Partiamo dal riallestimento del percorso: uno dei suoi intenti, direttore, è proprio il riallestimento delle trentotto sale della Pinacoteca. Cosa dovremmo aspettarci in futuro?
Chiaramente continueremo il nostro lavoro, e il prossimo blocco da riallestire sarà quello delle sale di Caravaggio e dei caravaggeschi: sarà aperto al pubblico giovedì 10 novembre. Nel 2017 continueremo con diverse sale (i fiamminghi, i leonardeschi) e nel 2018 concluderemo con le sale napoleoniche e con lo spostamento delle sale delle collezioni moderne a palazzo Citterio.
Sotto la sua direzione, Brera punterà su un programma di qualità: la sua esperienza a Palazzo Strozzi ci ha dimostrato che è possibile allestire “grandi mostre” non autoreferenziali, interessantissime sotto il profilo culturale ma anche in grado di far leva su un marketing molto intelligente per arrivare a un pubblico piuttosto eterogeneo e di notevoli dimensioni. Che cosa ci sarà a Brera di tutto questo?
Palazzo Strozzi era ed è un grande laboratorio che ha, tra gli altri, l’obiettivo di dimostrare ai musei che è possibile organizzare mostre allo stesso tempo intelligenti e di richiamo: posso dire che a Palazzo Strozzi non abbiamo mai fatto mostre che non corrispondessero a certi criteri in termini di rigore, scientificità, didattica. Inoltre, come detto, a Palazzo Strozzi abbiamo voluto dimostrare che una mostra intelligente può anche non essere di nicchia. Adesso porteremo tutta l’esperienza acquisita a Palazzo Strozzi in una collezione che è significativa ogni singolo giorno dell’anno. Brera è di per sé un “blockbuster”: abbiamo già nella collezione permanente una presenza di capolavori strepitosi, di eccezionale qualità, insomma è molto di più di una mostra temporanea. Andremo dunque a “importare” le esperienze passate con l’obiettivo di far vivere la collezione permanente, in modo che possa lasciare una traccia emozionale molto profonda sul visitatore.