Studi e riscoperte. 2
Sculture romane nella valle della Mosella, presso Treviri

DOLCE VITAALLA FRONTIERA
DELL’IMPERO

Nel II e III secolo l’Europa romanizzata vede crescere in importanza piccoli centri che si trasformano in ricche città mercantili, molto attive sul piano artistico. Le sculture dei mausolei di Igel e Neumagen, in Germania, tramandano immagini di una vita quotidiana agiata, che sarebbe stata presto spazzata via dall’arrivo dei barbari.

Sergio Rinaldi Tufi

«Tetti di ville che si levano lungo il pendio delle rive, colline verdeggianti di vigneti e, ai loro piedi, il corso amabile della Mosella, che fluisce con tacito murmure. Salve, o fiume esaltato per i tuoi campi […]. A te i Belgi sono debitori delle mura degne di accogliere la sede imperiale, o fiume i cui colli sono coltivati a vigne dai vini fragranti ». E così via: quelle morbide anse fluviali fra pendii ordinatamente coperti di filari caratterizzano ancora oggi il panorama. Quando scriveva questi versi (e anche molti altri: il poema Mosella è lungo ben 483 esametri), Decimo Magno Ausonio, nato a Bordeaux attorno al 310 d.C., era precettore del futuro imperatore Graziano a Treviri: sede imperiale, come dice lui stesso, cioè una delle nuove capitali create dopo la riforma dello Stato romano attuata da Diocleziano, quando ormai Roma aveva perso la sua centralità. Attribuire al fiume il merito della prosperità di Treviri (che in un’altra sua opera lo stesso Ausonio colloca al sesto posto fra le città dell’impero) non era esagerato: rive fertili, allevamenti fiorenti, pesca abbondante, navigabilità erano prerogative evidenti, e fra queste l’ultima assicurava l’esportazione di ciò che si produceva grazie alle altre. Era facile infatti raggiungere il Reno, la frontiera dell’impero, con le sue guarnigioni da rifornire, ma anche con le popolazioni che abitavano al di là e che costituivano, almeno nei periodi di pace, un’ulteriore, potenziale clientela.


Rilievo raffigurante una nave da carico della valle della Mosella con barcaioli e quattro botti di vino, Roma, Museo della civiltà romana. La scultura, realizzata in occasione della Mostra augustea della Romanità (Roma, Palazzo delle esposizioni, 23 settembre 1937 - 4 novembre 1938), è la copia dell’originale risalente al III secolo d.C. e conservato al Rheinisches Landesmuseum di Treviri.

Fin dai tempi di Augusto, Treviri, fondata nel 16 d.C. con il nome di Augusta Treverorum, aveva ricoperto il ruolo di capoluogo della provincia della Gallia Belgica


Fin dai tempi di Augusto, Treviri, fondata nel 16 d.C. con il nome di Augusta Treverorum, aveva ricoperto il ruolo di capoluogo della provincia della Gallia Belgica, territorio precedentemente occupato, appunto, dalla popolazione dei Treveri appartenente all’etnia celtica dei Belgae, e oggi diviso fra diversi stati: Germania, Belgio, Paesi Bassi, Francia, Lussemburgo. Già nel corso del I secolo il geografo Pomponio Mela parla di «urbs opulentissima»: dotata di un grande ponte che attraversava la Mosella (e la attraversa ancora, sia pure dopo numerosi restauri), la città presenta fin dal principio un importante foro, e man mano si arricchisce di anfiteatro, mura (in cui si apre fra l’altro la celebre Porta Nigra), terme; in qualità di capitale, è oggetto nel IV secolo di grandi interventi di Costantino (palazzo imperiale, due chiese gemelle, un altro impianto termale). Nel palazzo, la sala delle udienze (la cosiddetta “basilica”) è un grande ambiente absidato successivamente trasformato in chiesa). Notevole nella città e nel territorio, in tutto questo arco di tempo, è la fioritura delle arti figurative e dell’alto artigianato: splendidi vetri, ceramica dalla decorazione assai peculiare. 

Non mancano pregevoli ritratti, alcuni dei quali probabilmente eseguiti da botteghe romane. Ma le sculture forse più note sono quelle che, nelle immediate vicinanze della capitale, decoravano una cospicua serie di monumenti funerari del II e III secolo d.C. Monumenti di notevole impegno, che rivelano il livello di benessere e di agiatezza raggiunto da un’operosa comunità che sapeva sfruttare le risorse del luogo. 

Poco lontano da Treviri, risalendo verso Occidente il corso della Mosella, troviamo nella località di Igel un mausoleo che piacque anche a Goethe. È alto ventitre metri, sormontato da una cuspide e molto sottile: una sorta di guglia, fatta costruire attorno al 250 d.C. dai fratelli Lucius Secundinius Aventinus e Lucius Secundinius Securus per se stessi e per le loro famiglie. Famiglie di agricoltori, allevatori e mercanti: nei molti rilievi che decorano il monumento sono raffigurate scene di merci viaggianti su imbarcazioni, di pagamenti effettuati in denaro ma anche in natura (si veda il personaggio che si presenta con un leprotto in mano), di banchetto e di cucina. Non manca una sorta di “gruppo di famiglia”, mentre alcune scene mitologiche sembrano (come era d’uso) voler spostare l’attenzione dalla vita vissuta fino a un piano ultraterreno: significativa soprattutto, sulla sommità della cuspide, la scultura a tutto tondo (oggi molto rovinata) raffigurante Ganimede, bellissimo giovinetto troiano, trasportato in cielo da Zeus in forma di aquila per divenire il coppiere degli dei.


Rilievo raffigurante un maestro tra i suoi scolari (III secolo d.C.), Treviri, Rheinisches Landesmuseum.


Rilievo raffigurante scena di viaggio in calesse (III secolo d.C.), Treviri, Rheinisches Landesmuseum.


Mausoleo nella località di Igel, vicino a Treviri, sormontato da una sorta di guglia fatta costruire intorno al 250 d.C. dai fratelli Lucius Secundinius Aventinus e Lucius Secundinius Securus per se stessi e per le loro famiglie.

Tracce di colore individuate sulla superficie rivelano che il monumento era policromo: un tentativo di ricostruire l’aspetto originario è stato compiuto nel Landesmuseum di Treviri. 

Sempre nel Landesmuseum si trovano numerosi rilievi (anch’essi in origine policromi) provenienti da Neumagen (antica Noviomagus), poco a est della capitale. Provengono da mausolei che, al contrario di quello di Igel, furono distrutti nella seconda metà del III secolo (anche se eretti poco prima), riutilizzando i materiali per una frettolosa realizzazione di mura in presenza della spinta dei barbari di oltre Reno: mura che sono state poi smontate, per recuperare le sculture. Ed ecco raffigurate anche qui, con notevole freschezza, scene di vita quotidiana: il signore alla caccia, il mercante che esibisce la qualità dei tessuti, la lezione scolastica (con tanto di occhiataccia del maestro a un allievo in ritardo), la dama pettinata dalle ancelle. Due grandi sculture appaiono come una celebrazione del vino, e di chi lo produce e trasporta: ognuna raffigurava due navi cariche di botti e spinte da numerosi rematori barbuti, collegate da una sorta di ponte su cui erano accatastate damigiane impagliate. Monumenti che ci sono pervenuti scomposti in numerosi frammenti: di uno dei due si è tentata una ricostruzione, dell’altro non è stato possibile, anche se una delle due barche si conserva per intero e l’altra, pur frammentaria, si segnala per la «sognante placidità» (così la definì Ranuccio Bianchi Bandinelli) del timoniere. Non tutto il vino era forse nelle botti… Il “Frölicher Steuermann” (allegro pilota, secondo la simpatica denominazione popolare in tedesco) è forse il dettaglio più noto dei rilievi di Neumagen: una serie di sculture di indubbio fascino, in cui la mancanza di attenzione per la correttezza delle proporzioni (si notino quelle delle navi e dei naviganti) è compensata dai ritmi sinuosi delle figure. Teste lievemente inclinate, sguardi obliqui o rivolti verso l’alto, conferiscono ai personaggi raffigurati un’espressione intensa, quasi sognante.


Rilievo raffigurante acquirenti in un negozio di tessuti (III secolo d.C.), Treviri, Rheinisches Landesmuseum.


Particolare di rilevo raffigurante nave che trasporta il vino con il “Frölicher Steuermann” (allegro pilota) (III secolo d.C.), Treviri, Rheinisches Landesmuseum.

Vaso “diatreto” (particolare tipo di raffinatissima “decorazione a giorno”) (III secolo d.C.), Treviri, Rheinisches Landesmuseum.


La cosiddetta “basilica”, in origine sala delle udienze del palazzo di Costantino a Treviri, convertita successivamente in chiesa.

ART E DOSSIER N. 340
ART E DOSSIER N. 340
FEBBRAIO 2017
In questo numero: VISIONI ALTERNATIVE Gli zingari nell'arte. Dentro l'opera: leggere l'arte contemporanea. Beard: animali in scena. Il design di Enzo Mari. La fotografia di Mario Cresci. IN MOSTRA Caravaggio e natura morta a Roma, Art Deco a Forlì, Avanguardie russe a Londra, Manzù e Fontana a Roma.Direttore: Philippe Daverio