COMUNICAZIONE
D’AZIENDA

In un contesto tanto vivace e strutturato, le prove grafiche più interessanti si riconducono agevolmente ai casi aziendali più fecondi.

Nel 1917 i Magazzini Bocconi di Milano - predecessori dei Mele, sempre sul modello francese - vennero rilevati da Giuseppe Cesare Borletti e, su proposta di Gabriele D’Annunzio, ribattezzati La Rinascente. L’impegno del Vate - che incarnò spesso ante litteram il ruolo di copywriter, primo di una serie di letterati che iniziarono ad accostarsi con interesse professionale al nuovo mondo della comunicazione - testimoniava già chiaramente una progettualità pubblicitaria forte; e la produzione grafica che ne sortì fu in effetti tale da contrassegnare di sé i successivi decenni.
Le immagini per La Rinascente costituiranno un importante capitolo della seconda stagione di Dudovich, sempre più connotata da personaggi-idea e formalmente rinnovata - sull’onda di cubofuturismo, Déco, Novecento - così da tornire le figure in una solidità nuova, anche chiaroscurata. La donna in abito verde con guanti e cappello bianchi per La Rinascente novità di stagione è in tal senso paradigmatica: senza che l’usuale eleganza - cifra peculiare del triestino - ne risulti in alcun modo compromessa, la figura si fa corpo vivo e mobile, col panneggio che ne enfatizza le forme e la sinuosità; e anche la scritta si solidifica, con i caratteri tipografici che diventano micro-architetture.

Fu, quest’ultima, una prerogativa costante negli anni Trenta, quando è probabile che più di un’immagine a firma Dudovich - una sorta di marchio aziendale, evidentemente - sia disegnata in realtà dal feltrino Walter Resentera, attivo al suo fianco dal 1928 e particolarmente versato in forme grevi di stampo novecentista, che ben finalizzerà per propaganda di regime, stavolta autografa. Non lascia dubbi, per esempio, un’immagine come Bianco l’arma della Rinascente, davvero consona allo spirito dei tempi.

Marcello Dudovich (ma in realtà Walter Resentera), Bianco l’arma della Rinascente (1930).


Marcello Dudovich, Fiat. La nuova Balilla per tutti eleganza della Signora (1933).


Giovanni Battista Carpanetto, F.I.A.T. Fabbrica Italiana di Automibili (1899).

Giuseppe Riccobaldi del Bava, FIAT (1928).


Plinio Codognato, FIAT 509 (1925).


Marcello Nizzoli, Lubrificanti Fiat (1930-1936).

Persa definitivamente la leggerezza da Belle époque, le donne di Dudovich restano comunque indimenticabili, belle raffinate emancipate e sicure: così la celeberrima testimonial di Fiat. La nuova Balilla per tutti, eleganza della Signora, davvero miracolosa nel conciliare bellezza e modernità, in omaggio alle Forme uniche nella continuità dello spazio del futurista Umberto Boccioni.

Nell’Italia del tempo, la Fiat - Fabbrica italiana automobili Torino - fu un altro dei protagonisti della produzione e della comunicazione. L’abisso che intercorre tra l’immagine pubblicitaria ideata da Giovanni Battista Carpanetto nel 1899 per la 3 ½ HP, l’automobile con cui l’azienda aveva iniziato la sua produzione, e quelle post-belliche di Plinio Codognato - per la 509, la 514, la 520 -, di Giuseppe Riccobaldi del Bava - per la 525 Berlina, in un geniale manifesto dove il lettering si struttura a immagine - e di Marcello Nizzoli - per i lubrificanti, con un’audacia figurativa davvero inquietante - sintetizza paradigmaticamente la trasformazione di un mondo e della grafica chiamata a promuoverlo.

Per la Campari, lo stesso Nizzoli realizzò nel 1926 nature morte cubiste straordinariamente innovative, confermando l’abilità comunicativa di un’azienda che era già ricorsa in passato a Hohenstein, Cappiello, Dudovich, Laskoff; e che, contemporaneamente, seppe mettere a contratto il futurista Fortunato Depero, che ripagò con la sua generosa capacità di ricostruzione ludico-marionettistica del mondo e con l’invenzione della famosa bottiglietta a calice rovesciato - tuttora utilizzata - per il bitter.

Alla Perugina e alla Buitoni fu poi legato un altro straordinario artista: Federico Seneca, primo vero “direttore creativo” nell’ambito della pubblicità italiana. Nel 1922, per il Bacio, mise a punto la fortunatissima immagine degli innamorati avvinghiati nella notte, tuttora in auge seppur con la variante del cielo stellato; e fu nel lettering - specie nell’indimenticabile e in effetti immodificata B, morbida e dinamica al contempo - che chiarì subito la forza innovativa del suo genio. Adottando un metodo progettuale rigoroso, che gli consentiva di passare con disinvoltura dalla resa volumetrico-scultorea alla semplificazione segnica, mise a punto personaggi potenti, teatralmente illuminati come su un proscenio per rilevarsi dai fondali, cromaticamente squillanti e rigorosamente planari: le portatrici di cacao per la Perugina, nel 1929; la suorina e il cuoco per la Pastina glutinata Buitoni, nel 1928 e nel 1930; il sultano fumatore per Modiano, ancora nel 1930. Alla citata mostra romana del 1936, era suo l’allestimento della sala Ital-Raion, con manifesti e disegni a tratto. Interrotta l’attività durante la guerra, Federico Seneca riprese a disegnare negli anni Cinquanta, con invenzioni che seppero unire minimalismo grafico e realismo fotografico (Cinzano, 1951-1952); e gli epigoni, tra cui Armando Testa, sperimentarono la tenuta delle sue figure geometrizzate e monocrome nella pubblicità animata televisiva, conseguendone universale successo.


Fortunato Depero, L’aperitivo Bitter Campari (1925-1930).

Federico Seneca, Baci Cioccolato Perugina (1922).


Marcello Nizzoli, Campari l’aperitivo (1926).

Federico Seneca, Cacao Perugina (1929).


Federico Seneca, Modiano (1930).


Federico Seneca, Cinzano Soda (1951-1952).

GRAFICA ITALIANA (1850-1950)
GRAFICA ITALIANA (1850-1950)
Marta Mazza
Un dossier dedicato alla grafica italiana dal 1850 al 1950. In sommario: Il modo italiano: primi passi e sviluppi tra accademia e innovazione; Nando Salce: dalla collezione al museo; La rivoluzione Cappiello e la stagione d'oro di Marcello Dudovich; La Grande guerra; Tra le due guerre: agenzie, imprese, riviste, esposizioni; Comunicazione d'azienda; Verso il graphic design. Come tutte le monografie della collana Dossier d'art, una pubblicazione agile, ricca di belle riproduzioni a colori, completa di un utilissimo quadro cronologico e di una ricca bibliografia.