Finestre sull'Arte


a Brera conta la qualità
dell'esperienza

intervista di Federico D. Giannini

Partiamo dal riallestimento del percorso: uno dei suoi intenti, direttore, è proprio il riallestimento delle trentotto sale della Pinacoteca. Cosa dovremmo aspettarci in futuro?
Chiaramente continueremo il nostro lavoro, e il prossimo blocco da riallestire sarà quello delle sale di Caravaggio e dei caravaggeschi: sarà aperto al pubblico giovedì 10 novembre. Nel 2017 continueremo con diverse sale (i fiamminghi, i leonardeschi) e nel 2018 concluderemo con le sale napoleoniche e con lo spostamento delle sale delle collezioni moderne a palazzo Citterio.

Sotto la sua direzione, Brera punterà su un programma di qualità: la sua esperienza a Palazzo Strozzi ci ha dimostrato che è possibile allestire “grandi mostre” non autoreferenziali, interessantissime sotto il profilo culturale ma anche in grado di far leva su un marketing molto intelligente per arrivare a un pubblico piuttosto eterogeneo e di notevoli dimensioni. Che cosa ci sarà a Brera di tutto questo?
Palazzo Strozzi era ed è un grande laboratorio che ha, tra gli altri, l’obiettivo di dimostrare ai musei che è possibile organizzare mostre allo stesso tempo intelligenti e di richiamo: posso dire che a Palazzo Strozzi non abbiamo mai fatto mostre che non corrispondessero a certi criteri in termini di rigore, scientificità, didattica. Inoltre, come detto, a Palazzo Strozzi abbiamo voluto dimostrare che una mostra intelligente può anche non essere di nicchia. Adesso porteremo tutta l’esperienza acquisita a Palazzo Strozzi in una collezione che è significativa ogni singolo giorno dell’anno. Brera è di per sé un “blockbuster”: abbiamo già nella collezione permanente una presenza di capolavori strepitosi, di eccezionale qualità, insomma è molto di più di una mostra temporanea. Andremo dunque a “importare” le esperienze passate con l’obiettivo di far vivere la collezione permanente, in modo che possa lasciare una traccia emozionale molto profonda sul visitatore.

L’aumento del numero di visitatori per lei rappresenterà una priorità?

No. Io non credo che i numeri di per sé possano essere lo scopo di un museo. E non posso dare alcun tipo di garanzia sui numeri, sia che il prossimo anno il museo faccia il doppio dei visitatori, sia che ne faccia la metà: è un aspetto su cui non abbiamo modo di intervenire. I numeri veramente importanti sono altri: il totale delle persone che tornano a Brera, quanti sono gli stranieri, qual è la percentuale di soddisfazione, qual è la percezione del museo da parte del pubblico. In sostanza, ciò su cui possiamo intervenire è la qualità dell’esperienza. La nostra missione è quella di mettere Brera nel cuore di Milano e di mettere l’esperienza del visitatore nel cuore del museo.


Per il pubblico il museo svolge anche un ruolo di notevole rilevanza sociale: secondo lei in che modo Brera potrà assolvere questo compito?

Io riprendo la visione di Franco Russoli: l’importanza del museo come strumento per creare identità. Il museo è un luogo di impegno. In un mondo estremamente difficile e turbolento il museo può assumere il ruolo di luogo in cui ritroviamo i valori di tolleranza, apertura, creatività: valori che dovrebbero sostenerci e che dovrebbero aiutarci a formare la nostra identità.


Il museo e il patrimonio che il museo rappresenta, assieme alle attività che il museo svolge e che possono diffondersi non solo al suo interno ma anche, per esempio, nelle periferie, sono elementi centrali per la formazione di un’identità coerente e profonda di una comunità.


Per concludere: quali sono, secondo lei, tre sfide che la Pinacoteca dovrà affrontare nell’immediato?

La prima: lasciar crescere le competenze esistenti nel museo. La seconda: riproporre al pubblico il palazzo di Brera con un’offerta che includa da una parte i servizi di base, e dall’altra un programma che coinvolga i visitatori e riesca a legare il museo alla città. La terza: far sì che l’istituto non sia considerato solo come Pinacoteca ma anche come “Brera” inteso in senso lato, in modo che la città torni ad abbracciare l’istituzione come un palazzo delle scienze e delle arti in cui convivono l’Orto botanico, l’Osservatorio astronomico, l’Accademia di Belle arti, la Biblioteca, la Pinacoteca. Un’offerta unica in Italia, quasi una sorta di manifesto contro la frammentazione: l’obiettivo sarà quello di far sì che Brera possa unire, appunto, questi diversi “frammenti” per creare un’identità coerente, attiva e innovativa.

ART E DOSSIER N. 336
ART E DOSSIER N. 336
OTTOBRE 2016
In questo numero: ARTE ALTRUI Culture, tradizioni, creatività non europee dalla Cina agli Inuit, dal vudu ai nativi americani. BIBLIOTECHE Le parenti povere dei Beni Culturali. PITTURA COME CINEMA Toulouse-Lautrec: l'intuito del regista. IN MOSTRA Ai Weiwei a Firenze, Espressionismo astratto a Londra, Magritte a Parigi, Ariosto a Ferrara.Direttore: Philippe Daverio