CATALOGHI E LIBRI

MARZO 2017

BASQUIAT

Michel Nuridsany, autore di successo, fra l’altro, di una biografia su Warhol, conclude con il libro su Basquiat una sorta di dittico, dato che il mitico fondatore newyorchese della Factory, morto nel 1987 non ancora sessantenne, fu uno dei mentori e grandi amici del più giovane Jean- Michel, che gli sopravvisse solo di un anno. Nato nel 1960 da una famiglia non disagiata di origine caraibica, Basquiat, tra i primi e più acclamati artisti di colore di tutti i tempi, stella lucente («radiant child», lo hanno definito) nel firmamento delle avanguardie newyorchesi primi anni Ottanta, aveva ventisette anni quando fu stroncato da un’overdose, dopo anni di eccessi. Nuridsany, con una documentazione senza precedenti, evita l’agiografia e le semplificazioni e riesce a pieno, in difficile equilibrio, a ritessere ogni attimo della sua vita, in una trama fittissima di memorie. Amici, compagni di sregolatezze, fidanzate, collezionisti, musicisti, writers, galleristi, intellettuali e scrittori, sono i testimoni della fulminea ascesa e forse prevedibile caduta di un giovane d’immenso talento, sensibile e acuto osservatore dei problemi razziali e delle ingiustizie sociali. È un libro che ci rende partecipi, che ci fa amare Basquiat e conoscere ogni sua opera in dettaglio, dalle prime prove di writer fino alle tele monumentali che i galleristi gli strappavano ormai quasi di mano, forse alcune neppure terminate. Fu un magnifico pittore, musicista, poeta, come rimarca Nuridsany, un giovane uomo che cercò il successo a tutti i costi ma che pure era consapevole di essere una gallina dalle uova d’oro per i suoi mercanti. Non fu un eroe, ma seppe anche rifiutare, per molti aspetti, il mercato dell’arte, in un mondo forse non interessato o non in grado di sanare il suo disagio esistenziale e la dipendenza dalle droghe. «Bisogna essere fuori di testa, soli, per essere un grande artista, se sei integrato non accadrà nulla», è una frase di Gilbert & George che l’autore rievoca più volte, a proposito. A una lettura attenta, il libro è anche un affresco straordinario dell’irripetibile stagione culturale fiorita nell’East Village.

Michel Nuridsany traduzione di X. Rodriguez Bradford Johann & Levi, Milano 2016 382 pp. € 33

LE VASCHE DI LEONARDO

Tre grandi vasche di arenaria nei sotterranei dell’ospedale di Santa Maria Nuova a Firenze, struttura sanitaria dal Medioevo: è difficile risalire alla fonte della leggenda che fossero servite a dissezionare cadaveri, una leggenda ancora molto diffusa, ripercorsa nel 2012 da Ken Follett nella puntata sulla Peste nera a Firenze del suo fantasioso documentario sul Medioevo. Se ne sono occupati anche studiosi di Leonardo come Domenico Laurenza (Leonardo. L’anatomia, Giunti, Firenze 2009), giacché il genio di Vinci scrive di aver dissezionato a Santa Maria Nuova, per le sue ricerche anatomiche, i cadaveri di un centenario e di un bambino. Nessuna fonte cita però le vasche come atte allo scopo, e questo nuovo studio ipotizza con prove scientifiche che non essendo adatte al contenimento di cadaveri, le vasche servissero piuttosto per la tinta dei panni o per conservare derrate alimentari. Senza escludere che dissezioni e studi di anatomia si svolgessero in altri locali dell’edificio.


A cura di Esther Diana Polistampa, Firenze 2016 48 pp., 40 ill. b.n. € 12

GIOVANNI BELLINI

Inaugurata il 25 febbraio scorso a Conegliano (Treviso), la mostra Bellini e i Belliniani (fino al 18 giugno), curata da Giandomenico Romanelli, conclude le iniziative organizzate nel 2016 per il cinquecentenario della morte di Giovanni Bellini (Venezia 1430 circa - 29 novembre 1516). È questa una buona occasione per valutare ulteriori prospettive critiche rispetto alla ricca bibliografia sul grande artista veneziano, la sua prolifica bottega e le influenze sull’arte del primo Cinquecento. Nonostante la ricerca in questo campo sia in continuo aggiornamento, non pare fuori luogo la scelta di Castelvecchi di ripubblicare, con la traduzione di Paolo Martore, gli scritti su Giovanni Bellini di Roger Fry, il cui primo studio (Giovanni Bellini) risale al 1899 ed è sempre citato nella fortuna critica e nella bibliografia sul pittore. Citato, va detto, ma non commentato, a parte qualche breve riferimento, qua e là, nelle fondamentali monografie di Rona Goffen (Motta, Milano 1990) e di Anchise Tempestini (Cantini, Firenze 1992), senza considerare, com’è ovvio, la postfazione di Caroline Elam alla prima traduzione italiana del saggio in questione (comparsa in R. Fry, Giovanni Bellini, Abscondita, Milano 2007).
La pubblicazione di Castelvecchi è arricchita da un’appendice di altri tre articoli che Fry pubblicò su prestigiose riviste anglo-americane, fra 1908 e 1925. Seppure gli studi sulla pittura veneta siano immensamente progrediti, quello che si apprezza, come sempre nel critico inglese, sono l’inquadramento storico-sociale, la chiarezza espositiva, la bella scrittura mai fine a se stessa, l’attualità e freschezza di certe osservazioni, come ben esemplifica, ci pare, la conclusione del saggio del 1899: «Il pathos che le sue figure esprimono non è mai languido o stucchevole; piuttosto, nel sentimento di Bellini è l’esito fatale della loro condizione di esseri umani. Per riassumere in una singola frase ciò che Bellini ha espresso più profondamente di ogni altro artista, servono le parole di Virgilio: “Sunt lacrimae rerum et mentem mortalia tangunt”», come dire, la storia è lacrime, e l’umano soffrire commuove la mente, come sempre ci commuovono ancora i dipinti di Bellini.

Roger Fry Castelvecchi, Roma 2016 94 pp., 37 ill.b.n € 14,50

MIMMO ROTELLA

A dieci anni dalla scomparsa di Mimmo Rotella (Catanzaro 1918 - Milano 2006) esce il primo imponente volume del catalogo ragionato dell’opera di un artista poetico e solitario, noto soprattutto per i “décollages”, in realtà attivo su molti fronti, con notevole varietà di sperimentazioni. Costituito da due tomi riuniti in cofanetto, con testi in inglese e italiano, il volume è curato da Germano Celant in collaborazione con Antonella Soldaini e Veronica Locatelli, con il supporto di Mimmo Rotella Institute e Fondazione Mimmo Rotella. Secondo una già sperimentata ed efficace formula della collana “Archivi dell’Arte”, il primo tomo raccoglie, oltre all’elenco di tutte le esposizioni, dal 1947 al 2016, e alla bibliografia, il saggio critico e illustrato di Celant, che inquadra l’intera vicenda umana e artistica di Rotella nel più ampio contesto storico e sociale dal dopoguerra al nuovo secolo: la formazione e gli inizi figurativi e realistici a Napoli (1944); il trasferimento a Roma; il Manifesto dell’epistaltismo (1949), che evocava parole in libertà, un connubio di cantilene, neologismi, improvvisazioni jazz; il «malore creativo» dei primi anni Cinquanta, fra poesia sonora e pittura, fino all’idea del “décollage”, ottenuto strappando manifesti dai muri; e poi l’adesione al Nouveau Réalisme e le ulteriori sperimentazioni, fino alle opere che produssero anche poco prima della scomparsa. Il secondo tomo illustra e scheda in modo analitico le opere dal 1944 al 1961, dai dipinti di orientamento “astrattoconcreto” ai “décollage” dei primi anni Cinquanta, fino alle tendenze pop degli anni Sessanta ispirate alle immagini pubblicitarie cinematografiche di quegli anni, con icone di bellezza prorompente come Marylin Monroe o Sofia Loren: «Quando cominciai a strappare i manifesti e incollarli su tela, erano opere di matrice materico-astratta. Poi ricomparve lentamente la figura: le immagini della pubblicità, del cinema mi affascinavano. Poteva essere una diva ma anche un pezzo di formaggio […]. Alla base del Nuovo Realismo e della mia opera c’è il gesto assoluto dell’appropriazione dell’immagine ».


Germano Celant Skira, Milano-Ginevra 2016 2 tomi, 756 pp. 1513 ill. colore e b.n € 280

ART E DOSSIER N. 341
ART E DOSSIER N. 341
MARZO 2017
In questo numero: IMMAGINI FATTE DI LUCE Bill Viola: la videoarte; Ivana Franke: luce immateriale; Marinella Pirelli: light art; Vetrate: la luce ritrovata. IN MOSTRA Viola a Firenze, Mambor a Milano, De Stijl in Olanda, Bellini a Conegliano.Direttore: Philippe Daverio