Ma differenza degli altri tre, Cattelan modifica radicalmente la relazione tra museo e pubblico con un allestimento rivoluzionario, del tutto consono alle sue attitudini ribelli.
Le centoventotto opere esposte sono tutte legate al lucernario del Guggenheim, a ventuno metri di altezza, attraverso delle corde, secondo un procedimento che l’artista ha già utilizzato in altre occasioni, sia per Novecento che per i manichini di bambini impiccati, tanto che la curatrice descrive l’installazione come “un’esecuzione di massa” che potrebbe quindi sottolineare il desiderio dell’artista di interrompere la sua carriera, come di fatto è avvenuto dopo la mostra.GRAN FINALE
Il 4 novembre 2011 si inaugura al Guggenheim Museum di New York All, la prima antologica di Maurizio Cattelan, il quarto artista italiano vivente ad avere il privilegio di esporre in uno dei musei più prestigiosi del mondo dopo Mario Merz, Enzo Cucchi e Francesco Clemente.
«Una retrospettiva è sempre un’occasione per riflettere, per vedere riunite in un colpo solo una serie di cose che in precedenza si sono potute vedere solo una alla volta», spiega l’artista. L’impressione è molto forte, simile a una cascata di giocattoli per giganti che fuoriescono dal ventre di una balena, come Pinocchio e Geppetto nell’omonimo romanzo di Collodi. Un favoloso “coup de théâtre”, che attira migliaia di persone, incantate davanti alle opere più importanti della carriera di Cattelan, che vengono presentate tutte allo stesso livello, senza gerarchie, quasi come se si trattasse di un’opera unica. Anzi, di un ultimo atto, visto che dopo la mostra l’artista decide di smettere di lavorare. «Ho sempre considerato il fatto di essere artista come un mestiere, e niente mi impedisce di cambiare mestiere». E in effetti Cattelan di mestieri ne ha fatti diversi durante la sua carriera, a cominciare da quando ha organizzato una finta biennale nel 1999: si trattava della VI Biennale dei Caraibi, e si è risolta in una vacanza di otto giorni per dieci artisti internazionali sulle spiagge tropicali di Saint Kitts, nelle Piccole Antille. O quando ha fondato la rivista “Permanent Food” nel 1995, insieme a Dominique Gonzalez-Foerster, composta solo da immagini rubate ad altri media, che l’artista descrive come «un magazine di seconda generazione».
CATTELAN
Ludovico Pratesi
Un dossier dedicato a Maurizio Cattelan. In sommario: Un artista per caso; Il fallimento come strategia; Lo zoo di Cattelan; La politica non è il mio mestiere; Autoritratto dell'artista (da bambino); Gran finale; La parola all'artista. Come tutte le monografie della collana Dossier d'art, una pubblicazione agile, ricca di belle riproduzioni a colori, completa di un utilissimo quadro cronologico e di una ricca bibliografia.