LA NATURA COME RIFUGIO
TRA SETTIGNANO E RIOMAGGIORE

L’ultima stagione creativa, che si svolge tra la seconda metà degli anni Ottanta e l’ultimo decennio del secolo,

Invece che coincidere con un declino è caratterizzata da una nuova energia creativa, dalla consueta e inarrestabile forza di cambiare, per cui si schiudono per Signorini nuovi orizzonti. I risultati gli assicurano il favore dei collezionisti, del pubblico e della critica che apprezza il suo ritorno alla serenità di una pittura “en plein air”, dove sembra recuperata l’energia degli inizi, legata a luoghi che costituiscono per lui un ormai irrinunciabile rifugio al contatto con una natura e un’umanità incontaminate. Si tratta della campagna immersa negli ulivi, dei giardini e degli scorci tra le stradine tortuose del borgo di Settignano presso Firenze, della solitudine incantata dell’Appennino a Pietramala, delle luci abbaglianti e dei panorami a picco sul mare catturati all’Elba e a Riomaggiore che sarà l’ultima meta prediletta.

In queste ultime avventure continuerà a seguirlo l’amico Martelli, distinguendosi per l’«amichevole franchezza» e l’indipendenza di giudizio. Di fronte al grande paesaggio Pascolo a Pietramala, esposto alla Promotrice di Firenze nel 1889 e nel 1891, aveva espresso forti riserve sulla rappresentazione del primo piano «accennato poco bene e non digerito», per la «quantità di botte di colore assai trascurate, che non resultano, per cui questa parte del quadro da vicino non si capisce, e da lontano si perde». Mentre un capolavoro dello stesso anno, Fine d’agosto a Pietramala, anch’esso presentato nelle due stesse occasioni, suscitava la sua incondizionata ammirazione per la qualità del «tono locale», dato che il «fondo sta così bene illuminato dal sole in contrasto col primo piano completamente in ombra, e certi alberetti tagliano così bene la linea ampia e solenne della montagna che al nostro ricordare fanno ritorno certi fondi nitidissimi dell’antico Pier Della Francesca, uno e forse il più luminoso pittore del quattrocento».
Era infine nel Bagno penale a Portoferraio, esposto alla Promotrice di Firenze nel 1895, che trovava come l’artista avesse recuperato la sua vera vocazione, già espressa compiutamente nella Sala delle agitate, di affrontare temi sgradevoli o tragici confermandosi «buon pittore e buon disegnatore al tempo medesimo».
Questo occasionale ritorno alla pittura di figura lo vede confrontarsi con Toulouse- Lautrec in un capolavoro di intimismo come i Bambini che dormono, un dipinto molto amato da Lionello Venturi che lo aveva fatto acquistare a Riccardo Gualino, o addirittura, come sosterrà Emilio Cecchi, con il contemporaneo La ronda dei carcerati di Van Gogh, proprio nella livida rappresentazione del carcere elbano.


Fine d’agosto a Pietramala (1889); Firenze, palazzo Pitti, Galleria d’arte moderna.

Pascolo a Pietramala (1889); Firenze, palazzo Pitti, Galleria d’arte moderna.


Bagno penale a Portoferraio (1888-1894); Firenze, palazzo Pitti, Galleria d’arte moderna.
Straordinario risultato di una lunga elaborazione durata sei anni, questo dipinto, dove Signorini tornava agli scandalosi temi sociali degli anni Sessanta, è caratterizzato da un’impressionante violenza visiva. Per il suo drammatico impianto spaziale e i colori cupi è stato accostato agli affreschi di Masaccio nella chiesa del Carmine a Firenze e alla celebre Ronda dei carcerati di Van Gogh.


Vincent van Gogh, La ronda dei carcerati (1890); Mosca, Museo Puškin.


Bambini che dormono (Bambini colti nel sonno) (1896-1897); Padova, Fondazione Bano.

Ma nel clima degli anni Novanta l’artista veniva consacrato soprattutto per la straordinaria vena «poetica e sentimentale », secondo ancora Martelli, dei suoi «quadri di paese» che apparivano, alla felicissima intuizione critica di Napoleone Panerai, delle meravigliose «finestre aperte sulla campagna, caldi meriggi rapiti al sole, albe diafane, sorprese all’orlo dei monti azzurri, poetici crepuscoli pieni dei primi misteriosi romori notturni e silenzi dolci e solenni di pallidi oliveti».

La piazza di Settignano all’ombra (1881-1889); Viareggio, Istituto Matteucci.


Poggio all’isola d’Elba (1888); Feltre, Galleria d’arte moderna Carlo Rizzarda.


Settignano (Impressioni di campagna) (1880-1885); Firenze, palazzo Pitti, Galleria d’arte moderna.

Anche il vecchio nemico Yorick, sempre nel 1891, ribadiva l’intensità e l’originalità di un percorso visivo per cui «Telemaco Signorini è pur sempre il pittore che scorge ne’ suoi paesi quello che molti altri non ci sanno vedere a colpo d’occhio: la fisionomia speciale del luogo, il fascino dell’ora, il giuoco delle ombre e delle luci che dà come un’idea della temperie e del clima».

Mattino a Pietramala (1889-1890).

Limite sull’Arno (1890 circa); Viareggio, Istituto Matteucci.

Contadina con gerla e cane (1895).


L’uncinetto (1890-1894).

SIGNORINI
SIGNORINI
Fernando Mazzocca
La presente pubblicazione è dedicata a Telemaco Signorini (Firenze, 18 agosto 1835 - Firenze, 10 febbraio 1901). In sommario: Uno scrittore mancato; La rivoluzione della macchia; Il grande realismo di denuncia della condizione umana; Il sentimento della natura. Ritorno alla pittura en plein air; La fortuna delle vedute urbane tra Edimburgo e Firenze; La natura come rifugio tra Settignano e Riomaggiore; La consacrazione di uno spirito ribelle. Come tutte le monografie della collana Dossier d'art, una pubblicazione agile, ricca di belle riproduzioni a colori, completa di un utilissimo quadro cronologico e di una ricca bibliografia.