Camera con vista


MEMORIA DELL’ACQUA
E DEL FUOCO

di Luca Antoccia

Avolte il cinema è l’occhio del mondo, non solo, come a volte si ritiene, una finestra sul mondo, ricuce nessi andati perduti, ridà senso e dignità a una storia di cui si è quasi persa la memoria. La memoria dell’acqua (El botón de nácar, ovvero Il bottone di madreperla), Orso d’argento alla Berlinale del 2015 per la migliore sceneggiatura, del cileno Patricio Guzmán, da poco in dvd, è l’affresco di un continente e del cosmo intero, un’interconnessione tra lo spazio profondo dell’oceano e quello terrestre, storia di singoli e del genere umano, di una tribù e di un popolo, in un intreccio che già Eduardo Galeano, nella trilogia letteraria Memoria del fuoco, aveva osato intessere tra lo sterminio degli indios e quello dei desaparecidos. Cinema mutante, a disagio con l’etichetta di documentario che, come quello di di Herzog e Malick, annuncia un futuro possibile per la settima arte, un cinema che mentre mostra la progressiva sparizione del popolo indio dei selk’nam o la sorte dei desaparecidos ai tempi di Pinochet sa racchiudere un pianeta nella storia di un bottone, in un’incantata dissolvenza. Il film è una meditazione, che spazia dalla bellezza dei ghiacciai della Patagonia a immagini dello spazio (Herzog e Malick, appunto), dalle straordinarie foto dei selk’nam all’uso della macrofotografia.

Se Salvador Allende del 2004 era ancora solo un buon documentario, già Nostalgia della luce e soprattutto La memoria dell’acqua sono molto di più. C’è un profondo senso della vita e non solo della morte (di un popolo e di una generazione) perché l’incanto che il cinema qui crea va ben oltre lo sdegno e la denuncia da documentario. Ma degli indios, ridotti a una ventina, di cui Guzmán cattura canti dell’acqua di ancestrale bellezza, e degli oppositori di Pinochet, torturati nell’isola di Dawson e gettati in mare legati a un pezzo di rotaia di treno perché non venissero a galla, va dato conto. Ed ecco la sequenza in cui si vede quello che non doveva essere visto: il lancio in acqua del manichino dall’aereo. Un film necessario proprio in quanto innovativo.

ART E DOSSIER N. 345
ART E DOSSIER N. 345
LUGLIO-AGOSTO 2017
In questo numero: ESSERE AVANGUARDIA Cattelan: Permanent Food; MUVE Contemporaneo; Agit'Art in Senegal; Giacometti e Merleau-Ponty. XVII SECOLO La guerra dei tre Caravaggio; Tiziano nel Seicento Europeo. IN MOSTRA Rosenberg a Parigi, Da Caravaggio a Bernini a Roma, Rinascimento segreto nelle Marche, La Menorà a Roma e in Vaticano. Direttore: Philippe Daverio