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gIoventù In amerICa

Ai Weiwei nasce nel 1957 a Pechino da una famiglia di intellettuali. I suoi genitori, Ai Qing (1910-1996) e Gao Ying (1933), sono entrambi letterati.

Esule

Il padre Ai Qing è uno dei maggiori poeti cinesi del secolo scorso, diverse volte candidato al premio Nobel. Nonostante avesse aderito sin dall’inizio degli anni quaranta al Partito comunista, nel 1958, quando il figlio ha appena un anno, Ai Qing viene accusato dal regime di anticomunismo e idee “destriste”. Il poeta e la sua famiglia vengono perciò esiliati da Pechino e deportati a Beidahuang, nella provincia dello Heilongjiang, al limite nord-est del paese.

Quell’anno ebbe inizio il “Grande balzo in avanti”, ovvero il piano economico e sociale su larga scala avviato dalla Repubblica popolare cinese per trasformare il tradizionale sistema economico basato sull’agricoltura in una nuova società industrializzata. Le iniziali conseguenze di tale trasformazione furono carestie e morte per milioni di persone. Questi tragici accadimenti, come si vedrà più avanti, saranno evocati da Ai Weiwei in una delle sue più iconiche installazioni, la distesa di Sunflower Seeds (Semi di girasole), creata alla Tate Modern di Londra nel 2010.

Alla fine degli anni cinquanta, Ai Qing e la famiglia vengono inviati in un campo di rieducazione militare a Shihezi, nella provincia dello Xinjiang nel nord-ovest della Cina. In seguito sono spostati in un villaggio ancora più isolato e vivono per anni in una spelonca nel deserto del Gobi. Ai Qing è condannato a estenuanti lavori forzati: per umiliarlo gli viene affidato l’incarico di pulire le latrine del paese. L’immagine straziante di Ai Qing, costretto a una occupazione così avvilente, resta viva nella memoria del figlio, il quale ricorda la coraggiosa e serena accettazione da parte del padre di quella condizione umiliante e l’etica con la quale egli svolgeva dignitosamente quel degradante incarico.

Di quegli anni durissimi Ai Weiwei ricorda che l’abitazione di pochi metri quadri nella quale trovavano riparo era condivisa con una famiglia di topi e che tra le poche immagini artistiche che aveva a disposizione c’erano le riproduzioni di due capolavori di Botticelli degli Uffizi: la Primavera e la Nascita di Venere, contenute in un vecchio libro: due opere che l’artista vedrà nel corso del suo primo soggiorno a Firenze nel dicembre 2015.

In Cina sono anni di fermenti politici e nel 1966 il presidente Mao Zedong lancia la Grande rivoluzione culturale proletaria; il Partito comunista è guidato da quella che sarà poi detta la Banda dei quattro, ma alla morte di Mao, nel settembre del 1976, i rappresentanti della Banda, composta dall’ultima moglie di Mao e da tre suoi associati, sono processati e condannati.


Selfie di Ai Weiwei e Arturo Galansino davanti alla Nascita di Venere di Botticelli alla Galleria degli Uffizi nel 2015.

Come altri intellettuali mandati al confino, Ai Qing viene riabilitato e può tornare a Pechino con la famiglia. La Cina è ora in una fase di apertura e comincia la cosiddetta Primavera di Pechino. Si assiste a un processo di liberalizzazione sotto la leadership di Deng Xiaoping e alla popolazione viene consentito di esporre le proprie idee e anche di criticare il regime con i “tazebao”, fogli scritti a mano a grandi caratteri apposti sul “muro della democrazia”. Si riaprono le accademie d’arte e Ai Weiwei entra nella Film Academy di Pechino, dove studia animazione nel primo corso post Rivoluzione culturale assieme a futuri grandi registi come Chen Chaige e Zhang Yimou ma, insoddisfatto degli insegnamenti, lascia ben presto gli studi orientandosi verso le arti figurative.

Nonostante questo precoce abbandono, il cinema avrà poi una parte importante nella carriera di Ai Weiwei, autore di una grande serie di documentari e video.

Esordio
Insofferente al realismo socialista d’influenza sovietica imposto dal governo, Ai Weiwei è uno dei fondatori del collettivo Stars, un gruppo di artisti che, come le stelle, volevano brillare individualmente ma anche illuminare la società nel suo insieme. La prima mostra del gruppo apre nel settembre del 1979 sul marciapiede della China Art Gallery di Pechino. L’esposizione, dichiarata illegale già dal giorno successivo all’apertura, viene chiusa poco dopo e il collettivo - in occasione del trentesimo anniversario della Repubblica Popolare Cinese - marcia chiedendo democrazia e libertà artistica. Finalmente le autorità consentono una seconda sede della mostra di Stars in Beihai Park, iniziativa che avrà grandissimo successo. Ai Weiwei vi espone paesaggi realizzati all’acquerello la cui ispirazione, oltre all’arte tradizionale cinese, è ancora debitrice del tardo Ottocento europeo, in particolare di Van Gogh e del postimpressionismo. È già il dialogo tra tradizione e modernità, Oriente e Occidente, a segnare il linguaggio di Ai Weiwei.

A New York
Attratto dall’Occidente, nel febbraio 1981, a ventiquattro anni e con trenta dollari in tasca, Ai Weiwei si trasferisce negli Stati Uniti, prima per studiare inglese a Filadelfia e Berkeley e, dall’anno successivo a New York, dove entra alla Parsons New School for Design, al Greenwich Village. Studia pittura con Sean Scully, ma i due non si intendono molto bene e anche questa volta Ai Weiwei lascia la scuola dopo soli sei mesi, spinto da quella insofferenza verso le istituzioni che caratterizza la sua personalità. Si iscrive anche alla Art Students League di New York ma frequenta soprattutto musei e gallerie. È questa la sua vera formazione. Se in Cina si era ispirato all’arte occidentale del secolo precedente, tanto da dichiararsi postimpressionista, la conoscenza del mondo concettuale di Marcel Duchamp, delle sue idee sull’arte e 10 sulla figura dell’artista rappresenta una vera e propria rivelazione e lo aiuta a trovare una propria strada e una propria identità. Le sue prime opere americane sono lavori che includono manufatti di uso quotidiano, influenzati dal movimento Dada. Hanging Man è un “objet trouvé” con cui rende omaggio a Duchamp, trasformando una gruccia nel profilo dell’artista francese, mentre i semi di girasole che riempiono una parte del profilo evocano il cibo fondamentale dell’alimentazione più povera in Cina. È questa la prima volta che l’artista utilizza nel suo lavoro questo elemento simbolico. Ai Weiwei documenta attraverso fotografie, soprattutto in bianco e nero, la propria vita newyorchese: si tratta di una serie di più di diecimila negativi, di cui solo una piccola parte pubblicata, che è stata definita da Hans-Ulrich Obrist una sorta di blog ante litteram.


Ai Weiwei davanti a To Be Looked at (from the Other Side of the Glass) with One Eye, Close to, for Almost an Hour, di Marcel Duchamp, al Museum of Modern Art di New York, New York Photographs, 1983-1993, 2011 (1987).

Per mantenersi svolge i più svariati lavori e cambia una decina di case nel Queens, a Brooklyn e poi nel Lower East Side a Manhattan. Il suo appartamento diventa punto di incontro per gli artisti cinesi, perlopiù in fuga dal regime, che vivono negli Usa, e Ai Weiwei rappresenta un collegamento tra intellettuali dei due paesi: diventa amico di Allen Ginsberg (1926-1997), poeta della Beat generation, che aveva conosciuto suo padre in Cina nel 1984. A Times Square esegue anche ritratti come artista ambulante, ma si sta gradualmente esaurendo l’interesse per il disegno e la pittura, tecniche con cui aveva iniziato guardando a Van Gogh e Cézanne. È molto attratto dalla Pop Art e da Andy Warhol, personaggio che lo ha molto influenzato, e legge avidamente La filosofia di Andy Warhol (dalla A alla B e ritorno), l’autobiografia del vate della Pop Art; proprio al rapporto tra Ai Weiwei e Andy Warhol è dedicata nel 2016 una grande mostra alla National Gallery di Melbourne e all’Andy Warhol Museum di Pittsburgh. Alcuni dipinti di questi anni rappresentanti Mao (1989), realizzati in uno stile pop, testimoniano esplicitamente la fascinazione del giovane cinese per i linguaggi elaborati nella Factory, ma al contempo proprio i Mao rappresentano l’ultima produzione eseguita con il medium pittorico. Punto di riferimento diviene anche Jasper Johns, artista che Ai Weiwei non aveva compreso quando si trovava ancora in Cina.


Profile of Duchamp. Sunflower Seeds (Profilo di Duchamp. Semi di girasole), New York Photographs, 1983-1993, 2011 (1983).


Ai Weiwei a Williamsbourg, New York, New York Photographs, 1983-1993, 2011 (1983).

Ai Weiwei con Allen Ginsberg, Lower East Side Restaurant, New York Photographs, 1983-1993, 2011 (1988).


Outside Tompkins Square Park (Fuori dal Tompkins Square Park), New York Photographs, 1983-1993, 2011 (1986).

In quegli anni americani frequenta spesso i casinò di Atlantic City e diviene leggendaria la sua abilità nel blackjack. Spesso gioca con l’amico Vinnie, detto Occhi di serpente, il quale così racconta del loro primo incontro: «Stavo giocando male e perdevo molto, poi questo ragazzo asiatico che sembrava uscito da un film di kung fu e che giocava accanto a me, ha cominciato a dirmi quando stare, chieder carta o passare. Io non ascolto nessuno, ma ogni volta che non gli davo retta, perdevo la mano. Così ho cominciato ad ascoltarlo. Quella notte sono riuscito a vincere centinaia di dollari». Grazie a questa sua abilità, Ai Weiwei riesce praticamente a mantenersi con il gioco d’azzardo, quasi come Duchamp che, abbandonata la pittura, trovò nel gioco professionistico degli scacchi la sopravvivenza economica. In quei tempi era una scena frequente vedere Ai Weiwei scendere dall’appartamento bohémien condiviso con altre persone nel Lower East Side e salire su una lunghissima limousine mandatagli dai casinò, che lo aspettava in strada per portarlo a giocare.


Feiyu (2016) è una delle creature fantastiche, di seta e bambù, ispirate all’antichissimo testo Shanhaijing (Il classico delle montagne e dei mari).

Ai Weiwei al MoMA di New York nella stessa posa di un autoritratto seriale di Warhol, New York Photographs, 1983-1993, 2011 (1987).


Portrait artist in Times Square (Ritrattista a Times Square), New York Photographs, 1983-1993, 2011 (1987).

AI WEIWEI
AI WEIWEI
Arturo Galansino
La presente pubblicazione è dedicata a Ai Weiwei, artista, designer e attivista cinese. In sommario: Infanzia in Cina, gioventù in America; Il rapporto con la tradizione cinese; Un'arte ''contro''. Come tutte le monografie della collana Dossier d'art, una pubblicazione agile, ricca di belle riproduzioni a colori, completa di un utilissimo quadro cronologico e di una ricca bibliografia.