In questo clima rovente, poco dopo il completamento della Sistina, si colloca la commissione della Pietà (Viterbo, Museo civico), primo frutto della collaborazione fra i due alleati: «con molta diligenza finito da Sebastiano, che vi fece un paese tenebroso molto lodato, l’invenzione però e il cartone fu di Michelangelo», scrive Vasari(40). Commissionata dal chierico Giovanni Botonti per la sua cappella gentilizia in San Francesco alla Rocca a Viterbo, la Pietà è la prima opera pubblica di Sebastiano a Roma e il suo cavallo di battaglia, la cui semplicità compositiva è solo apparente: una linea orizzontale per il corpo passivo, senza vita, di Gesù; una linea verticale, attiva, per la tensione ascetica di Maria. Il confronto con la Pietà di Michelangelo in San Pietro è inevitabile, ma le novità sono indiscutibili: nel distacco del Figlio dal grembo della Madre il significato vira dalla contemplazione del sacrificio alla speranza di salvezza. L’enfasi è posta sul ruolo centrale di Maria come corredentrice, il cui sguardo rivolto al cielo conduce l’attenzione dell’osservatore dalla morte alla vita eterna, e rappresenta la preghiera che accomuna tutti i fedeli durante la Sacra vigilia nella notte di Pasqua. Anche il corpo di Cristo - di divina bellezza - si carica di significati allegorici: è simbolo eucaristico perché visivamente associato alla mensa d’altare, su cui appare deposto quale agnello sacrificale.
Michelangelo non si espone in prima persona, ma fornisce il disegno preparatorio - di cui si conserva il busto della Vergine con studi delle mani alla Albertina di Vienna - garantendo l’originalità dell’invenzione e il rilievo scultoreo della composizione. Sebastiano, dal canto suo, riesce a ottenere inediti valori cromatici e atmosferici: nella virtuosistica gradazione tonale dell’incarnato di Cristo, e nello spettacolare «paese tenebroso molto lodato»(41), rischiarato dai bagliori dei fuochi in lontananza e dal plenilunio dai raggi blu-argentei, primo notturno monumentale della storia dell’arte, memore della Tempesta e della Notte di Giorgione portati su grande scala.
La potenza espressiva del paesaggio è funzionale al messaggio spirituale: la natura desolata, immersa nella notte, è rischiarata dalla luna; Maria/Ecclesia, simbolo di fede e salda come una roccia, assicura il fedele che le tenebre non prevarranno. La mascolinità così accentuata di Maria, quasi una sorella delle sibille michelangiolesche della Sistina, va interpretata alla luce della teologia agostiniana che riserva alle donne la stessa dignità degli uomini, creati a immagine e somiglianza di Dio. Questa mascolinità, l’“imago dei”, traspare nel corpo femminile in quanto manifestazione delle interiori doti spirituali. Con questi stessi parametri Michelangelo rivolge un complimento alla sua confidente Vittoria Colonna: «un uomo in una donna, anzi uno dio per la sua bocca parla»(42).
Un osservatore del Cinquecento, esercitato nelle pratiche dell’allegoresi, avrebbe riconosciuto i cespugli di rovo accanto alla testa di Cristo, simboli della corona di spine; la piantina di primula in primo piano, segno di rinascita perché prima a fiorire dopo l’inverno; il ruscello che scorre alla sinistra della composizione, metafora battesimale, il plenilunio che rischiara la notte e anticipa la Pasqua(43).
Imponendosi a Roma, Sebastiano s’impone sul piano internazionale e molti incarichi arrivano al veneziano da parte della committenza spagnola e imperiale: il toccante Cristo portacroce del Prado, e il trittico della Deposizione di San Pietroburgo con il magnifico Cristo al limbo del Prado, per il cardinale Vich y Valterra. A Roma il partito filoimperiale vede fra i suoi rappresentati Agostino Chigi, molti esponenti della curia, cardinali e banchieri fra cui il fiorentino Pier Francesco Borgherini, ritratto da Sebastiano come donatore nella splendida Sacra famiglia della National Gallery di Londra. Quest’ultimo è anche il committente della cappella della Flagellazione in San Pietro in Montorio, chiesa della Corona di Spagna, seconda opera di collaborazione fra i due alleati, ormai una garanzia per la riuscita dell’impresa(44).