Nonostante la morte di Issa Samb, nonostante i dibattiti e le controversie interne, e nonostante il cortile di rue Jules Ferry 17 a Dakar, attorno a cui tutto ruotava (chiunque abbia avuto il privilegio di visitarlo non può più dimenticarne la straordinaria intensità poetica!) sia in fase di smantellamento, le sperimentazioni e le energie di Agit’Art continuano a crescere e a creare «nuove alleanze, nuove forme, nuove parole e nuove immagini»(3).
Dinamico per essenza, come lo erano le installazioni del cortile di Issa Samb, sempre in movimento, in costante vibrazione e metamorfosi, Agit’Art - laboratorio interdisciplinare, ecosistema di gesti, rete artistica e fraterna - rappresenta una delle più radicali materializzazioni di una storia dell’arte altra, al di là e al di fuori del canone occidentale.
Come Issa Samb ha raccontato all’artista Antje Majewski, membro di Agit’Art e autrice di uno straordinario film-conversazione con il maestro senegalese intitolato La Coquille, tutto fluisce, tutto scorre, ma è nostra responsabilità aiutare gli oggetti a circolare nel mondo rispettando la loro storia e la loro origine: «Ogni foglia che può cadere qui in questo giardino, e che passa dalla situazione di essere una foglia naturale a quella di diventare un oggetto, muovendosi da qui a lì, adotta una posizione, che partecipa nella definizione di tutto l’insieme davanti a noi. Non è una questione di interazione, nemmeno è una questione di interferenza. È una questione di interrelazioni tra cose viventi». Ed è questa interrelazione tra cose animate, persone, anime e idee a rappresentare la forza e l’essenza più intima di Agit’Art.