XXI secolo. 2
Laboratoire Agit’Art

UN ECOSISTEMA
DELL’ARTE

Tutto ruotava attorno al cortile di Issa Samb, protagonista e cofondatore del movimento Laboratoire Agit’Art, nato a Dakar a metà anni Settanta. Il fermento creativo del gruppo continua, nonostante la recente scomparsa di Samb - ricordato con una mostra nella città africana - e lo smantellamento, in corso, del suo cortile.

Elena Agudio

Nel 1980 Lea Vergine pubblicava L’altra metà dell’avanguardia, cercando di rileggere la storia dell’arte al di là di una prospettiva prettamente patriarcale - seppur con scarsa stima della più sofisticata critica femminista, che considera il testo come un semplicistico rispecchiamento della logica e della dialettica di potere maschilista - e tentando di rendere il canone dell’arte occidentale più elastico e inclusivo.

Circa negli stessi anni, ad altre latitudini, movimenti avanguardistici fondamentali stavano sperimentando linguaggi e pratiche artistiche emancipatorie, elaborando dibattiti e discorsi filosofico-politici tanto radicali ed essenziali quanto - ahimé - mai inclusi in alcun libro di storia dell’arte nell’Occidente.

L’esempio più eclatante potrebbe essere considerato quello del movimento fondato a Dakar nel 1974 sotto il nome di Laboratoire Agit’Art: un collettivo di artisti, scrittori, registi, artisti performativi, musicisti concepito come un gruppo aperto e organico, capace di lavorare con una varietà assoluta di media, dalla pittura, alla scultura, alla performance e ad altre arti immateriali come la letteratura, la musica e la poesia, e di interrogarsi sulla possibilità di elaborare nuove forme di espressione artistica legate a questioni politiche, sociali e di cittadinanza.


Il cortile di rue Jules Ferry 17 a Dakar (2010).

«Ogni foglia partecipa nella definizione di tutto l’insieme davanti a noi»
(Issa Samb)

Un “ecosistema” nato per dare spazio alla riflessione teorica e pratica insieme, per mettere in discussione e addirittura sovvertire la filosofia della “négritude” di Leopold Sedar Senghor, imperante a quel tempo in Senegal e impegnata a sostenere temi come quelli dell’africanità e dell’autenticità: temi capaci di innescare un processo di decolonizzazione della cultura locale sì, ma in fondo anche colpevoli di perpetrare una visione esotica dell’arte senegalese fuori dal continente e di non lasciare libertà di azione e di immaginazione politica agli artisti stessi(1).Come scrivono oggi i curatori della mostra Alem, l’a-venir, aperta fino al 12 novembre all’Institut Français di Dakar in commemorazione di Issa Samb, l’anima del gruppo (nonché uno dei fondatori), venuto a mancare pochi mesi fa, Agit’Art ha rappresentato e rappresenta ancora oggi un «laboratorio, una matrice, una rete artistica fraterna e libera, un luogo di fermento e gestazione mitica che per diversi decenni ha attirato artisti, amici, intellettuali e pensatori di tutto il mondo […] Alimentato da una sovversione sottile, da un attivismo fruttuoso, a volte con una critica radicale, ma sempre costruttiva […] Ha fatto la storia delle arti in Senegal negli ultimi quarant’anni»(2).

Fondato da Issa Samb insieme al regista Djibril Diop Mambéty, al pittore El Hadji Sy e allo sceneggiatore Youssoupha Dione e animato da una rete aperta e inclusiva di artisti, amici e attivisti, Agit’Art, con la sua struttura antigerarchica e orizzontale, è oggi più vivo che mai.


Il cortile di rue Jules Ferry 17 a Dakar (2010).

Nonostante la morte di Issa Samb, nonostante i dibattiti e le controversie interne, e nonostante il cortile di rue Jules Ferry 17 a Dakar, attorno a cui tutto ruotava (chiunque abbia avuto il privilegio di visitarlo non può più dimenticarne la straordinaria intensità poetica!) sia in fase di smantellamento, le sperimentazioni e le energie di Agit’Art continuano a crescere e a creare «nuove alleanze, nuove forme, nuove parole e nuove immagini»(3). 

Dinamico per essenza, come lo erano le installazioni del cortile di Issa Samb, sempre in movimento, in costante vibrazione e metamorfosi, Agit’Art - laboratorio interdisciplinare, ecosistema di gesti, rete artistica e fraterna - rappresenta una delle più radicali materializzazioni di una storia dell’arte altra, al di là e al di fuori del canone occidentale.

Come Issa Samb ha raccontato all’artista Antje Majewski, membro di Agit’Art e autrice di uno straordinario film-conversazione con il maestro senegalese intitolato La Coquille, tutto fluisce, tutto scorre, ma è nostra responsabilità aiutare gli oggetti a circolare nel mondo rispettando la loro storia e la loro origine: «Ogni foglia che può cadere qui in questo giardino, e che passa dalla situazione di essere una foglia naturale a quella di diventare un oggetto, muovendosi da qui a lì, adotta una posizione, che partecipa nella definizione di tutto l’insieme davanti a noi. Non è una questione di interazione, nemmeno è una questione di interferenza. È una questione di interrelazioni tra cose viventi». Ed è questa interrelazione tra cose animate, persone, anime e idee a rappresentare la forza e l’essenza più intima di Agit’Art.


Il cortile di rue Jules Ferry 17 a Dakar (2010), con un’installazione di Issa Samb.

(1) Omar Blondin Diop, amico di Issa Samb e oppositore della negritudine, morì in prigione, all’Ile de Gorée. Fu trovato strangolato e la versione officiale racconta che si trattò di un suicidio. Issa Samb ha voluto “riaprire il dossier” del suo amico, fino a la sua propria morte, perché era sicuro che Senghor lo avesse fatto uccidere.

(2) Citazione di D. Calmettes e I. Ramagelli, curatori della mostra, ricavata dal comunicato stampa (traduzione di chi scrive).

(3) Ibidem.

Alem, l’a-venir

a cura di D. Calmettes e I. Ramagelli
Dakar, Institut Français
fino al 12 novembre
www.institutfrancais-senegal.com

ART E DOSSIER N. 345
ART E DOSSIER N. 345
LUGLIO-AGOSTO 2017
In questo numero: ESSERE AVANGUARDIA Cattelan: Permanent Food; MUVE Contemporaneo; Agit'Art in Senegal; Giacometti e Merleau-Ponty. XVII SECOLO La guerra dei tre Caravaggio; Tiziano nel Seicento Europeo. IN MOSTRA Rosenberg a Parigi, Da Caravaggio a Bernini a Roma, Rinascimento segreto nelle Marche, La Menorà a Roma e in Vaticano. Direttore: Philippe Daverio