Il Museo immaginario

L’UOMO CHE IMMAGINAVA
I GRATTACIELI

di Alfredo Accatino - Il Museo Immaginario
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Un viaggio alternativo nell’arte del Novecento, alla riscoperta di grandi artisti, di opere e storie spesso dimenticate: Hugh Ferriss

Alzate gli occhi, guardate in alto, pensate a qualcosa che ancora non esiste. Se sarete molto fortunati vedrete quello che ogni giorno, per decenni, ha immaginato Hugh Ferriss, l’architetto che non ha mai progettato un edificio.

Un tipo dal capello arruffato che poteva permettersi di snobbare i calcoli statici, finendo per influenzare i più grandi architetti del Novecento e le visioni dark di Gotham City, come confermato dalle dichiarazioni di Bob Kane, il papà di Batman. Insomma, un tipo che ha immaginato l’architettura contemporanea prendendo a calci l’arte déco. Ora vi spiegheremo il perché.

Nato nel 1889 a Saint Louis, anno nel quale, curiosamente, viene inaugurata la Tour Eiffel, studia architettura alla Washington University, ma si specializza in una cosa che gli viene meglio di tutte le altre e che gli darà nel tempo la vera notorietà: creare disegni e renderli prospettici, come “delineator” per conto di altri, abbandonando di fatto, da subito, la progettazione delle proprie idee. Quello che nessun architetto dell’epoca avrebbe mai voluto fare. Un’abilità sfruttata inizialmente dai costruttori solo nella fase di prevendita dei progetti urbanistici, per realizzare folder pubblicitari e pagine di annunci, ma poi sempre più applicata in fase speculativa. Per stimolare i progettisti, fissare un’idea, o magari per trasferire su carta in maniera chiara e visibile provocazioni e utopie.

Nasce in qualche modo con lui la figura del “concept designer.” Un ruolo che nel tempo ha coinvolto grandi artisti quali Roland Topor, chiamato a immaginare mondi per Fellini, come fece Dalí per Buñuel e Hans Rudolf Giger, l’inventore di Alien, per Ridley Scott.

O come i grandi protagonisti che aiutano oggi il Cirque du Soleil a immaginare mondi e show. Eroi come Mark Fisher, inglese, recentemente scomparso, con il quale ho avuto l’onore di collaborare, disegnatore dell’immaginario dei Pink Floyd e degli U2.

Ma torniamo al sognatore Hugh. Le sue illustrazioni, eleganti e ardite, pubblicate con frequenza su riviste e annual, gli permisero di acquisire fama anche tra il pubblico generalista, ma sarà solo dopo la sua morte che i colleghi ne riconosceranno appieno il valore. Merito anche delle attività promosse dall’archivio della Columbia University, al quale Ferriss aveva lasciato molti dei suoi forti disegni in chiaroscuro. Alcuni realizzati per pura ricerca personale.

La sua è una storia semplice e anche fortunata. Nel 1912 sbarca a New York City dove viene impiegato come delineator per Cass Gilbert (1859-1934), famoso progettista, autore del Woolworth Building. È pagato poco più dell’addetto al centralino, ma in pochi anni riesce ad affermarsi e ad aprire, nel 1915, con la benedizione di Gilbert, una piccola agenzia indipendente. Sposa Dorothy Lapham, editor e artista per “Vanity Fair”, e inizia a sviluppare il proprio stile. Privilegia la rappresentazione dell’edificio di notte, illuminato da faretti, oppure avvolto nella nebbia, come fotografato con un obiettivo “soft focus”, in un gioco tra ombre e luci riflesse.


Edifici in progettazione, prospettiva aerea (1924), New York, MoMA - Museum of Modern Art.

Uno stile più europeo, che cita espressionismo e romanticismo, che evoca i mondi di Pabst e Fritz Lang. Il colpo di fortuna avviene nel 1916. In quell’anno New York City adotta nuove leggi urbanistiche che limitano la volumetria degli edifici secondo una formula che impedisce di occupare tutta la superficie a terra, che deve essere lasciata a spazio pubblico, ma permette di andare verso l’alto, in teoria senza limiti. Molti architetti non sono sicuri di cosa questo significhi per le loro creazioni, e quindi iniziano a coinvolgere Ferriss sempre di più. Portandolo non solo a visualizzare il presente, ma anche a immaginare la città del futuro, che lui si diverte a virare verso un gusto decadente e babilonese.
Ogni anno, la Society of Illustrators consegna lo Hugh Ferriss Memorial Prize per il rendering architettonico. Un genere che solo lui poteva portare nella leggenda.
Ah, dimenticavo. Muore nel 1962, nel decennio che vede la nascita della tecnica del rendering 3D che, di fatto, avrebbe reso superflue le sue elaborazioni. Nel 1969 W. J. Bouknight scrive Scan-line algorithm. A procedure for generation of three-dimensional half-tone computer graphics presentations. E le cose, ancora una volta, cambiano.

ART E DOSSIER N. 338
ART E DOSSIER N. 338
DICEMBRE 2016
In questo numero: PHILIPPE DAVERIO: la volta che mostrai a Warhol il Cenacolo di Leonardo. AI WEIWEI: l'intervista. IN MOSTRA Dietro la tenda a Düsseldorf, Miniature a Venezia, Rubens a Milano, Tancredi a Venezia, Warhol a Genova, Lindbergh a Rotterdam, Bob Wilson a Varese.Direttore: Philippe Daverio