XX secolo
Paolo Caccia Dominioni

d’istinto
ma con misura

Una figura singolare quella di Paolo Caccia Dominioni. Architetto-ingegnere ma anche illustratore, scrittore e soldato. Dalla sua esperienza sul fronte di guerra nel secolo scorso nascono libri, disegni e dipinti lontani dal crudo realismo di altri artisti-testimoni del tempo ma caratterizzati spesso da una vena ironica, a tratti poetica e al contempo vera.

Marianna Accerboni

C'è un raggio di sole che entra ogni sera da un’alta finestra nello spazio geometrico, essenziale e ieratico del sacrario di El Alamein, in Egitto, dove riposano cinquemiladuecento caduti italiani delle due aspre battaglie nel deserto, che videro contrapposti nel 1942 i nostri soldati male equipaggiati a britannici e truppe del Commonwealth, francesi e americani, in maggior numero e meglio attrezzati.

Il tempio della morte e della pace, che svetta sul Mediterraneo egiziano, visibile dal mare a miglia di distanza, è opera di un architetto-ingegnere speciale, Paolo Caccia Dominioni, che fu anche artista, illustratore, scrittore, soldato.

Amatissimo da Hugo Pratt, uno dei più grandi disegnatori al mondo, che lo considerava il suo maestro per eccellenza. L’incisività eloquente di Pratt ritorna nelle dinamiche narrazioni per immagini di Dominioni, rapidissimo nel cogliere atmosfere e sentimenti, sovente con un pizzico di elegante ironia. L’azione degli eroi, che in Pratt è perlopiù d’ispirazione fantastica, in Dominioni trae però spunto soprattutto dal reale.

Disegni a penna e matita e dipinti a tempera e tecnica mista, realizzati d’istinto, con un linguaggio moderno, spesso d’avanguardia: alcuni, come Fortificazioni a Gorizia durante la Grande guerra (inchiostro, 1917), non hanno nulla da invidiare al segno nervoso di Schiele, ma la loro cifra è la misura; sgorgano a fiumi dalle sue lunghe dita di nobile, conte di Sillavengo (Novara), alto e asciutto, che, un po’ all’inglese, non perde mai il controllo della situazione. Ben lontano dalle iperboli graffianti dei quasi coetanei Otto Dix e George Grosz, che della guerra, dove pur andarono volontari come lui, riportano immagini forti e impietose.


Sacrario mIlitare base italiana di El Alamein (1987).

Distante dalla malinconica essenzialità di Ungaretti, poeta soldato, Dominioni, dei conflitti, sa anche sorridere


E distante dalla malinconica essenzialità di Ungaretti, poeta soldato, anch’egli nel fango delle trincee isontine. Dominioni, invece, dei conflitti sa anche sorridere ed ecco, nei suoi schizzi, l’intero battaglione che affolla il negozio della bella merciaia o il nobile rampollo, servito a casa dal maggiordomo e al fronte dall’attendente.
«Nella preparazione dei mezzi per il passaggio dell’Isonzo, diede bella prova di calma e intelligenza, nel difficile ripiegamento sotto i tiri nemici, di grande coraggio e sprezzo del pericolo», recita il suo stato di servizio del 1917. Ma ciò che la dice lunga sulla poliedricità del giovane Dominioni di Sillavengo è il fatto che, deposta l’arma bianca, la bomba a mano o il tubo da lanciafiamme (con cui andava a bruciare il nemico nelle trincee a quattro metri e mezzo di distanza), il tenente pontiere dei guastatori, che si offriva sempre per le azioni più pericolose, inizia a schizzare, con grande rapidità e talento, la tragica realtà della guerra. E con la stessa essenzialità e taglio giornalistico - rari e antesignani in quegli anni dannunziani - scrive libri (Longanesi, Mursia) e li illustra. Tra questi: 1915-1919. Diario di guerra; Amhara. Cronache della pattuglia astrale; Takfìr, Alamein 1933-1962 (premio Bancarella 1963), spesso rieditati; ma anche approcci letterari quali Risvegli nella sera e Casa del perduto amore. E poiché fra quelle pagine affiora ogni tanto un momento di tenerezza, accanto ai razzi d’artiglieria disegna le stelle perché, a differenza di Dix e Grosz, la vita per lui conserva ancora un filo di poesia, anche in battaglia.

Scriverà però alla crocerossina Franca Vivaldi Pasqua, con cui mantenne un costante carteggio: «Non sono un disegnatore di grandissimo gusto e di finezza speciale, ma un dilettante che provvede con trucchi a quanto gli manca di tecnica; non ho il senso del modernissimo, per autentica insensibilità, ma sono costretto a rifugiarmi in formule già consumate». Considerando la modestia, il disinteresse per il denaro e il fatto che non amava inchinarsi, è facile capire come, nonostante il talento, Dominioni non sia oggi noto al grande pubblico. Anche se una serie di accurate mostre diffuse, realizzate lo scorso anno in prestigiose sedi a Trieste e Gorizia, nei cui pressi visse i suoi ultimi trent’anni, gli hanno reso giustizia, culminando a Bruxelles: sede prescelta per l’internazionalità del personaggio, che ebbe studio al Cairo e operò, oltre che in Europa, in Asia, Africa e Australia; ma anche per creare un ponte di conoscenza, partendo da Dominioni, tra il fronte italiano dell’Isonzo e quello belga dell’Yser nella Grande guerra, tuttora non molto noto. Non a caso il ciclo espositivo si concluderà simbolicamente tra novembre 2016 e gennaio prossimo alla Biblioteca statale Stelio Crise di Trieste e alla Biblioteca statale isontina di Gorizia con una mostra di fumetti ispirati ai suoi disegni sul primo conflitto mondiale, realizzati da giovani belgi e francesi, divisi cent’anni fa dalla guerra da altri giovani europei, riuniti oggi, attraverso l’arte, nel segno della pace.

Progettista di costruzioni stradali, minerarie, dell’Ambasciata italiana ad Ankara, di monumenti (Duca d’Aosta a Gorizia, Paracadutista a Viterbo ecc.), e sacrari, tra cui il citato El Alamein e Murchison (in Australia), disegnatore di dighe; razionale e neoromantico, raffinato e spartano, colto e pragmatico, la sua figura ha attirato nelle rassegne a lui dedicate un pubblico di giovani, interessati e sorpresi da tanto talento, e visitatori di nicchia, giunti apposta da lontano quasi in pellegrinaggio, perché dal 1948, per quattordici anni, con i suoi fedeli del Genio e gli àscari(*), aveva riesumato nel deserto, rischiando la vita, le salme italiane, poi accolte nel sacrario di El Alamein, e degli ex nemici, cercando di ricostruirne l’identità con un senso di “pietas” che lo ha reso indimenticabile.

Tra le due guerre aveva realizzato progetti secondo uno stile razionalista in linea con le tendenze d’avanguardia dell’epoca che con Pagano Pogatschnig guardavano fortemente al concetto di forma-funzione, preminente anche nel coevo Bauhaus; successivamente aveva restaurato nel Goriziano, seguendo un “concept” colto e filologico, importanti castelli come Formentini (a San Floriano) e Lantieri (solo progetto). Antesignano, anche nel rispetto dell’ambiente, inserì nella grande pineta a Riva dei Tessali (Taranto) un importante villaggio turistico, senza violarne un ramo. Modernissimo, come fu anche nei rapporti sociali, trattò àscari e soldati con semplice umanità.

Si spense all’Ospedale militare del Celio a Roma nel 1992 (era nato nel 1896 a Nerviano, Milano), serenamente, così come, nonostante le tempeste del deserto, aveva vissuto.


Tavola tratta da Amhara. Cronache della pattuglia astrale (1935);

Una delle quattro litografie a colori che fu data in omaggio ai primi mille acquirenti del libro Ascari K 7 1935-1936 (1966).

LE MOSTRE DEDICATE A DOMINIONI
Il ciclo espositivo su Dominioni si concluderà con una mostra di opere ispirate ai suoi dipinti sulla Grande guerra, realizzate da giovani belgi e francesi in laboratori istituiti ad hoc in Belgio a Bruxelles dal Comune di Woluwe-Saint-Lambert e in Francia da quello di Meudon. Nella mostra intitolata Paolo Caccia Dominioni. Un artista sul fronte di guerra. Cent’anni dopo curata, come le precedenti già concluse (compreso il videocatalogo) da Marianna Accerboni, troviamo anche dipinti e libri in tema dell’architetto e di giovani italiani, austriaci e sloveni. L’esposizione si svolge in periodi successivi in tre sedi. A Trieste: Biblioteca statale (4 - 30 novembre, orario 8.30-18.30, ven-sab 8.30-13.30, domenica chiuso); Biblioteca del Consiglio regionale del Friuli-Venezia Giulia (10 novembre - 10 dicembre, orario 9-12.30 /15-16.30, ven 9-12.30, sabato e domenica chiuso). A Gorizia: Biblioteca statale isontina (11 - 31 gennaio 2017, orario 10.30-18.30, sabato10.30-13, domenica chiuso). Per ulteriori informazioni: www.mostracacciadominioni.org

ART E DOSSIER N. 337
ART E DOSSIER N. 337
NOVEMBRE 2016
In questo numero: UNA STAGIONE DI GRANDI MOSTRE Kirkeby a Mendrisio, Soffici a Firenze, i Nabis a Rovigo, Zandomeneghi a Padova, Impressionismo a Treviso, il Seicento di Vermeer all'Aja. CINQUANT'ANNI FA L'ALLUVIONE Firenze restaurata. FAVOLE ANTICHE Il paradiso di Bosch, le cacce dell'imperatore. Direttore: Philippe Daverio.