L’INSEGNADI GERSAINT

Nell’ottobre del 1720, dopo un anno di inutili cure per la tubercolosi, travolto dalla crisi finanziaria seguita al fallimento del sistema bancario di John Law,

Watteau torna a Parigi e, pur gravemente malato, è costretto a lavorare duramente per risollevarsi economicamente. 

Silenzioso e misantropo, il pittore non si era mai sposato e usava soggiornare presso amici e committenti. In questa difficile situazione viene accolto e ospitato per qualche mese da Edme-François Gersaint, commerciante di dipinti e generi di lusso, suo amico ed estimatore. È lo stesso Gersaint, nella sua biografia dell’artista, a informarci che, per ricambiare l’ospitalità, Watteau volle dipingere l’insegna per il suo negozio d’arte a Pont Notre-Dame. 

Completata in soli otto giorni, l’opera fu tanto apprezzata da essere venduta dopo solo due settimane a un collezionista per poi passare, alla metà del secolo, a Federico il Grande di Prussia. 

Sebbene Gersaint ne parli come di un documento fotografico del proprio negozio, l’immagine è in realtà una miscela sofisticata di fantasia e di realtà cui la presenza di citazioni fedeli di opere d’arte reali conferisce il tono del capriccio settecentesco. Anche l’interazione fra il commerciante e la sua clientela ha il ritmo melodioso di una danza su un palcoscenico ove i personaggi non sono ritratti dal vero ma chiaramente immaginari. 

L’interno del negozio è pieno di clienti, ferve l’attività, sulla sinistra mentre un facchino contempla la scena, un impiegato stacca dalla parete uno specchio e un imballatore ripone in una cassa un ritratto di Luigi XIV. Al centro un uomo tende la mano a una fanciulla in elegante “robe watteau”. Sulla destra una coppia di schiena studia con attenzione il dipinto ovale a soggetto mitologico presentato dal venditore mentre, accanto, la commessa attira su uno specchio l’attenzione di tre giovani. I riferimenti sono accurati: del dipinto ovale l’uomo sembra attratto soprattutto dai nudi femminili, un evidente richiamo all’erotismo caro all’epoca, mentre la donna in casto abito vedovile ne contempla il paesaggio. Lo specchio si offre ai giovani non solo come oggetto da acquistare ma anche come strumento in cui rimirarsi, con un chiaro riferimento alla vanità giovanile. Altri specchi dalle pareti riflettono gli aristocratici avventori moltiplicandone l’elegante immagine in una sorta di crescendo narcisistico.


Insegna di Gersaint (fine del 1720), particolare; Berlino, castello di Charlottenburg.


Negozio di un mercante di stoffe (1705-1708); Parigi, Musée du Louvre, Cabinet des Dessins.

Fra i dipinti si riconoscono libere citazioni da Van Dyck, Veronese, Snyders e Bassano e, in alto a destra, la trascrizione letterale del Mercurio e Argo di Jordaens. 

La tecnica diversa impiegata nell’insegna ha indotto la critica a cercare l’intervento di un’altra mano e tuttavia colpisce la corrispondenza fra il cane del dipinto sulla parete e quello impegnato a spulciarsi all’interno del negozio. Il contrasto fra il vigile guardiano del mito e quel distratto animale intento all’igiene personale sembra affermare anche qui, con l’ironia, la piena autografia di Watteau che si conferma virtuoso del doppio senso nel raffigurare l’imballaggio del ritratto di Luigi XIV di Rigaud nella doppia accezione di riferimento alla conclusa epoca del re Sole e di rimando al nome del negozio: Au grand Monarque. Invano la critica ha tentato di attribuire un’identità ai volti raffigurati nel negozio e tuttavia, se non stupisce che ogni tentativo di riconoscimento sia fallito, colpisce invece che Watteau abbia qui perso la preziosa occasione di ritrarre Gersaint, il diretto interessato, che nella descrizione dell’opera non fa menzione di questo aspetto. 

In armonia con l’intento pubblicitario dell’insegna gli avventori aristocratici presentavano l’attività commerciale come un centro di attrazione del bel mondo, una tappa necessaria per tutti coloro che condividevano uno stile di vita elegante e raffinato, nel contempo indicando implicitamente il proprietario come un commerciante esperto, colto e di buon gusto. La galleria immaginaria delle opere predilette dal pittore aveva il doppio scopo di creare un’efficace immagine pubblicitaria per il negozio mettendo in luce le sue doti in vista, forse, di future commissioni. 

All’epoca dell’insegna, pur malato da tempo, Watteau era ancora ignaro della sorte che lo attendeva. Nella primavera successiva, spossato dalla malattia, è costretto a lasciare Parigi per trasferirsi a Nogent-sur-Marne e, deciso a tornare a Valenciennes di lì a poco, incarica Gersaint di mettere in vendita i suoi beni.


Il disegno del Louvre mostra come la riflessione sulla composizione dell’insegna abbia preceduto di molti anni la sua esecuzione. La critica ha individuato in esso uno dei primi documenti grafici della carriera di Watteau. Insegna di Gersaint (fine del 1720); Berlino, castello di Charlottenburg.

WATTEAU
WATTEAU
Silvia Malaguzzi
La presente pubblicazione è dedicata a Antoine Watteau (Valenciennes 1684 - Nogent-sur-Marne 1721). In sommario: Un fiammingo a Parigi; Due tematiche fondamentali; Il rapporto con la commedia dell'arte; L'Insegna di Gersaint; I disegni. Come tutte le monografie della collana Dossier d'art, una pubblicazione agile, ricca di belle riproduzioni a colori, completa di un utilissimo quadro cronologico e di una ricca bibliografia.