CATALOGHI E LIBRI

GENNAIO 2017

PICASSO IMAGES

«Il titolo di questa fotografia può essere: “Le mura più forti si aprono al mio passaggio - Guarda”», annota Picasso nel 1901 a Parigi, sul retro di una stampa che lo raffigura, ventenne, con cilindro e paltò. Ma che strana immagine: il giovane artista pare un fantasma, in sovraimpressione sul muro dell’atelier dove stanno appesi alcuni dei dipinti presentati quell’anno alla sua prima mostra da Vollard. È uno dei suoi primi esperimenti fotografici. In quegli anni aveva scoperto le inedite potenzialità del mezzo fotografico e si era dapprima disperato, convinto che la fotografia avrebbe ucciso la pittura. Ma poi trovò un suo modo per accerchiare l’ostacolo. Cominciò a “usare” la fotografia per avviare rivoluzionari linguaggi pittorici. Lo si vede bene nelle nitide fotografie che lui stesso scattò a Horta de Sant Joan, villaggio catalano frequentato nell’estate del 1909: le case squadrate ed essenziali gli suggerirono un nuovo approccio alla pittura, e i suoi primi dipinti cubisti ne furono assai influenzati. Poi Picasso cominciò a considerare la sua proteiforme attività creativa come un diario, una sorta di catalogo quotidiano che registrasse per immagini, in infiniti modi diversi, gli umori, gli amori, i legami familiari, le amicizie, gli incontri. E la sua incessante ricerca artistica, com’è ovvio. Fino alla fine ha tenuto per sé migliaia di dipinti, sculture, disegni, collage, assemblaggi, fotografie e documenti di ogni genere. Gran parte di questo materiale è conservato al Musée National Picasso di Parigi, che continua a catalogarlo e studiarlo. Da questa sterminata raccolta provengono le quasi duecento fotografie (alcune di Picasso, molte altre dei fotografi più o meno celebri che lo hanno immortalato) e le decine di dipinti e sculture che il museo parigino ha prestato per una mostra formidabile, la prima di questo genere mai realizzata al mondo, al Museo dell’Ara Pacis di Roma (chiuderà il 19 febbraio). Altrettanto formidabile è il catalogo, focalizzato sull’importanza della fotografia (di Picasso e dei fotografi suoi amici), dall’inizio del Novecento ai fotogrammi da lui sperimentati negli anni Sessanta con André Villers.

a cura di Violette Andres e Anne de Mondenard Electa, Milano 2016 216 pp., 228 ill. b.n. e colore € 32

L’ARTE NON È FACCENDA DI PERSONE PER BENE

Lea Vergine è fra le figure più note della critica d’arte, la prima, fra le altre cose, ad aver descritto con lucide osservazioni il fenomeno della Body Art. Una donna bella, intelligente, in apparenza forte come una roccia, ma con non poche fragilità che scaturiscono da questa serrata e aperta conversazione con Chiara Gatti. Il libro si legge con piacere, in primo luogo per la rievocazione di un mondo scomparso, vissuto in prima persona, quello delle gallerie d’arte romane e milanesi all’avanguardia nel secondo dopoguerra, degli anni più vivaci della cultura e della politica italiana di sinistra. Gli incontri con i maggiori intellettuali e politici dell’epoca, da Pintor a Eco, da Rossanda a Fortini, ad Argan, la militanza, il giornalismo s’intrecciano con un privato coraggioso e movimentato, che ha radici in un’infanzia insospettabilmente travagliata.


Lea Vergine Rizzoli, Milano 2016 144 pp. € 18

IL COLLEZIONISTA DI SOGNI

Si legge come un romanzo la vita di Frederick Stibbert (Firenze 1838-1906), amante delle arti, collezionista maniacale di armi e armature, medievalia, arredi, mobili, stoffe. E come una specie di romanzo è stato concepito questo libro brillante e documentato, che attraverso cinque racconti ripercorre i tratti salienti della vita di un uomo eccentrico e mondano, scapolo impenitente ma non lussurioso, elegante e affabile, amante dei cavalli e della scherma, che si considerava inglese di origine ma italiano d’affetti. Curato con competenza da Enrico Colle, dal 2013 direttore del Museo Stibbert a Firenze, e dal vicedirettore Simona di Marco, infaticabile biografa di Stibbert, grazie alle sue capillari ricerche d’archivio, il libro raccoglie anche i testi autorevoli e piacevoli come un romanzo, appunto, di Martina Becattini, Riccardo Franci, Dominique Ch. Fuchs. Di origini anglosassoni (gli agiati Stibbert venivano dal Norfolk), Frederick era nato a Firenze da un padre all’epoca alquanto originale, che dalla compagna, di umili origini casentinesi, ebbe dopo il primogenito anche due figlie, e con lei convisse a lungo “more uxorio”, prima di convolare a nozze. Le ricerche d’archivio hanno dimostrato che il nonno di Frederick, grande viaggiatore, come peraltro il nipote, aveva una doppia famiglia, quella ufficiale in Europa, e un’altra in India dove aveva risieduto a lungo. Con queste premesse non poteva (forse) che venir su un ragazzo di carattere, come si suol dire. La sua passione per il collezionismo, le sue incessanti ricerche in tutto il mondo, soprattutto di armi e armature, paiono assimilarlo ad altri più anziani conterranei, come l’erudito William Beckford; con la differenza che Stibbert volle creare un museo, dunque una collezione non solo per sé ma anche per un futuro pubblico: una collezione straordinaria in una villa altrettanto straordinaria, sulla collina di Montughi, ampliata in forme prevalentemente neogotiche, con continui restauri e riadattamenti. Riuscì in questo sogno, con disponibilità di mezzi fuor della norma ma anche competenza e passione.

Enrico Colle, Simona di Marco Electa, Roma 2016 144 pp., 44 tav. b.n. e colore € 19,90, disponibile anche in Ebook

IL GIOCO DELLE PERLE DI VENEZIA

«Uno smeraldo magico, la pietra funeraria araba [...], la R. L. massonica, Baron Corvo, i fannulloni di Gambetta d’argento, i leoni greci [...] i gatti, Venezia e io ... un bell’indovinello! » si chiede, curioso, Corto Maltese, l’intrepido e affascinante marinaio uscito dalla fantasia di Hugo Pratt. Finché ci sarà qualcuno che ama Venezia, finché ci sarà chi ama i fumetti di classe, gli arcani misteri, i viaggi anche dall’altra parte del mondo, la mirabile fascinazione dei racconti illustrati di Hugo Pratt non tramonterà. Posso testimoniare che il ricordo di Pratt resta vivo nella memoria anche di singolari personaggi che lo conobbero durante i suoi viaggi in Oceania: a Rarotonga, alle isole Cook, ho conosciuto l’ex archivista maori che Pratt andò a visitare per documentarsi (oggi l’archivio, ricco di documenti coloniali, è praticamente distrutto). Al mercato di Nuku’a lofa, capitale delle isole Tonga, c’è ancora chi ricorda Pratt che copiava i disegni dei vestiti tongani e ad Apia, capitale di Samoa, il logo di uno storico hotel è lo stesso disegnato tanti anni fa dal veneziano. A Bologna la mostra Hugo Pratt e Corto Maltese. 50 anni di viaggi nel mito chiuderà il 19 marzo, e a chi ama Pratt consigliamo il bel catalogo, come pure questo raffinato e intrigante volume, appena uscito, con le fotografie poetiche e anche dissacranti di Berengo Gardin: una visionaria rievocazione di Pratt, e della sua Favola di Venezia, ambientata in laguna fra il 10 e il 25 aprile del 1921 (la prima edizione, con i disegni di Pratt e Patrizia Zaotti, è del 1976). Come sempre, Pratt mescolò personaggi storici, come lo spregiudicato Frederick Rolfe (noto a Venezia come Baron Corvo), ad altri di pura fantasia. Guidato da due cultori di Pratt - D’Anna e Steiner -, Berengo Gardin, con consueta bravura e sensibilità, ripercorre la sua Venezia e quella di Corto, alter ego di Pratt: una caccia al tesoro, in cerca di un favoloso smeraldo, simbolo esoterico di una Venezia che Berengo Gardin disperatamente tenta da anni di preservare dalle mostruose navi da crociera sul Canal grande e dall’insensata amministrazione comunale.


Gianni Berengo Gardin, Marco D’Anna, Hugo Pratt, Marco Steiner Rizzoli Lizard, Milano 2016 200 pp., 220 ill. b.n. € 35

ART E DOSSIER N. 339
ART E DOSSIER N. 339
GENNAIO 2017
In questo numero: ARTE, PASSIONE, POTERE Kokoschka e Alma Mahler: una relazione tormentata. I Gentileschi: un rapporto spezzato. Gesmar e le dive Belle Epoque. IN MOSTRA Fabre a San Pietroburgo, Liberty a Reggio Emilia, Ottocento italiano a Viareggio, Scrittura mesopotamica a Venezia.Direttore: Philippe Daverio