Lì si confronta con altri amici artisti come Enrico Castellani, Mario Ceroli, Mario Merz, Jannis Kounellis, Piero Dorazio, solo per fare alcuni nomi. Dopo la morte del marito, in un incidente automobilistico, nel 1973, si ritira col figlio Francesco per qualche anno in un’azienda frutticola nella Bassa veronese. Poi tornerà nella casa di famiglia a Varese dove riprende il disegno e la pittura ma, soprattutto, si occuperà di organizzare mostre riassuntive del suo lavoro: nel 1999, un’antologica al chiostro di Voltorre di Gavirate (Varese) curata da Tommaso Trini e Paolo Biscottini, nel 2003 a villa Panza a Varese e al Mam - Museu de Arte Moderna di San Paolo in Brasile, nel 2004 alla Permanente di Milano e nel 2008, una grande retrospettiva curata da Achille Bonito Oliva presso la Fondazione Mudima di Gino Di Maggio.
Per la mostra Ombra Luce, voluta da Giuseppe Panza di Biumo e allestita a Villa Panza - luogo che avvicina le opere di Marinella Pirelli ai lavori di luce di Douglas Wheeler, James Turrell, Dan Flavin, Maria Nordman, commissionati e raccolti dal collezionista milanese -, Pietro Pirelli, figlio di Marinella, musicista e artista visivo, compose le musiche che accompagnavano il lavoro della madre. Marinella Pirelli è una ricercatrice pura, non è mai sdolcinata. La luce per esprimersi ha bisogno del buio e lei lo va a cercare, lo crea, riuscendo a generare paesaggi di luce e di ombra che non hanno nulla di architettonico, nei quali la materia viene trafitta dai colori di una luce quasi impalpabile.
Anche Ettore Sottsass diceva che i cieli più belli sono quelli contrastati. Come certi cieli metafisici di de Chirico sotto i quali le ombre sono dipinte al contrario. Lea Vergine in L’ultima avanguardia. Arte cinetica e programmata parla di «seduzione della metafisica». Marinella diventa metafisica quando, con le sue installazioni di luce, ci porta in un’altra realtà, in emisferi diversi dal nostro.
Le Meteore sono una serie di opere create all’inizio degli anni Settanta: grosse scatole dalle superfici trasparenti, nelle quali una fonte di luce proveniente dall’interno scorre su strati sovrapposti di metacrilato, facendo emergere immagini simili a corpi celesti.
Le opere Meteore e Pulsar sembrano invitarci ad abbandonare gli schemi visivi predeterminati, ci ricordano una realtà perduta, qualcosa come una vita anteriore. La definizione stessa di meteore fa venire in mente la loro transitorietà, l’impossibilità di fissarle in un’impronta definitiva nella memoria così come sulla superficie in cui appaiono.
Franco Toselli che curò la personale di Marinella Pirelli nella sua Galleria de Nieubourg, nel 1969, a Milano, ci racconta: «Marinella era dolcissima, ma molto determinata. Ascoltava gli altri, ma manteneva sempre la sua intenzione creativa originaria. Cercava di incontrare persone che avessero una forte identità artistica, come Trini, Boetti, Gilardi e altri Poveristi».
La vita intensa e luminosa di Marinella Pirelli, definita così da Flaminio Gualdoni, autore del libro a lei dedicato (Marinella Pirelli, Milano 1997) termina il 29 giugno 2009.
Una vita artistica non facile quella di Marinella. Era donna ed era una Pirelli. Eppure, sempre, con grande eleganza ha saputo mantenere intatto il suo sogno, ha saputo proteggerlo con quell’ingenuità senza la quale, a volte, almeno in campo artistico, non si può combinare nulla di buono. Non ha mai lavorato su commissione, tutto ciò che ha fatto è frutto di un’ispirazione che andava assecondata. Marinella Pirelli ha lavorato per più di cinquant’anni, trenta dei quali lontana dal rumore mondano che accompagna il mondo dell’arte. L’Archivio Marinella Pirelli, presieduto dalla curatrice Vittoria Broggini, ha già censito ben milleduecento lavori fra pittorici, filmici e installativi.
Fra cento anni, in quello che sarà Internet, alla voce Pirelli, potremo leggere: Meteora Doppio Tramonto, Meteora Doppio Arcobaleno, Pulsar. Lavori di luce dell’artista Marinella Pirelli (1925-2009). Ci saranno anche le altre voci con gli altri illustri membri della famiglia, ma Meteora e Pulsar verranno prima di Cinturato, pneumatico radiale degli anni Cinquanta del XX secolo.