Grandi mostre. 2
Paul Rosenberg e la sua galleria a Parigi

NIENTE IMPEDIRÀ
ALLA VERITÀ
DI FARSI STRADA

Quando si parla di Paul Rosenberg il pensiero corre a Pablo Picasso. Legati da una inossidabile amicizia, Rosenberg e Picasso sono vicini di casa in rue la Boétie a Parigi, dove il mercante d’arte, di famiglia ebrea, inaugura la sua galleria. Uno spazio distribuito su più piani, aperto alla pittura moderna, requisito dalla Gestapo nel 1941 e divenuto teatro di terribili atrocità antisemite.

Gloria Fossi

Parigi, VIII arrondissement sulla rive droite. Una strada elegante, rue la Boétie. Motorini, auto, furgoni disturbano la quiete di questa zona famosa per gallerie d’arte, negozi, alberghi di lusso, palazzi di un’alta borghesia che non pare esente dalla crisi. Lo segnalano serrande chiuse, vetrine che spesso cambiano insegne, mesti cartelloni di grandi appartamenti in vendita. Non si vedono molti giovani, che preferiscono il Marais, le Halles e il Beaubourg o il Quartiere latino sulla rive gauche, più inflazionato dal turismo. Forse qui i giovani (almeno quelli non appartenenti alle classi più agiate) non si sono visti in gran numero neanche cent’anni fa, quando i bohémien frequentavano Montmartre e Montparnasse. Qui tuttavia, a partire dal 1918, abitò Picasso, al numero 23. Non faceva più vita da bohémien. Aveva sposato la ballerina Olga Chochlova, ed era noto ai primi estimatori del cubismo. In vacanza a Biarritz aveva conosciuto Paul Rosenberg (1881-1959). Il mercante, suo coetaneo, veniva da una famiglia ebrea di Bratislava, che aveva fatto fortuna col commercio del grano. Fra i due fu intesa a prima vista. Rosenberg ottenne il diritto di prelazione sulle opere dell’artista, e gli procurò il grande appartamento in rue la Boétie, accanto al suo.


I suoi principali clienti apprezzavano le donne carnali di Renoir o le sciantose di Toulouse-Lautrec, ma i Braque e i Picasso no


Picasso al 23, Paul al 21. Si chiamavano fra loro, simpaticamente, “Pic” e “Rosi”. Qui, dal 1910, Rosenberg gestiva una galleria d’arte.

Suo padre Alexander (morto nel 1913), aveva avviato a Parigi un’attività di antiquariato. Uomo colto, viaggiatore (era stato in Mesopotamia a visitare le vestigia di Babilonia), Alexander era uno dei più rinomati mercanti d’impressionisti e postimpressionisti. Aveva incoraggiato i figli, Léonce e Paul, a seguire la sua strada. I due fratelli andarono all’estero, si fecero le ossa, e dopo una prima società insieme aprirono due esercizi distinti. Paul inaugurò la galleria in rue la Boétie, che fino al 1939 fu centro nevralgico dell’arte moderna. Léonce fu il primo a esporre i cubisti nella sua galleria L’Effort Moderne, in rue de la Baume. Paul espose il Picasso postcubista, quello del periodo neoclassico dopo il viaggio in Italia. La galleria di Paul è stata definita «la Firenze francese», come a creare un paragone fra l’innovativo Rinascimento fiorentino e la rivoluzionaria pittura di Matisse, Picasso, Braque, Léger, Laurencin, che con coraggio Rosenberg espose al piano terra del palazzo. Sovente si attirò le critiche di chi già decorava i salotti con gli impressionisti, non più scandalosi.


Pablo Picasso, Bagnante e bagnanti (I tre bagnanti) (1920-1921).

I suoi principali clienti apprezzavano le donne carnali di Renoir o le sciantose di Toulouse- Lautrec, ma i Braque e i Picasso no, per loro erano davvero troppo. Allora aveva escogitato un espediente, il cosiddetto metodo Rosenberg. Al piano terra metteva le opere più sconvolgenti e che più amava. Se il cliente rimaneva sconcertato, lo faceva salire di sopra, dove avrebbe trovato dipinti più rassicuranti: ambientati, oltretutto, in un salone illuminato da un vasto lucernario, arredato con mobili antichi, in modo che le opere d’arte facessero la loro figura come in un appartamento signorile. Un Monet di fronte a un mobile Luigi XV, un Gauguin o un Géricault al di sopra di un tranquillo tappeto persiano.


Georges Braque, Frutta su una tovaglia (1924), Zurigo, Stiftung Sammlung E. G. Bührle.


Henri de Toulouse-Lautrec, Justine Dieulh (1891), Parigi, Musée d’Orsay.

Rosenberg aveva anche capito che poteva avvicinare i clienti più restii all’arte moderna esponendo i quadri più scandalosi con un ordine rigoroso, in modo che le pareti facessero risaltare l’appropriata “decoratività” di dipinti pure non figurativi. Allora non metteva capolavori a casaccio, ma allestiva una parete intera di Matisse, in sintonia fra loro, con un paio di poltrone davanti. Per sedere e ammirare. Oppure esponeva solo opere di Braque (che gli servirono anche a decorare dei tavolini). Dal 1927 fu mercante di Léger, dal 1936 di Matisse, col quale serbò amicizia anche dopo la guerra. Con Picasso in particolare strinse un duraturo sodalizio. Nei due decenni che li videro abitare l’uno di fianco all’altro, Rosi aveva l’abitudine d’invitare Pic a colazione, inviandogli allegri bigliettini. La conferma dell’artista arrivava pronta e diretta, dalla finestra sul cortile. S’intendevano alla perfezione, e lo testimonia la folta corrispondenza, anche quando, prima dello scoppio della guerra, ambedue lasciarono rue la Boétie: l’uno fuggì a New York nel 1939 per le leggi razziali, l’altro, separato dalla moglie, andò in rue des Grands-Augustins. A New York Paul aveva creato saldi contatti, e a farlo fuggire con la famiglia contribuì Alfred Barr, primo direttore del MoMA - Museum of Modern Art. Già nel 1934 Rosenberg aveva allestito una grande mostra a New York su Picasso, Matisse, Braque, suscitando critiche. Da qualche altra parte, nella stessa città erano esposti, con maggior successo, artisti che oggi scompaiono di fronte ai tre grandi presentati da Rosenberg. Il quale da New York scrisse a Picasso: «Niente impedirà alla verità di farsi strada, il bello resterà il bello», rispetto a «duemila tele di imbecilli che rappresentano la più grottesca delle parodie».


Marie Laurencin, Anne Sinclair all’età di quattro anni (1952).

«Il bello resterà il bello»
(Paul Rosenberg)


Oggi in rue la Boétie al 21 ha sede una holding internazionale. Le grandi finestre illuminate anche in pieno giorno fanno intuire la presenza di uffici. Al piano terra, accanto al portone, le vetrine di un ristorante pechinese, a destra una sala da tè. Solo una targa segnala il luogo della galleria Rosenberg, che nel 1941 fu requisita, con l’intero palazzo, dalla Gestapo. Qui s’installò il famigerato Institut d’étude des questions juives (Istituto di studio per le questioni ebraiche). Un paradosso: la galleria che aveva ospitato per quasi trent’anni i capolavori scoperti dall’occhio appassionato di un ebreo, era divenuta un covo antisemita. Già nel 1937 a Monaco i nazisti avevano esposto i capolavori delle avanguardie come arte degenerata, tuttora l’esposizione ignominiosamente più visitata della storia. Mentre Rosenberg e la famiglia erano riparati negli Stati Uniti, e Paul aveva aperto a New York un’altra galleria, le pareti del palazzo in rue la Boétie si rivestirono di osceni manifesti antisemiti. Qui si ordirono nefande trame razziali. Quando Paul tornò in Francia dopo la guerra, quelle stanze gli sembrarono profanate per sempre. E vendette il palazzo. Di tutto questo ha parlato anni fa la nipote di Rosenberg, Anne Sinclair (21, rue la Boétie, Milano-Ginevra 2012), che fu ritratta all’età di quattro anni da Marie Laurencin. Al grande gallerista è oggi dedicata, con lo stesso titolo del libro, la grande mostra parigina al Musée Maillol (fino al 23 luglio): una mostra eccellente, piena di capolavori di Picasso, Léger, Matisse, Braque e di molti altri artisti scoperti da Rosenberg, ma anche ricca di documenti, filmati e testimonianze del geniale gallerista. Poche stanze, allestite in modo impeccabile, ricche di storia.

Paul Rosenberg nella sua galleria di Parigi, 21 rue la Boétie (1914).


Una sala della galleria di Parigi, 21 rue la Boétie con l’espozione dedicata ai maestri del XIX secolo, tra mobili in stile.

21 rue la Boétie

a cura di M. Elie Barnavi
Parigi, Musée Maillol
fino al 23 luglio
orario 10.30-18.30, venerdì 10.30-21.30
catalogo Culturespaces - Hazan
www.museemaillol.com

ART E DOSSIER N. 345
ART E DOSSIER N. 345
LUGLIO-AGOSTO 2017
In questo numero: ESSERE AVANGUARDIA Cattelan: Permanent Food; MUVE Contemporaneo; Agit'Art in Senegal; Giacometti e Merleau-Ponty. XVII SECOLO La guerra dei tre Caravaggio; Tiziano nel Seicento Europeo. IN MOSTRA Rosenberg a Parigi, Da Caravaggio a Bernini a Roma, Rinascimento segreto nelle Marche, La Menorà a Roma e in Vaticano. Direttore: Philippe Daverio