CATALOGHI E LIBRI

DICEMBRE 2016

BOSCH

Quasi superfluo rimarcare, per questo libro ricco di novità inaspettate su Bosch e l’arte, la società, la spiritualità del suo tempo, la sua veste grafica, che lo rende un “oggetto” quasi di design, fin dalla copertina. Non è, tuttavia, da mostrare solo in occasioni glamour o da regalare esclusivamente per far colpo (ha un costo relativamente contenuto). Piuttosto, è un libro da leggere e poi rileggere, magari saltabeccando qua e là, a seconda degli interessi suscitati dalla prima lettura. Consigliamo prima di sfogliarlo, per entrare in punta di piedi nel mondo del geniale e finora enigmatico maestro fiammingo, ammirando la qualità delle immagini, che permette di individuare e studiare come mai finora un’infinita quantità di dettagli. Certo, le «tavole di diverse bizzarrie», come furono definite all’epoca le opere così brulicanti di simboli e figure del maestro fiammingo, si prestavano più di quelle di altri artisti a soluzioni grafiche come quelle così raffinate che non ci stanchiamo di guardare. L’opera è suddivisa in due sezioni principali. La prima, col testo portante dell ’autore e piccole illustrazioni di corredo, ripercorre la vicenda critica di Bosch; la seconda, diversa anche nella qualità della carta, con tavole di grande formato e i commenti puntuali, scende ancor più nel dettaglio. L’ineffabile Bussagli punta il dito su significati reconditi, figure mai viste prima, o malinterpretate e perfino, ancora una volta, qualche caso di “mesiodens” (il dente centrale “in più”), che da tempo Bussagli ha rinvenuto nelle opere di Michelangelo e altri artisti, svelandone il significato simbolico. Inoltre, dati biografici e cronologie con fonti documentarie olandesi tradotte per la prima volta, e anche una sezione sul “dopo Bosch”, che arriva alle rivisitazioni dei moderni, fra cui un Dalí non propriamente onesto (assunse come farina del suo sacco idee e figure di Bosch, come l’autore dimostra con ampiezza di dati). Emerge una lettura nuova della fisionomia anche spirituale dell ’artista: non un folle eretico, ma un uomo del suo tempo, membro di una confraternita dedita a rappresentazioni sacre.

Marco Bussagli Giunti, Firenze 2016 304 pp., 235 ill., 191 tavv. colore € 75

MARCEL DUCHAMP

Visto sul web, Fausto Gilberti - pittore e illustratore bresciano, generazione anni Settanta - pare molto simpatico, volto aperto, intelligente e vagamente somigliante ai suoi personaggi disegnati (il suo editore lo descrive «con occhi grandi e stralunati, corpo statico e piatto, sguardo sorpreso e interdetto »). Prendete ora una fotografia di Duchamp, e confrontatela con il Duchamp disegnato con tratti essenziali in questo divertente libriccino che ne narra sinteticamente la vicenda intellettuale e artistica. Qui, come negli altri della serie sui pionieri del contemporaneo (Pollock, Fontana, Manzoni, Klein), ci sono deliziose immagini commentate da brevi testi, ironici ma storicamente attendibili, sebbene Gilberti abbia dichiarato di non voler far didattica in sé e per sé. Fra le tante pubblicazioni dedicate ai ragazzi (e non solo), questa emerge per brillantezza di idee e tante finezze, come le sguardie col motivo degli scacchi, il gioco amato dal geniale Marcel.


Fausto Gilberti Corraini, Mantova 2016 32 pp., 28 ill. b.n. € 12

MAGNUM

Russell Miller, valente giornalista britannico, autore di decine di biografie (come quella sui Getty), ha firmato nel 1999 il suo capolavoro, oggi finalmente tradotto in italiano. Fifty Years at the Front Line of History, cioè “cinquant’anni in prima linea nella storia del mondo”, come recita il sottotitolo dell’edizione originale, racconta, dagli antefatti, le vicende della mitica cooperativa fotografica Magnum: una famiglia geniale e anche rissosa, nata da un’idea di Robert Capa, già autore, nel 1936, della più nota fotografia di guerra, quella del miliziano spagnolo. Nel 1947 volle con sé, in quest’impresa temeraria, gli amici George Rodger, David Seymour detto Chim, Henri Cartier-Bresson, tanto diversi fra loro, ma uniti dalla stessa passione. Magnum (incerta l’origine del nome) segnò una svolta rivoluzionaria nel riconoscere i diritti dei fotografi, fra i quali si annoverano i più talentuosi fotogiornalisti del mondo. Oltre ai fondatori, citiamo René Burri (autore dell’iconico scatto del Che col sigaro in bocca); Dennis Stock (nel 1955 immortalò James Dean sotto la pioggia in Times square a New York); il Bruno Barbey degli studenti negli scontri parigini del Sessantotto; il Josef Koudelka del giovane praghese davanti ai carri armati del Patto di Varsavia. E poi, l’Elliott Erwitt dello stralunato, minuscolo chihuahua in redingote, fra le lunghe gambe con stivali della padrona e le gigantesche zampe di un alano; e Ferdinando Scianna, Eugene Richards, Sebastiao Salgado, Erich Lessing, noto anche per lo sterminato archivio fotografico di opere d’arte. Quando Miller scrisse il libro, non fu autorizzato ufficialmente dalla Magnum, ma l’autorevolezza delle notizie fornite, raccolte di prima mano, è confermata dal fatto che oggi sia pubblicato in Italia da Contrasto, che rappresenta qui da noi la Magnum. Il pregio del racconto non è solo la ricchezza delle informazioni ma la vivacità narrativa, dalla prima all’ultima riga, quella con la lapidaria frase di Cornell, fratello di Robert Capa: «Credete sia così pazzo da predire il futuro della Magnum? Sono andati avanti a tentoni per cinquant’anni, probabilmente continueranno per altri cinquanta».


Russell Miller Contrasto, Roma 2016 376 pp., 21 ill. b.n € 24,90

SCOPERTE E MASSACRI

Per chi, magari a Firenze per le vacanze natalizie, non avrà tempo di vedere agli Uffizi la mostra Scoperte e massacri (chiude l’8 gennaio), attratto piuttosto dalle nuove sale di Botticelli, e soprattutto a chi studia il Novecento, consigliamo questo catalogo, che sarà una pietra miliare negli studi sul rapporto fra critica d’arte italiana dei primi decenni del XX secolo e i pionieri delle avanguardie, Picasso e Braque cubisti in testa. Protagonista è il toscano Ardengo Soffici (1879-1964), la cui raccolta di scritti Scoperte e massacri, uscita per Vallecchi nel 1919, dà spunto alla mostra e al catalogo. Soffici si sentiva soprattutto pittore, ma i denigratori della sua arte hanno sempre privilegiato la sua intelligenza di critico. In effetti Soffici fu il primo, in Italia, a comprendere in tutta la sua portata la svolta verso la modernità di Cézanne, e ad ammirare gli esperimenti cubisti di Braque e Picasso (quest’ultimo, da lui conosciuto a Parigi, gli donò alcune opere oggi in mostra). Scoperte ma anche massacri: Soffici odiava Raffaello, preferendo perfino un’insegna dipinta col venditore di cocomeri a un quadro di Andrea del Sarto... Colto, proteiforme e dissacratore, per il suo interventismo prima della Grande guerra e poi l’aperta adesione al fascismo, Soffici ha pagato, se non proprio una “damnatio memoriae”, una severità di giudizio che oggi appare sproporzionata. Perfino Ragghianti, che più volte aveva stroncato sia il Soffici pittore sia il critico, dovette poi ricredersi. Nel 1944 Soffici fu accusato di collaborazionismo, poi fu prosciolto, ma sofferenza, fors’anche vergogna, s’indovinano anche nell’austero, per quanto luminoso autoritratto del 1949, ora agli Uffizi. Il catalogo ripercorre la vicenda critica e artistica di Soffici, con un’infinità di rimandi alla cultura letteraria italiana e a riviste come “La Voce” e “Lacerba”. Le opere in catalogo, paragonate ai grandi, anche d’oltralpe, confermano un artista eclettico, forse fin troppo influenzato da una precoce conoscenza e ammirazione per le avanguardie, ma oggi da contestualizzare con maggiore obiettività, come fanno qui con molte prove gli autori.


A cura di Vincenzo Farinella e Nadia Marchioni Giunti, Firenze 2016 320 pp., 173 ill. colore € 38

ART E DOSSIER N. 338
ART E DOSSIER N. 338
DICEMBRE 2016
In questo numero: PHILIPPE DAVERIO: la volta che mostrai a Warhol il Cenacolo di Leonardo. AI WEIWEI: l'intervista. IN MOSTRA Dietro la tenda a Düsseldorf, Miniature a Venezia, Rubens a Milano, Tancredi a Venezia, Warhol a Genova, Lindbergh a Rotterdam, Bob Wilson a Varese.Direttore: Philippe Daverio