amaro Cora (1930).

Si trattava di autori ben integrati nella politica di regime, capaci di contribuire con grande efficacia espressiva tanto alla divulgazione delle innumerevoli giornate celebrative quanto alle più nobili campagne sociali - nel caso di Mondaini, in particolare, per la campagna antitubercolare, per le giornate del risparmio, per il celebre «bevete latte» -; ma comunque forti di un’abilità creativa tale da sopravvivere ai contenuti propagandistici e da alimentare i futuri sviluppi del settore.

Un ragionamento che vale anche per Diulgheroff, autore, nel 1928, della grande M architettonica per la Birra Metzeger e, nel 1930, della famosissima spirale per l’Amaro Cora: due immagini tradizionalmente grafiche ma così moderne nella concezione del segno da indurre con forza verso una comunicazione radicalmente nuova.


Giaci Mondaini, Salvate la razza dalla tubercolosi! (1932).


Giaci Mondaini, Bevete latte (1932).

Quando Guido Modiano organizzò, nel 1940, in occasione della VII Triennale di Milano, una mostra grafica per «tipografi d’avanguardia e artisti figurativi», gli sviluppi post-bellici erano già prefigurati, tanto nel segno della novità quanto in quello della tradizione; e la retorica bellica, con le creazioni davvero grevi di Gino Boccasile, - che aveva già dato il meglio di sé nelle «signorine grandi firme» per l’omonima rivista - non aggiunse nulla.

Pochi anni dopo, nel 1954, sarebbe già stato il tempo della televisione; e il primo “décollage” di Mimmo Rotella avrebbe dichiarato implicitamente quella nuova contiguità tra vita e arte che costringeva anche la grafica a ripensare se stessa, per non rischiare di sopravvivere come crosta strappata da un muro.


Gino Boccasile, Reggiseno Vamp in tulle nylon (1940-1949).


Gino Boccasile, La Germania è veramente vostra amica (1944 circa).

GRAFICA ITALIANA (1850-1950)
GRAFICA ITALIANA (1850-1950)
Marta Mazza
Un dossier dedicato alla grafica italiana dal 1850 al 1950. In sommario: Il modo italiano: primi passi e sviluppi tra accademia e innovazione; Nando Salce: dalla collezione al museo; La rivoluzione Cappiello e la stagione d'oro di Marcello Dudovich; La Grande guerra; Tra le due guerre: agenzie, imprese, riviste, esposizioni; Comunicazione d'azienda; Verso il graphic design. Come tutte le monografie della collana Dossier d'art, una pubblicazione agile, ricca di belle riproduzioni a colori, completa di un utilissimo quadro cronologico e di una ricca bibliografia.