Grandi mostre. 1
Per Kirkeby a Mendrisio

l’artista
geologo

Considerato dalla critica l’erede di Munch e Jorn nell’ambito della tradizione figurativa del Nord Europa, il danese Kirkeby, laureato in Scienze naturali negli anni Sessanta, è uno dei più interessanti personaggi della scena contemporanea scandinava. Al suo talento è ora dedicata una retrospettiva nel Canton Ticino.

Barbara Paltenghi Malacrida

La sua straordinaria carriera, così come la ricchezza del bagaglio culturale, fanno di Per Kirkeby (Copenaghen, 1938) una figura particolarmente rara, unica nel panorama del Novecento: pittore acclamato, esposto e consacrato nei più importanti musei del mondo (basti qui ricordare le importanti mostre a lui dedicate, in tempi recenti, dalla Phillips Collection di Washington, dalla Ny Carlsberg Glyptotek di Copenaghen e dal Palais des Beaux-Arts di Bruxelles nel 2012, la grande antologica al Tate di Londra nel 2009 oltre alla presenza regolare alla Biennale di Venezia e alle varie edizioni di Documenta a Kassel), Kirkeby ha coltivato in oltre cinquant’anni di lavoro una tale varietà di ambiti della ricerca intellettuale e artistica che difficilmente trova rivali o riferimenti concreti paragonabili nella scena contemporanea.

Pittore, innanzitutto, ma anche scultore di opere in bronzo e di monumentali progetti realizzati con i tipici mattoncini rossi che nel tempo hanno reso la Danimarca portatrice di alte tradizioni architettoniche; saggista, poeta e critico d’arte (oltre una cinquantina i testi pubblicati tra raccolte di poesie, romanzi e volumi dedicati all’approfondimento dei principali protagonisti della storia dell’arte soprattutto di Ottocento e Novecento); regista e scenografo (oltre una ventina i film di stampo sperimentale realizzati negli anni Settanta e Ottanta; intensa la collaborazione con il New York City Ballet, per il quale ha realizzato numerosi allestimenti; particolarmente interessanti i suoi contributi con interventi visivi di grande impatto in alcuni celebri film di Lars von Trier, tra tutti Le onde del destino, 1996).

Particolarmente importante all’interno della sua ricerca è il ruolo attribuito al colore, alla variazione tonale, alla sovrapposizione materica


E già questo basterebbe a collocarlo tra le personalità di spicco dell’intera sfera culturale scandinava ed europea. Molte le onorificenze (è membro della Royal Academy of Arts di Londra e dell’Accademia reale danese di letteratura, ha ricevuto il premio Herbert Boeckl alla carriera, il premio Wilhelm Hansen per il suo lavoro di scenografo, la medaglia Thorvaldsen dall’Accademia reale danese) a tributo di una vita impegnata e completamente dedita all’approfondimento e alla conoscenza.

Kirkeby, però, nasce innanzitutto come geologo. La sua formazione accademica, infatti, inizia proprio alla facoltà di Scienze naturali dell’Università di Copenaghen, dove si laurea nel 1964 con una tesi di dottorato in geologia artica. Questa parte iniziale del suo percorso, che lo ha portato a essere protagonista di celebri spedizioni in Groenlandia, e l’esperienza di mappatura manuale delle grandi distese artiche si riveleranno fondamentali per la struttura (iconografica e tecnica) della sua successiva scelta pittorica. All’inizio degli anni Sessanta Kirkeby frequenta infatti la Scuola d’arte sperimentale di Copenaghen e nel periodo a seguire numerose borse di studio gli consentono di approfondire, anche all’estero, l’esperienza e lo studio artistico, dapprima attraverso forme espressive quali l’happening per poi collaborare con il movimento Fluxus e allinearsi agli stilemi della Pop Art.


Winter III (1985).

Questi influssi, unitamente alla forte fascinazione per le stratificazioni geologiche ampiamente studiate in precedenza, si riverseranno poi, seguendo i canoni di una lenta e lunga assimilazione, nella pittura dei primi anni Settanta, attraverso la quale raggiunge immediatamente un grande successo di pubblico e critica. Stimato dal celebre gallerista Michael Werner, che da allora lo rappresenta nel mondo, Kirkeby entra ben presto in contatto con gli altri artisti della sua generazione legati allo storico collezionista (basti citare Anselm Kiefer, Markus Lüpertz, Jörg Immendorff, A. R. Penck, Georg Baselitz), condividendone sì lo spirito di chiara matrice espressionista ma aprendo il proprio orizzonte figurativo a una forte fascinazione (anche emotiva) per gli scenari paesaggistici del profondo Nord. La sua pittura, così come i delicatissimi acquerelli (realizzati durante le spedizioni in Groenlandia, Danimarca e Nuova Zelanda), rivelano infatti una conoscenza delle atmosfere e delle variazioni luministiche tipiche dei suoi luoghi di appartenenza.


Michael Werner e i suoi artisti a Copenaghen nel 1983. Da sinistra: Michael Werner, il segretario personale di Georg Baselitz, Per Kirkeby, A. R. Penck, Markus Lüpertz, Georg Baselitz e Jörg Immendorff.

Particolarmente importante all’interno della sua ricerca è il ruolo attribuito al colore, alla variazione tonale, alla sovrapposizione materica che lo porta a creare dipinti di sempre maggiori dimensioni frutto di un lungo processo di continua elaborazione, oggi finalmente visibili in una grande mostra (la prima antologica in area di influenza italiana) presso il Museo d’arte di Mendrisio. La retrospettiva comprende un’ottantina di opere (quaranta grandi lavori su tela, quaranta lavori su carta, oltre a sculture in bronzo di cui una - di quasi quattro metri - collocata nel suggestivo chiostro secentesco del complesso museale) in grado di rendere perfettamente la complessità, la ricchezza, la straordinaria sensibilità artistica e culturale di un uomo che non si è mai accontentato di un unico medium espressivo ma che ha portato avanti per tutta la vita il senso di uno studio analitico su più ambiti di significato.

Parte integrante della sua attività artistica è, al pari della pittura, la produzione scultorea: dai modellini in bronzo per le sue opere monumentali in mattoni sparse in diverse parti del mondo, Kirkeby è poi passato alla realizzazione di grandi opere in bronzo che, se da un lato rivelano il loro debito al Rodin della Porta dell’inferno, dall’altro si delineano come settore privilegiato per un’indagine rivolta a quella figura umana altrimenti quasi del tutto assente dalla produzione su tela.


Senza titolo (Groenlandia) (2011).

La natura è il luogo ideale in cui ritrovare sempre intatti gli stimoli e i bisogni del suo essere uomo


È comunque il Kirkeby pittore a raggiungere il più ampio successo espositivo: l’altissima qualità delle sue tele e l’enorme vastità della sua produzione hanno portato - e a ragione - la critica a definirlo l’erede di Munch e Jorn nella tradizione figurativa del Nord Europa. La sua personale sintesi di immagini e tematiche così legate alla storia dell’arte scandinava (il paesaggio e la natura morta, innanzitutto) si è arricchita nel tempo e ulteriormente evoluta in lavori di stampo lirico-informale, caratterizzati da uno scambio continuo tra materia e impianto compositivo, ombra e luce, riflesso diretto di una profonda padronanza della resa estetica della sostanza pittorica in quanto strumento di variabilità emozionale. Le grandi tele mostrano una tecnica di grande raffinatezza, attenta alle sottili alterazioni luministiche e cromatiche che ogni strato successivo apporta alla visione complessiva, paragonabile a quelle stratificazioni geologiche che la sua mano di giovane mappatore e acquerellista aveva iniziato a rendere visibili nelle fredde terre di Groenlandia. La natura, nei suoi aspetti storici, climatici, nel suo essere specchio di un passato che ha saputo mantenere dei parametri riconoscibili nonostante le continue trasformazioni paesaggistiche, è la musa imperfetta a cui Kirkeby si rivolge alla ricerca di ricordi che affiorano dalla storia collettiva e sua personale. Il luogo ideale in cui ritrovare sempre intatti gli stimoli e i bisogni del suo essere uomo.

Senza titolo (1999).


Senza titolo (2012).

Per Kirkeby. I luoghi dell’anima del grande maestro scandinavo

a cura di Simone Soldini
Mendrisio, Museo d’arte
piazzetta dei Serviti 1
fino al 29 gennaio 2017
orario 10-12 / 14-17, sabato e domenica 10-18, lunedì chiuso

catalogo Museo d’arte di Mendrisio
www.mendrisio.ch/museo

ART E DOSSIER N. 337
ART E DOSSIER N. 337
NOVEMBRE 2016
In questo numero: UNA STAGIONE DI GRANDI MOSTRE Kirkeby a Mendrisio, Soffici a Firenze, i Nabis a Rovigo, Zandomeneghi a Padova, Impressionismo a Treviso, il Seicento di Vermeer all'Aja. CINQUANT'ANNI FA L'ALLUVIONE Firenze restaurata. FAVOLE ANTICHE Il paradiso di Bosch, le cacce dell'imperatore. Direttore: Philippe Daverio.