Il museo immaginario


UN TALENTOBESTIALE

di Alfredo Accatino - Il Museo Immaginario
ilmuseoimmaginario.blogspot.it

Un viaggio alternativo nell’arte del Novecento, alla riscoperta di grandi artisti, di opere e storie spesso dimenticate: William Holbrook Beard

William Holbrook Beard (1824-1900: in questa rubrica rappresenta una piccola eccezione temporale) è originario di una famiglia di modesti artisti di Painesville, Ohio, specializzati in rassicuranti ritratti e paesaggi destinati ad arredare le case della piccola borghesia. A un certo punto, sulla soglia dei quarant’anni, ha un’idea: sostituisce gli esseri umani con animali umanizzati, scimmie, orsi (lui si chiama Beard, cioè barba, parola con una forte assonanza con “bear”, orso), e inizia a rappresentare bestie che fanno gli uomini, umani che maltrattano animali, e animali che trattano gli animali da umani. Ma anche animali che interagiscono con Dio. Insomma, fa quello che dovrebbe fare ogni creativo: sparigliare le carte, ribaltare le soluzioni e realizzare scene satiriche, che avranno una vasta diffusione nella seconda metà del XIX secolo. Accade così che in alcuni casi l’idea superi la “normalità”, e permetta a un pittore, altrimenti anonimo e dimenticato, di dare vita a un mondo affascinante, dove addirittura la scelta del soggetto finisce per elevare la pittura, sino a renderla un piccolo capolavoro di genere. 

A me, per esempio, coinvolge e colpisce il quadro Il potere della morte (1890), nel quale uno spettro avvince una tigre, mentre l’elefante giace a terra, già ucciso, come il leone, che si intravede nello sfondo, al pari delle altre vittime.


Il potere della morte (1890).

Un po’ Gericault, un po’ Settimo sigillo di Ingmar Bergman, un po’ Dottor Destino di Stan Lee e Jack Kirby. Mi piace La danza degli orsi nella sua totale e inspiegabile follia, come la Moglie del pescatore in versione scimmia, che sembra un dipinto fiammingo. O Piove a ciel sereno, il diavolo fustiga la moglie, dove è raffigurato nella parte superiore un paesaggio postgotico e postromantico, con un piccolo bambino che si affaccia nella campagna a una grata o a una fossa, nascosta nella terra, mentre al di sotto di lui il diavolo frusta la propria consorte. Un capolavoro dell’assurdo, che si ispira a una fonte letteraria, forse a Salvator Rosa, e sa assumere uno stile pittorico “alto”. 

Di fatto autodidatta, il giovane artista inizia la sua carriera offrendo i suoi servizi di pittore con il fratello maggiore James Henry Beard, e poi lavora per diversi anni come ritrattista itinerante nel suo stato natale. Si trasferisce a New York City nel 1845, ma nel 1850 lascia la metropoli per Buffalo, dove apre uno studio e sposa la figlia di un artista di successo come Thomas Le Clear. Lascia la moglie a badare alla casa e per due anni viaggia in Europa. Quando torna, nel 1858, inizia a dipingere le opere “animalizzate” che lo hanno reso celebre, probabilmente ispirate dalle incisioni di Thomas Landseer, che aveva visto in Europa, e alle sue stravaganti serie dedicate all’epopea “monkeyana”.
Nel 1860 torna a New York, e va a vivere nel Tenth Street Studio Building, dove hanno lo studio gli artisti alla moda.
Viene eletto accademico nel 1862.
Non so altro. So che riesce anche a vedere il Novecento. Forse è morto contento. Forse no. Le fonti non ne parlano. E non ci è dato di saperlo.
«L’uomo non sa più degli altri animali. Ne sa di meno. Loro sanno quel che devono sapere. Noi, no» (Fernando Pessoa).


La danza degli orsi (1850 circa), New York, New York Historical Society.


Piove a ciel sereno, il diavolo fustiga la moglie (senza data).

Tori e orsi al mercato (1879), New York, New York Historical Society.


Il sogno del cacciatore di volpi (1859).


La mongolfiera perduta (1882), Washington, Smithsonian American Art Museum, Renwick Gallery.

ART E DOSSIER N. 340
ART E DOSSIER N. 340
FEBBRAIO 2017
In questo numero: VISIONI ALTERNATIVE Gli zingari nell'arte. Dentro l'opera: leggere l'arte contemporanea. Beard: animali in scena. Il design di Enzo Mari. La fotografia di Mario Cresci. IN MOSTRA Caravaggio e natura morta a Roma, Art Deco a Forlì, Avanguardie russe a Londra, Manzù e Fontana a Roma.Direttore: Philippe Daverio