La sua straordinaria carriera, così come la ricchezza del bagaglio culturale, fanno di Per Kirkeby (Copenaghen, 1938) una figura particolarmente rara, unica nel panorama del Novecento: pittore acclamato, esposto e consacrato nei più importanti musei del mondo (basti qui ricordare le importanti mostre a lui dedicate, in tempi recenti, dalla Phillips Collection di Washington, dalla Ny Carlsberg Glyptotek di Copenaghen e dal Palais des Beaux-Arts di Bruxelles nel 2012, la grande antologica al Tate di Londra nel 2009 oltre alla presenza regolare alla Biennale di Venezia e alle varie edizioni di Documenta a Kassel), Kirkeby ha coltivato in oltre cinquant’anni di lavoro una tale varietà di ambiti della ricerca intellettuale e artistica che difficilmente trova rivali o riferimenti concreti paragonabili nella scena contemporanea.
Pittore, innanzitutto, ma anche scultore di opere in bronzo e di monumentali progetti realizzati con i tipici mattoncini rossi che nel tempo hanno reso la Danimarca portatrice di alte tradizioni architettoniche; saggista, poeta e critico d’arte (oltre una cinquantina i testi pubblicati tra raccolte di poesie, romanzi e volumi dedicati all’approfondimento dei principali protagonisti della storia dell’arte soprattutto di Ottocento e Novecento); regista e scenografo (oltre una ventina i film di stampo sperimentale realizzati negli anni Settanta e Ottanta; intensa la collaborazione con il New York City Ballet, per il quale ha realizzato numerosi allestimenti; particolarmente interessanti i suoi contributi con interventi visivi di grande impatto in alcuni celebri film di Lars von Trier, tra tutti Le onde del destino, 1996).