Il Museo immaginario


IL FANTASMA CHE DIPINSE
GLI UOMINI DELLE MACERIE

di Alfredo Accatino - Il Museo Immaginario
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Un viaggio alternativo nell’arte del Novecento, alla riscoperta di grandi artisti, di opere e storie spesso dimenticate: Louis Duffy

Il “Blitz”, come lo chiamano i londinesi, è quel maledetto periodo di otto mesi - dal 7 settembre del 1940 al 6 maggio del 1941 - nel quale la capitale inglese rimase sotto i bombardamenti nazisti per cinquantasette notti. Ci furono ventimila morti e 1,4 milioni di sfollati. I team di soccorso e di pronto intervento dell’antiaerea sono quindi, purtroppo, all’epoca, una visione tragicamente comune a Londra e nelle altre grandi città dell’Inghilterra del Sud. Le squadre di volontari e manovali civili indossano tute e portano caschi d’acciaio contrassegnati con una caratteristica “W” per “Warden” (guardiano) e “R” per “Rescue service” (salvataggio). Hanno lavorato notte e giorno, rendendo i siti sicuri prima di passare al setaccio le strutture alla ricerca dei resti e dei sopravvissuti. Questo è il tema di partenza di Casuality no. 1 uno straordinario e potente quadro di Louis Duffy. Il problema è che nessuno sa chi sia Louis Duffy.

Un’altra opera, presentata in asta da Sotheby’s, elencava Duffy semplicemente come pittore del XX secolo. La composizione di questo secondo dipinto, una rivisitazione contemporanea di una narrazione del Nuovo Testamento, è davvero inquietante: Cristo scaccia i cambiavalute (1940 circa) ora alla National Gallery of Victoria, Melbourne. Un’impressionante e grande tela, che misura più di un metro per un metro e mezzo. Mostra sedici uomini in giacca e cravatta. Il tempio è stato tramutato in un cimitero, e i cambiavalute si sono incarnati in trafficanti di armi e merci a borsa nera, che lucrano sulle tombe dei morti. La forza del quadro, reale, quanto allegorico, politico, etico, stupisce e lo pone come una delle più importanti opere della pittura inglese del decennio.

L’attenzione della critica, spesso distratta, questa volta si riaccende e porta a ricercare le sue tele e a rivedere i passaggi in asta di opere di guerra, o di paesaggi urbani degli anni precedenti. È così emersa una selezione di opere passate anonime, tutte di grandissima qualità. Insieme a tele commerciali e a pannelli tecnico-didattici privi di interesse artistico, realizzati probabilmente per qualche committenza, per sbarcare il lunario. La didascalia assegnata a uno dei suoi soggetti recita: «Questa opera, dipinta da un artista impiegato su camouflage, mostra con forte realismo i danni degli attacchi aerei alla popolazione». Questo cartiglio ha aperto un possibile squarcio sulla verità.

Durante la seconda guerra mondiale il WAAC (War Artists Advisory Committee), realtà ministeriale, impiegò, infatti, trentasette artisti a tempo pieno, invitando anche altri civili a presentare le proprie opere realizzate sul tema. Duecentoquarantasei artisti i cui lavori vennero acquisiti per la Gran Bretagna proprio in questo modo, tra cui cinque tele di Louis Duffy. Si è così risaliti persino al carteggio con il quale egli vendette per poche sterline i suoi quadri. Più interessato al significato civile che all’opportunità commerciale.

Dopo la conclusione delle ostilità, il WAAC, non considerandolo storicamente importante, disperse questo patrimonio. In questo modo, alla fine del 1940, tre dipinti di Louis Duffy sono stati assegnati all’Imperial War Museum (con cinque sedi in Inghilterra, tra cui tre a Londra): Camouflage, Caseggiato in qualche parte in Inghilterra, e L’ingresso in fabbrica, tutti del 1943. Un quarto dipinto, Aftermath, è stato depositato presso Laing Art Gallery, Tyne & Wear Museums (Newcastle upon Tyne) e un quinto lavoro, inviato in Nuova Zelanda, è finito poi a Wellington prima alla National Art Gallery e successivamente al Museum of New Zealand Te Papa Tongarewa (Casuality no. 1). Bellissima anche la tela che ritrae una scena di parto avvenuta durante un bombardamento.


Cristo scaccia i cambiavalute (1940 circa), Melbourne, National Gallery of Victoria.

Mentre i dettagli della carriera di Duffy rimangono ancora oscuri, la sua vita può essere, seppur scarsamente, ricostruita. La sua corrispondenza con il WAAC conferma la sua residenza a Leamington Spa, una città termale nel Warwickshire, in Inghilterra. Nei documenti dell’istituto risulta catalogato tra i fornitori come pittore, scenografo, decoratore murale, mosaicista e “craftsman”, cioè artigiano.
Dopo la guerra Louis Duffy, evidentemente, continua a dipingere quadri da cavalletto. Per guadagnarsi da vivere, però, sembra aver insegnato arte e aver lavorato nel mondo dei musei come artigiano allestitore.
Dal 1950 ha dipinto murales per il Science Museum di Londra, South Kensington - recentemente messi in rete - e ha lavorato su diorami e modelli per molti dei servizi espositivi. Sembra di vivere una puntata di CSI - Scena del crimine e tutti gi indizi portano all’identificazione dell’artista con Louis Charles Duffy, nato nel 1908, morto a Eastbourne nel marzo 1998, all’età di ottantanove anni. Un anonimo Mr. D., il cui talento sarà stato probabilmente del tutto ignorato da amici e parenti. Forse anche da lui.
Se l’identificazione è esatta Louis Duffy avrebbe avuto trentun anni allo scoppio della seconda guerra mondiale, e settantaquattro anni di età al momento della sua ultima opera documentata. Anche dal letame, a volte, nascono fiori.

ART E DOSSIER N. 342
ART E DOSSIER N. 342
APRILE 2017
In questo numero: ARTE E SOCIETA' L'affaire Dreyfus e la satira; Il museo fittizio di Broodthaers; Antigone: la pietas e il potere. IN MOSTRA Merz a New York, Haring a Milano, Oppenheim a Lugano, Winogrand/Lindbergh a Düsseldorf, Manet a Milano, Bosch a Venezia.Direttore: Philippe Daverio