RITRATTO DI ARTISTA
DA GIOVANE (1898-1924)

Un giorno dell’autunno 1917 René Magritte invitò il compagno d’Accademia Charles Alexandre a conoscere la propria famiglia, che in quel periodo s’era trasferita da Châtelet in una grande casa di un’altra città belga, Schaerbeek, regione di Bruxelles.

Nel ricordo dell’amico, così l’artista presentò i commensali: «Ecco Popaul, mio fratello, che è un imbecille, perché non gliene importa nulla di nessuno, e Raymond, che è anche peggio; questo è mio padre, e quella, la governante, è la sua amante, e questo è un figlio bastardo».

Ciò fece infuriare il padre, che gridò: «Imbecille, mascalzone, come osi insultare così la tua famiglia?»(1). Una figura spiccava per assenza nella descrizione di Charles Alexandre: quella della madre di René, Régina, che s’era suicidata nel 1912 gettandosi nella Sambre quando Magritte aveva appena quattordici anni. Un episodio drammatico, che influirà sull’iconografia di alcuni quadri, come si vedrà, e che sarà all’origine dell’ostilità verso il padre, reo di averne in qualche modo profanato la memoria accoppiandosi con la governante.

Degli anni successivi alla morte della madre, almeno fino al 1916, anno di iscrizione di René all’Académie des Beaux-Arts di Bruxelles, esistono poche notizie. Nell’autunno 1912 il giovane si iscrisse a una sorta di liceo classico, l’Athénée Royale Mixte di Charleroi, altra città dove la famiglia soggiornò. Ma i risultati furono piuttosto incerti nel primo anno, e disastrosi nel secondo, tranne che nel disegno, dove raggiunse quasi il massimo dei voti. Quell’anno fu tuttavia importante perché a Charleroi René conobbe Georgette, futura moglie, che occuperà un ruolo centrale durante tutta la sua vita.

L’invasione tedesca dell’agosto 1914 costrinse la famiglia a trasferirsi al principio dell’anno dopo a Bruxelles. Nella capitale belga Magritte nel 1916 si iscrisse, come si è appena detto, all’Académie Royale des Beaux-Arts, prestigiosa scuola che annoverava tra i propri studenti anche Paul Delvaux, frequentandola - con interruzioni - per un quinquennio. Oltre ai corsi normali a cui era iscritto, vale a dire “Paesaggio” e “Decorazione” - dove, come avrà a dire molti anni dopo, ebbe «come insegnante di disegno un vecchio signore assai serio [che] mi insegnò a disegnare» - Magritte rivelerà di aver seguito anche «corsi di letteratura, poi di anatomia, di prospettiva, infine, di tutto quello che un pittore deve conoscere». Risale a questo periodo il primo dipinto nel Catalogue raisonné delle opere dell’artista belga, un Fiume con cielo tempestoso che ricorda da vicino il realismo della Scuola dell’Aja, nata in questa città nella seconda metà dell’Ottocento, a sua volta derivante da quello della francese e anche questa ottocentesca Scuola di Barbizon. Comunque l’Académie ebbe un influsso positivo su Magritte, se l’anno dopo realizzerà Donna vicina a una panchina in uno stile atipico per lui, prossimo al simbolismo più moderno.

(1) Salvo diversa indicazione, le citazioni che compaiono sono tratte o dal fondamentale René Magritte. Catalogue raisonné, a cura di D. Sylvester, 5 voll. più Indici e Aggiornamenti, Houston 1992-1997, cui si deve aggiungere il volume Newly discovered works. Oil paintings, gouaches, drawings, a cura di S. Whitfield, Bruxelles- Houston 2012; oppure dalla versione ridotta in un unico volume, dello stesso Sylvester, Magritte, Torino 1992. Le citazioni di scritti di Magritte provengono invece da R. Magritte, Ecrits complets, a cura di A. Blavier, Parigi 1979, tr. it. di L. Sosio, 2 voll., Milano 2003. Le traduzioni dall’inglese e dal francese dal Catalogue raisonné sono mie.

Oltre all’occupazione dei tedeschi (durata praticamente per tutta la guerra, visto che i canadesi entrarono in Belgio nell’autunno 1918), l’intermittenza con cui seguì i corsi all’Académie fu dovuta al fatto che fra 1920 e 1922 dovette anche svolgere il servizio militare. Fra 1917 e 1918, rivelerà anni dopo l’amico Charles Alexandre, con difficoltà in quanto la biblioteca dell’Académie non era fornita di opere moderne, René lesse avidamente testi di Nietzsche e La battaglia di Adrianopoli di Marinetti; inoltre, vide cartoline con riproduzioni di opere d’arte antica, soprattutto dei Fratelli Alinari.

Fu però nel 1919 che Magritte iniziò a pieno titolo l’attività di pittore, ma soprattutto di realizzatore di poster, collaborando ed esponendo al Centre d’Art e alla relativa rivista “Le Geste” che i fratelli Victor e Pierre Bourgeois aprirono nella capitale belga. Il primo, un architetto che probabilmente aveva conosciuto all’Académie, realizzerà a Bruxelles la Cité moderne, quartiere ispirato ai criteri delle “città-giardino” e a quelli di De Stjil, il movimento olandese del primo Novecento che fa capo a Theo van Doesburg e Piet Mondrian. Il secondo, poeta e scrittore, divenne uno dei migliori amici di René.



Magritte negli anni in cui frequentava l’Académie Royale des Beaux-Arts di Bruxelles.


Donna vicina a una panchina (1917). Questo quadro, che come afferma Sylvester nel Catalogo Generale è eseguito con uno stile «diverso da quello di qualsiasi altra opera conosciuta di Magritte», testimonia l’interesse dell’artista per il simbolismo durante gli anni in cui frequentò l’Académie Royale des Beaux-Arts di Bruxelles.

Il Centre d’Art aveva questi utopici obiettivi:
1. Affittare a pittori e scultori, a condizioni assai favorevoli, una sala di esposizione;
2. Pubblicare, secondo i propri mezzi, le opere degli autori belgi della nuova generazione;
3. Stampare, con un editore e amatore dell’arte che sia a buon mercato, riviste, libri e ogni tipo di pubblicazione;
4. Creare, mediante la sua Casa delle riviste, uno scambio internazionale;
5. Vendere gadget, vasellame, collane ecc. di espressione moderna, atti a portare verso una nuova estetica.

Oltre a una difesa intransigente di De Stjil e della pittura astratta di Van Doesburg, il Centre d’Art nel gennaio del medesimo anno organizzò la prima mostra di Magritte, che espose insieme al giovanissimo pittore Pierre Flouquet alcune decine di manifesti e un paio di dipinti.

Le recensioni parlarono di una mostra con opere «assai attuali», caratterizzate da «uno sforzo sincero verso la nuova concezione cinematica dove ci porta la vita inquieta del domani». Anni dopo, il compositore e musicista Edouard-Léon-Théodore Mesens, che divenne amico di Magritte, scriverà a proposito di questa mostra: «Le opere che Magritte espose [al Centre d’Art], alcune minuscole, altre enormi, mostravano le diverse influenze [su di lui] di Matisse, Gleizes, Lhote e dei Futuristi italiani, i cui dipinti egli conosceva solo attraverso riproduzioni a mezzatinta».

Non si sa esattamente quali fossero le opere che mandò alla mostra, non essendoci catalogo. Osservando però sia una fotografia del 1920 circa, sia dipinti dello stesso anno o di quello prima, si coglie perfettamente la pertinenza di questi giudizi; anche perché con molta probabilità Magritte vide le numerose pubblicazioni e riproduzioni di opere futuriste che lo stesso Marinetti aveva inviato a Mesens come risposta a una lettera che quest’ultimo gli aveva scritto.

Magritte venne congedato dal servizio militare nel marzo 1922. La naia fu un’esperienza tutt’altro che esaltante per lui, come si apprende da una lettera che scriverà nel 1958 a un amico che stava per intraprendere a sua volta il servizio militare: «“Vi sono passato anch’io”, senza prendere troppo sul tragico la manifestazione di massiccia stupidità che regna nelle caserme. Al contrario vedevo le cose dal punto di vista della scocciatura che si trattava di limitare quanto era possibile.

I mezzi sono numerosi, un po’ della tua intelligenza basterà a trovarne di efficaci. [Per esempio], poiché già allora ero un “artista pittore”, ho fatto un ritratto del mio comandante […] e ciò mi ha consentito per un tempo rispettabile una libertà pressoché completa». Avversione confermata dall’ironia dissacrante che si percepisce nella dedica all’amico Flouquet - lui pure richiamato dalla leva militare - posta su una fotografia che Magritte gli inviò, in divisa completa e moschetto, descrivendosi così: «Anch’io ho una tenuta da Arlecchino, piuttosto pesante con questa calura estrema».


Magritte fotografato con tre suoi manifesti nel 1920 circa.

Il mese dopo il congedo il pittore si sposò con l’amata Georgette e iniziò un periodo di relativa quiete. Trovò infatti lavoro come disegnatore in una fabbrica di carte da parati, restandoci per almeno due anni. Ma la passione per la pittura non gli era venuta meno. Alla fine del 1922 insieme con Victor Servranckx, un pittore belga conosciuto nella fabbrica dove lavorava, stilò il manoscritto Défense de l’Esthétique, che avrebbe dovuto essere pubblicato all’inizio dell’anno successivo. Il libello rappresentava una difesa a spada tratta delle teorie puriste di “L’Esprit Nouveau”, rivista che dal 1920 si pubblicava a Parigi sotto la guida di Le Corbusier (pseudonimo di Charles-Edouard Jeanneret) e Amédée Ozenfant, i quali sostenevano la liceità di una nuova estetica oltre il cubismo sotto l’egida della nuova civiltà delle macchine. Un corrispettivo pittorico di queste teorie è il dipinto Tre donne in un interno, del 1923.


Testa (1920);
Houston, Menil Collection.


Paesaggio (1920);
Houston, Menil Collection.

Tre donne in un interno (1923).
Nel dipinto appare evidente l’influsso esercitato sull’artista dalle teorie puriste di Le Corbusier, secondo cui, al pari di quanto accadeva nell’ingegneria e nell’architettura, la pittura doveva abolire ogni dettaglio non necessario e ogni elemento ornamentale.


Magritte in divisa da militare (1922).

In effetti, più di metà di Défense de l’Esthétique riguardava l’ingegneria e l’architettura. E tuttavia, se il purismo invitava a tralasciare ogni aspetto spurio della pittura, qualsiasi suo dettaglio ornamentale, fantastico o realistico, nella Défense si invitava, al contrario, a una visione “impura”, per così dire: «Quando l’idea creatrice abbisogna per la sua espressione adeguata di piani di profondità, il pittore deve sacrificare l’aspetto piano della tela, dal momento che è la tela al servizio del pittore e non viceversa e che il pittore non dipinge per coprire una tela di colori, così come il poeta non scrive per coprire una pagina di parole». Ciò significava che Magritte propendeva pur entro certi limiti verso la fisicità razionalista dei francesi piuttosto che verso le teorie più radicali dei movimenti astrattisti che a quel tempo si stavano sviluppando in Germania, Russia e Olanda. Purtroppo l’editore di Anversa della rivista “Ça ira” non pubblicò il manoscritto.

L’anno 1923 fu però cruciale per un altro motivo, e cioè che Magritte vide la riproduzione del celebre quadro Canto d’amore, dipinto da Giorgio de Chirico nel 1914, rimanendone sconvolto, come ricorderà negli anni Cinquanta Mesens. Nel 1938 Magritte avrebbe scritto a proposito di esso: «Questa poesia trionfante ha sostituito l’effetto stereotipato della pittura tradizionale. È una completa rottura con le abitudini mentali proprie degli artisti prigionieri del talento, del virtuosismo e di tutte le piccole specialità estetiche. È una visione nuova nella quale lo spettatore ritrova il suo isolamento e ode il silenzio del mondo». Sebbene su una bancarella Magritte trovasse negli stessi anni un fascicolo di “Valori Plastici” - famosa rivista culla della Metafisica - nonché una copia della monografia in francese che Carlo Carrà dedicò a Derain nel 1924, pubblicata dal medesimo editore della rivista, tuttavia per due anni almeno non risultano tracce nelle sue opere di tale infatuazione. Le occasioni per conoscere artisti di diversa provenienza furono anche altre.


Giorgio de Chirico, Canto d’amore (1914); New York, MoMA - Museum of Modern Art.

In dicembre a Bruxelles fu aperto il Cabinet Maldoror - protagonista eponimo del famoso poema di Lautréamont - galleria che offrirà nel giro di due-tre anni mostre, oltre che di Magritte, di Otto Dix, Paul Klee, Vasilij Kandinskij, Lyonel Feininger, Oskar Schlemmer, Constant Permeke, Pablo Picasso, Georges Braque, Rousseau il Doganiere, André Derain, nonché proietterà film di Abel Gance e David Wark Griffith.
Nonostante avesse un impiego ben retribuito, Magritte cercava di costruirsi una carriera diversa. Recandosi nel 1924 a Parigi, per esempio, dove però il costo della vita era troppo alto per le sue possibilità. O realizzando pubblicità a colori a tutta pagina come quella - nello stesso anno - dell’Alfa Romeo in una rivista per la casa di moda Norine, chiaramente ispirata allo stile di Fortunato Depero: per fare un altro di esempio. O ancora, cercando di entrare per mezzo di amici nel giro dell’intellighenzia parigina. Nello stesso settembre 1924 infatti Mesens propose a Francis Picabia, direttore della rivista “391”, di far collaborare lui e Magritte al periodico dadaista. E in effetti il mese dopo Mesens e Magritte pubblicarono un articolo ricco di “calembours”, assonanze e paradossi tipicamente dadaisti del tipo: «Amo la birra e la malvarosa » (gioco di parole inventato appunto da Magritte; in francese: “J’aime la bière et les roses trémières”). Nello stesso ottobre 1924 Magritte, Mesens, gli scrittori belgi Marcel Lecomte e Camille Goemans, ma soprattutto il biochimico Paul Nougé - uno dei membri fondatori nel 1919 del Partito comunista belga, che sarebbe ben presto diventato un vero e proprio mentore di Magritte - progettarono l’uscita di “Correspondance”, rivista in forma di volantini; ne furono pubblicati ventidue esemplari fra il novembre 1924 e il giugno 1925. L’originalità dell’impresa affine allo spirito del surrealismo, il cui primo manifesto fu pubblicato nell’ottobre del 1924, non lasciò indifferenti i surrealisti. Che infatti l’anno dopo si recarono in Belgio per conoscerne gli autori.


Carlo Carrà, Ovale delle apparizioni (1918); Roma, La Galleria nazionale.
È possibile che Magritte abbia visto questo dipinto riprodotto nel primo numero di “Valori Plastici”, anche se lievemente diverso da come lo vediamo ora in quanto Carrà lo riprese poco dopo, attenuandone i toni e modificandone in alcuni particolari la drammatizzazione e l’evidente citazione da quadri di de Chirico del 1917.

Norine/Snutsel/ Alfa Romeo, annuncio pubblicitario pubblicato in “Englebert Magazine”, 1924. Nell’annuncio pubblicitario sono state coinvolte la casa di moda Norine, l’Alfa Romeo e la fabbrica di autotrasporti Snutsel.

MAGRITTE
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Sileno Salvagnini
La presente pubblicazione è dedicata a René Magritte (1898-1967). In sommario: Ritratto di artista da giovane (1898-1924); L'avventura surrealista (1925-1929); Il surrealismo maturo, le grandi mostre all'estero, il ''periodo Renoir'' (1930-1947); Nuove sperimentazioni ed epilogo (1948-1967). Come tutte le monografie della collana Dossier d'art, una pubblicazione agile, ricca di belle riproduzioni a colori, completa di un utilissimo quadro cronologico e di una ricca bibliografia.