Arte contemporanea 


Mediterranea18

Cristina Baldacci

Dal 4 al 9 maggio, a Tirana e Durazzo, si tiene la diciottesima edizione della Biennale di giovani artisti dell’Europa e del Mediterraneo, che due anni fa ha festeggiato il suo trentennale con una mostra collettiva alla Fabbrica del vapore a Milano (il primo evento fu organizzato a Barcellona nel 1984), a cui parteciparono, tra gli altri, Ayreen Anastas, Vanessa Beecroft, il collettivo Irwin, Miltos Manetas, Grazia Toderi, un tempo giovani promesse, oggi artisti affermati. 

A dirigere il team di curatori che si sono occupati delle varie sezioni di Mediterranea 18, dedicate alle arti visive, alle arti applicate (in cui sono incluse architettura, design, Street Art e arte digitale), al cinema, alla letteratura, alla musica e alla performance, è Driant Zeneli. 

Artista under trentacinque lui stesso, come tutti gli artisti in mostra, nel 2011 ha rappresentato il suo paese, l’Albania, insieme ad Anila Rubiku, Orion Shima, Gentian Shkurti, Eltjon Valle, alla 54. Biennale di Venezia, con il video Some Say the Moon is Easy to Touch... 

Questo lavoro, così come gran parte della sua ricerca, si basa sulla ridefinizione dell’idea di utopia e fallimento, di partenza (o provenienza) e ritorno; sul ripensamento del ruolo dell’artista; sulla possibilità di trovare soluzioni alternative a quelle generalmente imposte dalle diverse forme di potere. Tutti temi che si ritrovano nel titolo-guida della Biennale, Storia + conflitto + sogno + fallimento = casa, che nasce dall’accostamento di più concetti per rielaborarne sostanzialmente uno, quello di “casa”. 

La casa è il primo nucleo sociale ma anche, per antonomasia, il luogo della convivialità, dell’accoglienza, del riparo. Può rappresentare un punto di partenza, di ritorno o di arrivo, così come essere un sinonimo di patria e identità. La casa è qui avvicinata alla storia come narrazione e accumulo di memorie private, ancora esistenti oppure andate perdute; al conflitto, individuale o collettivo, con il proprio luogo d’origine; al sogno di avere un’identità o costruirsene una ideale; al fallimento come parte di quel faticoso processo conoscitivo (di noi stessi, di chi ci circonda, di un determinato luogo o cultura) che si intraprende per “sentirsi a casa”, ovunque essa sia. 

La casa come equivalente di identità e provenienza è una nozione sempre più fragile, incerta, precaria, specialmente nel bacino del Mediterraneo, il cui passato di mobilità, accoglienza e scambio culturale tra i popoli è oggi messo a dura prova dall’acuirsi dei conflitti, dalle migrazioni di massa e dalle politiche nazionaliste, che hanno edificato confini e barriere tra gli stati e le persone. Partendo dai giovani e dagli artisti, la Biennale si propone di ridisegnare un immaginario che esprima quel senso di appartenenza e di vicinanza che dovrebbe ancora caratterizzare il Mediterraneo come regione unica, con una storia identitaria millenaria e senz’altro composita, ma con bisogni, speranze e traguardi comuni. Ecco allora emergere una visione più fluida e aperta del concetto di “casa”, che riconosce il nomadismo come condizione esistenziale permanente. 

Gli artisti di Mediterranea 18, provenienti da ventidue paesi europei e mediterranei, sono stati chiamati a rappresentare questo stato di cose con diversi linguaggi e media. Tra i nomi selezionati, l’inglese Ant Hamlyn (Northampton, 1993), che presenterà The Boost Project, una casa “interattiva” a forma di sfera che mette in relazione spazio reale e digitale (la costruzione cresce o decresce a seconda della partecipazione sui social network del pubblico, che è invitato a taggare il progetto online: www. theboostproject.biz); e il turco Akın Güres¸ (Adakli, 1988), il cui lavoro raffigura le stratificazioni di memoria di vecchi edifici e case abbandonate.


La diciottesima edizione di Mediterranea punta sul senso di appartenenza e vicinanza


Ant Hamlyn, The Boost Project (2017).

Mediterranea 18

Tirana e Durazzo, sedi varie
dal 4 al 9 maggio
www.bjcem.org

ART E DOSSIER N. 343
ART E DOSSIER N. 343
MAGGIO 2017
In questo numero: BIENNALE DI VENEZIA Tutto quel che c'è da vedere con un'intervista alla curatrice, Christine Macel. OTTOCENTO FELIX La Parigi domestica della borghesia. SAVE ITALY Bilancio di secoli di arte venduta. IN MOSTRA Mondrian all'Aja, Modigliani a Genova, Monet a Basilea, Boldini a Roma.Direttore: Philippe Daverio