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astratto, informale
motherwell

di Daniele Liberanome

Robert Motherwell, tra i protagonisti dell’espressionismo astratto, è da qualche anno tra i più ricercati

Un tipico espressionista astratto? Non certo i notissimi Rothko o Pollock, ma Robert Motherwell (1915-1991), che ha seguito un percorso artistico e intellettuale simile alla maggior parte degli altri del movimento. Vero che era nato in California e per di più da una famiglia abbiente, vero che aveva potuto girare da giovane in Europa e assorbire lì le nuove tendenze - dati inconsueti per gli espressionisti astratti; ma presto si era trasferito a New York, era transitato per il Messico, era di idee di sinistra, aveva legato con gli artisti del Vecchio continente fuggiti dai nazisti. E soprattutto, era stato lui a raccogliere il primo gruppo di artisti e critici che avrebbero dato vita all’espressionismo astratto; con loro aveva teorizzato e praticato l’idea di riportare immediatamente sulla tela le sensazioni proprie e quelle che intendeva sollecitare, utilizzando grandi segni, astratti, informali, senza passare da filtri intellettuali.

Aggiungiamo pure che fu lui a creare rapporti stretti con Peggy Guggenheim e con il MoMA di New York, fattori fondamentali per capire il successo del movimento. Finì così per diventarne quasi il portabandiera, guadagnandosi una fama che oggi si traduce in prezzi interessanti per le sue opere.

La guerra civile in Spagna, prova generale della seconda guerra mondiale, lasciò un profondo e duraturo segno su Motherwell, ispirandogli due distinte serie di dipinti: Elegy to the Spanish Republic e Iberia. La prima, che interessa particolarmente ai collezionisti, è composta da un centinaio di dipinti di grandi dimensioni, caratterizzati da un’alternanza fra segni larghi e verticali intervallati da forme ovoidali, compresse, schiacciate. Il riferimento, si dice, è ai testicoli del toro nelle corride, ma i dipinti trasmettono sensazioni di claustrofobia, di strutture potenti e ben organizzate che comprimono altre più deboli e più creative - forse fino a schiacciarle definitivamente, forse impiegando inutilmente la loro forza bruta perché non possono disintegrarle. Tutto questo e altro ancora emerge da Elegy to the Spanish Republic No. 122 del 1972, in cui la cromia prevalente è il consueto e funereo bianco-nero, ma in cui i segni verticali vengono completati in color ocra. Si sviluppa così un senso di movimento e di ulteriore difficoltà nel sottomettere le forme ovoidali; parrebbe un’indicazione di cambiamento in positivo, di minor brutalità delle forze che vogliono schiacciare le altre. Offerto da Christie’s di New York l’8 novembre 2005, era stato aggiudicato per 1,8 milioni di euro; presentato di nuovo, da Sotheby’s di New York il 13 novembre 2012, il prezzo è balzato a oltre 2,8 milioni di euro - al di là delle più rosee aspettative. Motherwell creò pure delle Elegy to the Spanish Republic su carta, che si vendono per somme ben più contenute. Il disegno No. 110C della serie - di appena 15 x 20 cm, con qualche segno azzurro, e soprattutto alcune forme nere orizzontali che paiono spingere, forzare, quelle verticali - è stato aggiudicato a Dallas il 27 ottobre 2010 per 95mila euro. A offrirlo era stata Heritage Auctions, casa d’asta ben nota oltreoceano. Ma quando è stato riproposto lo scorso 4 marzo da Christie’s a New York, il prezzo è più che raddoppiato, passando a 214mila euro.


Open No. 23: In Blue with Variations of Ultramarine (1968).

La serie Elegy to the Spanish Republic parrebbe indicare che Motherwell usasse il colore con grande parsimonia, ma non è così. Spesso le sue emozioni, insieme all’influenza dei Color Field Painters come Rothko, lo portarono a creare tele dai forti effetti e contrasti cromatici, come Red Cut by Black del 1966-1967. Qui il nero individua tre aree rettangolari disomogenee, ognuna delle quali è riempita di rosso; l’occhio corre a quella in alto sulla sinistra, la più diversa, con la tonalità più chiara, che il nero pare voler occupare, e tenere ben separata dalle altre due. La grande opera (quasi 2 x 3 metri) era passata da Sotheby’s di New York una prima volta nel 2006 (il 10 maggio) e lì venduta per circa 0,8 milioni di euro e poi riproposta nella stessa sala il 12 novembre del 2014 e aggiudicata per oltre 2,1 milioni - una rivalutazione da capogiro. Non meno appetibile è la serie Open, frutto del Motherwell più maturo. Campeggiano ampie aree di colore intenso, a cui l’artista aggiunge rettangoli o trapezi incompleti, che rimandano a finestre abbozzate e non finite. Sono evidenti i richiami ai rapporti arte visiva-architettura, ma anche al senso dell’osservare - parzialmente - senza essere visti o al tentativo incompleto di aprirsi, di comunicare con il prossimo. La grande Open No. 23: In Blue with Variations of Ultramarine è comparsa sul mercato per la prima volta il 13 novembre 2014, essendo rimasta sempre nel salotto del primo proprietario. Christie’s di New York ha saputo allora ben giocare sull’effetto curiosità e sull’ottima provenienza, riuscendo a spuntare 1,9 milioni di euro: il doppio della stima massima. 77 Le tele degli ultimi anni di Motherwell piacciono e costano meno, ma i valori paiono comunque in salita. Drunk with Terpentine No. 27 è stata offerta da Christie’s di New York il 12 maggio 2005 con stima 15-23mila euro e lì venduta e poi riproposta da Sotheby’s di New York lo scorso 12 maggio e passata di mano per 103mila euro. Motherwell non ha certo il mercato di un Rothko, ma i suoi collezionisti hanno di che sorridere.


Drunk with Terpentine No. 27 (1979).

ART E DOSSIER N. 336
ART E DOSSIER N. 336
OTTOBRE 2016
In questo numero: ARTE ALTRUI Culture, tradizioni, creatività non europee dalla Cina agli Inuit, dal vudu ai nativi americani. BIBLIOTECHE Le parenti povere dei Beni Culturali. PITTURA COME CINEMA Toulouse-Lautrec: l'intuito del regista. IN MOSTRA Ai Weiwei a Firenze, Espressionismo astratto a Londra, Magritte a Parigi, Ariosto a Ferrara.Direttore: Philippe Daverio