Arte contemporanea


Biennaledi Pune

Cristina Baldacci

Parla anche italiano la prossima Biennale di Pune, città dell’India centro-occidentale non lontana da Mumbai. A curarla sarà infatti Luca Cerizza, insieme a Zasha Colah, storica e curatrice indiana che con lui condivide lavoro e vita. Non è la prima volta che i due, che hanno spesso incarichi internazionali e che di base stanno tra Berlino e Mumbai, collaborano su territorio indiano. Nel 2016 hanno co-curato una personale dell’artista Prabhakar Pachpute nella Galleria nazionale d’arte moderna di Mumbai e, l’anno prima, sempre nella stessa città, il festival delle arti Liberty Taken (con anche Sumesh Sharma). 

La loro Biennale è incentrata sul tema dell’“abitare-coabitare”, un gioco di parole che pone l’accento su una serie di questioni molto attuali, in un mondo dove la vita del singolo, e di conseguenza delle comunità, è sempre più instabile, fluida e soggetta a cambiamenti che riguardano sia il tempo, sia lo spazio. Dove per cavarsela è necessario imparare presto a comprendersi l’un l’altro, adattarsi alle situazioni, spostarsi in luoghi diversi e, appunto, anche coabitare. Dove è soprattutto importante, così come aveva anticipato Roland Barthes in una serie di lezioni al Collège de France nel 1977, che Cerizza e Colah riprendono come base teorica della mostra, tenere in considerazione e rispettare il ritmo privato di ciascuno; quell’“idioritmia” che equivale a un pensarsi in comune scevro dal principio opportunistico “mors tua, vita mea” e che diventa perciò regola primaria per una reciproca condivisione ed equa convivenza. 

E non è del tutto fortuito che questo tema venga ripreso proprio a Pune, che, tra le prime città industriali del paese, sta vivendo un rapido sviluppo e richiamando a sé una notevole quantità di persone che vi arrivano per studiare, lavorare, cercare un futuro migliore. Pune ha tra l’altro anche un altro motivo che la lega culturalmente al concetto di comunità: vi sorge uno degli ashram più famosi, fondato negli anni Settanta dal guru Osho Rajneesh. 

Agli artisti invitati è stato chiesto di immaginare nuove possibili pratiche sociali e forme di coabitazione per cercare di avviare una riflessione che dal livello locale si sposti a quello nazionale e sovranazionale. Massimo Bartolini, Yona Friedman, Shilpa Gupta, Marcello Maloberti, Tomás Saraceno, Marinella Sentore e molti altri nomi dell’arte indiana e internazionale occuperanno luoghi quotidiani − scelti anche per il loro valore simbolico (sociale, culturale, artistico) − attorno all’arteria principale della città, la trafficata Jungli Maharaj Road, facendo emergere un ventaglio di diverse modalità del ripensare lo spazio per poterci vivere insieme.


La prossima Biennale di Pune, in India, è incentrata sul tema dell’“abitare-coabitare”


La PES (Progressive Education Society) School, uno dei luoghi dove si svolge la Biennale di Pune.

Biennale di Pune

Pune, sedi varie
6-29 gennaio
www.punebiennale.in

ART E DOSSIER N. 339
ART E DOSSIER N. 339
GENNAIO 2017
In questo numero: ARTE, PASSIONE, POTERE Kokoschka e Alma Mahler: una relazione tormentata. I Gentileschi: un rapporto spezzato. Gesmar e le dive Belle Epoque. IN MOSTRA Fabre a San Pietroburgo, Liberty a Reggio Emilia, Ottocento italiano a Viareggio, Scrittura mesopotamica a Venezia.Direttore: Philippe Daverio