Camera con vista


CINEMADA LABORATORIO

di Luca Antoccia

Per Wim Wenders i quadri di Edward Hopper fanno pensare all’inizio di un potenziale film. Hopper e il cinema: capitolo infinito del libro sempre più ricco dei rapporti tra cinema e (altre) arti figurative. La recente mostra Edward Hopper al Vittoriano di Roma di opere provenienti dal Whitney Museum di New York (da cui iniziò la fascinazione wendersiana) torna esplicitamente sulla questione nell’allestimento, nella spiegazione audio di alcune opere e nel saggio introduttivo del catalogo di Luca Beatrice. Dove ai nomi ormai conclamati di Hitchcock, Malick, Wenders, Lynch e Argento sarebbe stato interessante aggiungere il meno conosciuto regista austriaco Gustav Deutsch che in Shirley. Vision of Reality (2013) ha animato in altrettanti piani sequenza tredici tele del maestro americano, dimostrando vero l’assunto di Wenders e liberando la narratività intrappolata nei suoi dipinti. Un continuo “tableau vivant”, più di Passion di Godard o di qualunque altro precedente. Perché qui è evidente il controllo perfezionistico di ogni pixel al servizio di una ricostruzione elettronica ormai quasi perfetta del quadro, che resiste anche al movimento degli attori con conseguenti cambi di ombre. Il paesaggio dipinto dietro le finestre nelle tante camere con vista ha un che di claustrofobico e raggelato che la presenza unificante della tipica donna hopperiana, carnale e insieme asessuata, magnificamente impersonata da Stephanie Cumming, solo in parte corregge. Il film si apre nel 1931, si chiude nel 1963 e svolge più che altro monologhi interiori della protagonista, ma riesce a essere un perfetto esempio di cinema da laboratorio, un caso unico, una vista con camera, in cui lo sguardo tipico dei personaggi hopperiani verso un paesaggio fuori dalla finestra è costretto invece a tornare indietro, data la natura di cartone dipinto degli sfondi, e a focalizzarsi sui ben altrimenti vivi attori e sulla natura del loro e del nostro sguardo. Un film sulla fascinazione visiva.


Frame da Shirley. Vision of Reality (2013), di Gustav Deutsch.


Frame da Shirley. Vision of Reality (2013), di Gustav Deutsch.

Frame da Shirley. Vision of Reality (2013), di Gustav Deutsch;


Edward Hopper, Sunlight on Brownstones (1956), Wichita (Kansas), Wichita Art Museum.

ART E DOSSIER N. 341
ART E DOSSIER N. 341
MARZO 2017
In questo numero: IMMAGINI FATTE DI LUCE Bill Viola: la videoarte; Ivana Franke: luce immateriale; Marinella Pirelli: light art; Vetrate: la luce ritrovata. IN MOSTRA Viola a Firenze, Mambor a Milano, De Stijl in Olanda, Bellini a Conegliano.Direttore: Philippe Daverio