Arte contemporanea 


BiennaleAntartica

Cristina Baldacci

L’ultimo luogo sulla terra (forse) ancora libero e incontaminato dove il pensiero di artisti, scienziati e filosofi possa avere carta bianca: ecco il fascino dell’Antartide secondo Alexander Ponomarev, artista russo con alle spalle una formazione da ingegnere nautico e una carriera da sommergibilista. Da questa sua visione nasce la prima Antartic Biennale, unica nel suo genere: non una mostra, ma una spedizione di ricerca rivolta ad allargare i confini dell’arte e a promuovere progetti ecosostenibili che, più che produrre opere, mostreranno percorsi ideativi. È dunque una biennale soprattutto concettuale quella diretta da Ponomarev tra i ghiacci del continente più a sud del pianeta, basata sull’idea e il processo, lo scambio e la condivisione; tanto che il motto è quello di «non lasciare tracce», a parte quelle intellettuali. 

L’altra sua caratteristica è quella di essere una Biennale itinerante e brevissima, senza pubblico. Durerà infatti poco più di una settimana, dal 27 marzo al 6 aprile, e si svolgerà su una nave, la rompighiaccio finlandese Akademik Ioffe, che traghetterà un centinaio di persone lungo il tratto di oceano che da Ushuaia, città argentina all’estremità della Terra del Fuoco, arriva fino a Marguerite Bay, nella penisola antartica. Tra i membri dell’equipaggio, ad affiancare gli artisti, ci saranno altri pensatori − come Barbara Imhof, architetto e designer specializzata in tecniche di volo e di sopravvivenza spaziali, e Aleksandr Sekatsky - scrittore e filosofo russo − che solleciteranno il dialogo tra arte e scienza. 

Oltre a nomi celebri del sistema dell’arte internazionale, tra cui Yto Barrada, Lara Favaretto e Tomás Saraceno, sono stati invitati artisti che condividono la passione per la scienza. L’equadoregno Paúl Rosero Contreras, per esempio, studia come far sopravvivere piante di cacao in climi estremamente rigidi e il suo progetto temporaneo in Antartide consisterà nell’installare uno di questi alberi in cima a un iceberg, proteggendolo con una capsula termica o piccola serra bioclimatica. Tra gli altri, ci saranno anche il tedesco Julius von Bismarck, artista multimediale che indaga i limiti fisici e sociali; il cinese Zhang Enli, interessato al container come incubatore concettuale, ambientale e sociale; la brasiliana Juliana Cerqueira Leite, il cui lavoro consiste nel mostrare come il tempo e il gesto si concretizzino nella materia generando la forma; l’inglese Matthew Ritchie, che ha un’unica ossessione: cercare di rappresentare l’universo e i meccanismi che generano la conoscenza. 

Attraverso una “open call” sono stati inoltre selezionati una quindicina di artisti al di sotto dei trentacinque anni. Al primo posto si sono classificati, “ex aequo”: il giapponese Sho Hasegawa (1987) con The Winter Landscape, un work in progress iniziato nel 2011 che lo ha portato a viaggiare negli angoli più freddi del mondo (è già stato in Finlandia e in Norvegia), dove, con indosso due pattini con lame di bronzo e alluminio che producono elettricità, volteggiando sul ghiaccio ha creato - e creerà anche in Antartide - disegni di luce; e il tedesco Gustav Düsing (1984) con Shelter, una struttura temporanea, simile a una tenda o igloo, fatta di ghiaccio sottilissimo e ispirata alle architetture glaciali dello svizzero Heinz Isler. 

Gli altri quindici giovani finalisti, tra cui l’italiana Matilde Solbiati (1986), presenteranno il loro lavoro all’interno del Padiglione antartico alla prossima Biennale di Venezia, che inaugurerà il 13 maggio sotto la direzione artistica della curatrice francese Christine Macel.


La prima biennale itinerante tra i ghiacci dell’Antartide per allargare i confini dell’arte e promuovere progetti ecosostenibili


La nave Akademik Ioffe nell’Oceano antartico, mezzo utilizzato durante l’itinerante Antartic Biennale.

Antarctic Biennale

penisola antartica
27 marzo - 6 aprile
www.antarcticbiennale.com

ART E DOSSIER N. 341
ART E DOSSIER N. 341
MARZO 2017
In questo numero: IMMAGINI FATTE DI LUCE Bill Viola: la videoarte; Ivana Franke: luce immateriale; Marinella Pirelli: light art; Vetrate: la luce ritrovata. IN MOSTRA Viola a Firenze, Mambor a Milano, De Stijl in Olanda, Bellini a Conegliano.Direttore: Philippe Daverio