In tendenza


grosz, una voce
fuori dal coro

di Daniele Liberanome

A vincere sono le sue opere dissacranti realizzate tra 1915 e 1930: quando arrivano in asta, i prezzi salgono alle stelle

Protestare e costruire, negare e creare. È quanto ci aspettiamo dalla politica dei nostri giorni, ma è soprattutto quanto avvenuto nella Germania dei primi anni dopo la prima guerra mondiale. Colpita al cuore dalla sconfitta, scioccata dalla disorganizzazione del Reich (i morti di fame non si contavano più) e dalla dissoluzione dei valori bismarckiani, fu comunque capace di esprimere modelli politici e movimenti artistici che ancora oggi sono un punto di riferimento. Il dadaismo, innanzitutto, con la sua critica radicale della pittura e scultura convenzionale del tempo, che affrontò temi scomodi, con immagini che turbano perfino la nostra sensibilità - dai mutilati alle città alienanti e alienate, alla pornografia più spicciola.

Basti guardare uno dei quadri degli anni Dieci e Venti di George Grosz (1893-1959), fondatore di più riviste dissacranti e di un gruppo radicale come la Neue Sachlichkeit (Nuova Oggettività). Purtroppo quei quadri sono piuttosto rari, perché i nazisti vollero fin da subito mettere a tacere le voci non allineate alle loro idee, inserendo Grosz nella lista degli artisti “degenerati”, distruggendo non poche delle sue opere e obbligandolo a riparare negli Stati Uniti, dove la sua verve creativa si attenuò.

Così quando arriva in asta un’opera di Grosz datata fra il 1915 e il 1930, i valori salgono alle stelle. L’acquerello Orgia del 1922 è popolato da scene tipicamente disdicevoli: una donna che fa i suoi bisogni in un vaso in mezzo a una sorta di salotto, un borghese che bacia una prostituta, un altro che fuma come un turco e ha già bevuto una seconda bottiglia di una bevanda alcolica. 

Orgia era andata in asta a Londra da Sotheby’s il 7 febbraio 2006 e venduta per 430mila euro, ossia più del doppio di quanto ci si aspettava. L’acquirente la portò poi da Christie’s di Londra pochi anni dopo, il 2 febbraio 2010, e quindi c’era da aspettarsi un flop; invece il prezzo finale è stato 440mila euro e soprattutto un quindici per cento in più rispetto al 2006 in termini di sterline, visto che nel frattempo il nostro euro si era apprezzato. Passato un altro quinquennio, Orgia è finito di nuovo da Christie’s di New York. Era il 12 novembre scorso e l’aggiudicazione è avvenuta a 550mila euro, a dimostrare un progresso continuo nelle quotazioni di Grosz.

Ma i prezzi record sono ancora più alti. La piccola tela Caféhaus riflette perfettamente lo spirito dissacrante ma non dirompente del 1915: le coppie sedute ai tavoli mantengono un certo contegno, anche se gli abbracci in pubblico fra donne e uomini vanno oltre la morale del tempo, specialmente perché sono le femmine/prostitute a prendere l’iniziativa. E i borghesi maschi sembrano degli ebeti, dai volti del tutto inespressivi, mentre l’utilizzo di sapore cubista di assi di simmetria diversi dà la sensazione che i tavoli, il mondo stiano precipitando. Si tratta forse del dipinto di Grosz più giovanile e con il suo più tipico stile a sopravvivere e giungere in asta. Prezzo finale: oltre 1,3 milioni di euro, ossia più del doppio rispetto alle aspettative (Londra, Christie’s, 6 febbraio 2006).


Caféhaus (1915).

Fra gli acquerelli, invece, spicca L’uomo nuovo del 1921, dalle suggestioni surrealiste per l’utilizzo di una sorta di maschio ben vestito con testa da manichino, la compresenza di una serie di figure geometriche perfette ma poste su piani diversi, come a sottolineare l’assurdità delle apparenze. Christie’s di New York l’ha venduto il 4 novembre 2009 per quasi 900mila euro.

Evitando le opere giovanili o di soggetto dada, i prezzi scendono decisamente. I quadri del primo periodo americano, fra il 1933 e la fine della seconda guerra mondiale, conservano una loro aggressività e spirito di denuncia - anche se mitigato -, e non esaltano i collezionisti. Io e lo specchio del bar del 1937 si mantiene focalizzato sulla denuncia dell’alienazione delle città, in cui si muovono uomini con un viso parzialmente indefinito e sconosciuto, pronti a bere alcol fino a ubriacarsi e a gettarsi nei bordelli. Ma il tratto fin troppo preciso rende Grosz forse meno graffiante rispetto ai tempi tedeschi. Christie’s di New York ha venduto Io e lo specchio del bar lo scorso 13 novembre per 244mila euro, quasi il doppio della stima. A dimostrare che il 2015 è stato un buon anno di mercato per Grosz, un altro dipinto americano del 1942, Fairy Tale, popolato da scheletri ed esseri mostruosi, è stato aggiudicato da Bonhams di New York il 3 febbraio 2015 per 145mila euro, cinque volte la stima.
Relativamente meno rare sono le tele di Grosz di donne nude o di coppie (etero oppure omosessuali) riprese in atti osceni. Oggi non scandalizzano più. Per una qualche ragione, forse per l’abbondanza di colori e la media dimensione, Christie’s di New York ne ha piazzato uno lo scorso 13 novembre per 120mila euro, tre volte la stima. Ma di solito si portano a casa per 20-40mila euro. Fra gli acquerelli, quelli degli anni berlinesi sono meno rari rispetto ai quadri di quel periodo e si scambiano per qualche centinaia di migliaia di euro. In Germania. Una favola invernale, dal titolo che fa eco/ contraltare a un poema di Heine, spiccano un soldato corrucciato e altre figure dall’atteggiamento vuoto o strano, mentre la città, perfino gli edifici, paiono muoversi in modo dissociato; è stato venduto per quasi 600mila euro da Christie’s (Londra, 25 giugno 2014). Acquerelli del periodo più tardo si trovano per qualche decina di migliaia di euro. Ma attenzione, l’ottimo 2015 di Grosz dimostra che in futuro potrebbero non bastare più.

ART E DOSSIER N. 335
ART E DOSSIER N. 335
SETTEMBRE 2016
In questo numero: UNA FANTASTICA REALTA' Piero di Cosimo e il nord; Lamba, pittrice surrealista; Reims incide Bellmer. GRANDE GUERRA Le incisioni di De Groux. IN MOSTRA O'Keeffe a Londra, Il sogno a Marsiglia.Direttore: Philippe Daverio