Arte contemporanea


Yokohama
triennale

Cristina Baldacci

Immaginando una nuova «filosofia della relazione» (2009) per un mondo sempre più frammentato, composito e rizomatico, Edouard Glissant ha introdotto l’idea di arcipelago come possibile e auspicabile modello di sovranità contemporanea. Non più dunque i paesi come singole entità, ma una costellazione unica, con una storia comune, fatta però di identità multiple e variabili; dove la vera forza sta nella differenza, nel trovare un accordo tra ciò che per natura non può essere somigliante, piuttosto di cercare a tutti i costi affinità impossibili, che, invece di avvicinare, allontanano.


Alla frammentazione del mondo la sesta Triennale di Yokohama risponde con l’idea di arcipelago: una costellazione unica di paesi dalle identità multiple


Se è vero che una prima analisi di questo paradigma è stata fatta da Massimo Cacciari in L’arcipelago (1997), soltanto con i concetti chiave di antillanità e creolizzazione di Glissant - che, lo ricordiamo, era francese ma nato in Martinica - esso si è allargato dal contesto socio-politico europeo a quello globale.

Il team della sesta Triennale di Yokohama ha ripreso il modello dell’arcipelago e lo ha trasferito nel contesto dell’arte individuando in alcune esperienze di vocazione soprattutto comunitaria o collettiva realtà controculturali di resistenza e dissidenza nella nostra inarrestabile “terra inquieta” (questo il titolo di una mostra simile per tema, anche se riguarda più nello specifico la migrazione dei popoli e le questioni a essa collegate, in corso alla Triennale di Milano fino al 20 agosto).

Da qui la scelta del titolo, Islands, Constellations and Galapagos, che si riferisce implicitamente all’idea di arcipelago, come “costellazione” di isole, scegliendo le Galapagos come luogo-emblema, sebbene la mostra sia in Giappone. L’anello che unisce i due paesi insulari dell’Oceano Pacifico è la testuggine gigante che la Triennale di Yokohama ha ripreso dalla mitologia indù e dalla tradizione autoctona del “kikkomon” (il guscio di tartaruga) per farne il logo di questa edizione.


A raccontare l’unione nella diversità sarà una costellazione- arcipelago di una quarantina di artisti - un numero volutamente piuttosto ristretto per una grande mostra -, il cui lavoro verrà presentato sotto forma di piccole personali. Altra particolarità della Triennale di Yokohama di quest’anno è, da un lato, il coinvolgimento di un buon numero di duo e collettivi artistici - tra cui Adam Broomberg e Oliver Chanarin, MAP Office (Laurent Gutierrez e Valérie Portefaix) e The Propeller Group (Phunam, Matt Lucero e Tuan Andrew Nguyen) -; dall’altro, la realizzazione di progetti speciali, come Don’t Follow the Wind, mostra itinerante e work in progress organizzata da un gruppo di artisti-curatori (Chim Pom, Kenji Kubota, Eva e Franco Mattes, Jason Waite), e la collaborazione tra quattro grandi nomi: Carsten Höller, Tobias Rehberger, Anri Sala e Rirkrit Tiravanija.

Yokohama Triennale 2017

Yokohama (Giappone)
Yokohama Museum of Art
e altre sedi
dal 4 agosto al 5 novembre
www.yokohamatriennale.jp

ART E DOSSIER N. 345
ART E DOSSIER N. 345
LUGLIO-AGOSTO 2017
In questo numero: ESSERE AVANGUARDIA Cattelan: Permanent Food; MUVE Contemporaneo; Agit'Art in Senegal; Giacometti e Merleau-Ponty. XVII SECOLO La guerra dei tre Caravaggio; Tiziano nel Seicento Europeo. IN MOSTRA Rosenberg a Parigi, Da Caravaggio a Bernini a Roma, Rinascimento segreto nelle Marche, La Menorà a Roma e in Vaticano. Direttore: Philippe Daverio