XX secolo. 2
Incidere a quattro mani: Hans Bellmer e Cécile Reims

l’eros
è una linea sottile

Tra gli anni Sessanta e Settanta del Novecento Cécile Reims accoglie la sfida di incidere la raffinata e complessa produzione di un artista altrimenti appartato e noto in una cerchia ristretta, Hans Bellmer.

Bianca Cerrina Feroni

Non vi è dubbio che l’incisione sia il supporto ideale per esprimere l’erotismo di Hans Bellmer (Kattowitz 1902 - Parigi 1975) così lontano da ogni frivolezza, da ogni leggerezza o facilità. Il suo sguardo penetrante sul corpo pare espresso perfettamente dai fini e freddi strumenti dell’incisore: la punta secca, lo scalpelletto d’acciaio, il mordente utilizzati per solcare le strette placche di rame. Avendo sempre il corpo femminile come modello - e ossessione - per le sue creazioni, l’artista tedesco sviluppò la sua creatività con diverse tecniche: dalla pittura, poca, la fotografia, la costruzione di oggetti erotici tra i quali le sue famose bambole, fino al disegno e all’incisione che di fatto furono le due pratiche che lo elevarono al rango di grande artista.

Dopo aver studiato e vissuto a Berlino si trasferì a Parigi nel 1936, costretto a scappare, benché pressoché sconosciuto, perché, come altri artisti, considerato “degenerato” dal potere nazista. Le sue ossessioni furono ben accolte in territorio francese dove fu immediatamente adottato dal movimento surrealista. André Breton gli scrisse subito «niente di più pericoloso che questa visione che vi dobbiamo sul mondo. Voi ci consegnate il Segreto». Le sue rappresentazioni erotiche si spingevano sicuramente più lontano di quelle dei suoi predecessori e contemporanei che trattavano lo stesso tema: Félicien Rops, George Grosz, Otto Dix, Jean Fautrier, André Masson.


Cécile Reims, La gallina, “d’après” Hans Bellmer (1968).

Bellmer e Reims sembrano avere un destino incrociato con molti punti in comune


Bellmer cercava sotto pelle l’enigma originario della sessualità, voleva vedere, scoprire, l’“anatomia del desiderio”. Il suo stile è rigoroso e glaciale, dal tratto sicuro, puro come quello di uno dei suoi ispiratori, Albrecht Dürer, ma a dirigere le sue mani c’è l’impeto di una vorace “passione di verità”, un freddo desiderio intellettuale di indagare fino alle viscere per trovare ciò che è nascosto perché sempre sfugge: il desiderio stesso. Bellmer cercava di rendere visibile l’invisibile e questa ricerca divenne la sua ossessione più cara.

In vita certo non godette di buona reputazione. Era considerato un vizioso, un uomo inquietante e perdipiù legato a un altro personaggio oscuro, il filosofo Georges Bataille, del quale illustrava le opere considerate all’epoca “pornografiche”. Tutte le incisioni nacquero come trasposizione dei disegni eseguiti per diverse opere clandestine - la Storia dell’occhio e Madame Edwarda di Bataille, due opere omaggio a De Sade, del quale condivideva le passioni -, una trentina di frontespizi di romanzi con soggetti affini e i ritratti degli amici più cari, tra i quali Marcel Duchamp, Jean Arp, Man Ray. Dopo la guerra, furono riprodotti inizialmente tramite l’acquaforte, poi con la punta secca e il bulino. Disegnava senza sosta, ovunque, su piccoli pezzi di carta, su quaderni di cui poi strappava le pagine per darle agli amici. Spesso erano piccoli formati con carta di cattiva qualità. Il poeta Joë Bousquet, pur conoscendo il disprezzo che l’amico nutriva per i mercanti, lo rimproverava a tal proposito di essere la causa del suo insuccesso, legato soprattutto alle difficoltà di vendita delle sue opere.

Cominciò ad avere successo solo alla fine della sua vita dal momento in cui Cécile Reims (nata a Parigi nel 1927) cominciò a incidere i suoi disegni - e dunque anche a moltiplicarli - esprimendo in modo esemplare la finezza delle sue creazioni. Non è chiaro perché Bellmer cercasse un incisore che interpretasse i suoi disegni, ma di fatto avvenne questo passaggio di mano che restò segreto fino alla morte dell’artista.


Placca di rame incisa da Cécile Reims su disegno inedito (senza titolo) di Hans Bellmer (1974-1975).

Cécile Reims, I misteri del confessionale, “d’après” Hans Bellmer (1973), Issoudun (Francia), Musée de l’Hospice Saint-Roch.


Cécile Reims, L’erotomane (Erotico n° 2), “d’après” Hans Bellmer (1970-1971), Issoudun (Francia), Musée de l’Hospice Saint-Roch.


Cécile Reims, La bicicletta verde, “d’après” Hans Bellmer (1971), Issoudun (Francia), Musée de l’Hospice Saint-Roch.

Lei non guardava alla carica erotica dei soggetti, non ne voleva interpretare il senso


I due sembrano avere un destino incrociato con molti punti in comune. Hans Bellmer arrivò in Francia perché esiliato dal suo paese, Cécile Reims, ebrea di origine lituana, vi andò bambina come clandestina. Nel 1941 furono entrambi a Castres, nei Pirenei, dove l’uno era diventato un abile fabbricante di documenti falsi per la Resistenza, e l’altra era entrata a far parte dell’armata clandestina ebraica. Ma non è lì che si conobbero bensì dieci anni dopo a un vernissage a Parigi, nella piccola rue de Nesle, quando lui le mostrò per caso la sottile punta d’acciaio di un bulino, tirato fuori dalla tasca, e lei gli disse che era smussato. Poi più niente fino al terzo incontro, quello decisivo, grazie a Georges Visat, l’editore di tutti surrealisti. Cécile Reims aveva imparato a incidere da Joseph Hecht, del quale era stata allieva negli anni Cinquanta, ma aveva poi smesso per dedicarsi all’arte tessile. «Se non avessi incontrato Bellmer non avrei mai ricominciato a incidere». Ma il tratto dei suoi disegni era così incredibile che Cécile non poteva non accettare la sfida. È così che diventò la sua seconda mano, femminile, interpretando dal 1966 al 1975 circa duecentocinquanta dei suoi disegni.

Nacque una sintonia lavorativa particolarmente fruttuosa per entrambi. L’interpretazione che Cécile Reims ne faceva - o, come lei preferisce dire, la traduzione - è difficile da spiegare. Lei non guardava alla carica erotica dei soggetti, non ne voleva interpretare il senso. Le bastava condividere una capacità manuale e quella sensibilità della linea che permetteva ai due artisti di capirsi.


Cécile Reims, Analogie, “d’après” Hans Bellmer (1968-1969), Issoudun (Francia), Musée de l’Hospice Saint-Roch.

Procedeva allo stesso modo in cui lui tracciava i suoi disegni, senza fermarsi, con uno slancio continuo. La ricostruzione del disegno è puramente intuitiva. Dice Cécile Reims: «L’incisione è identica al disegno da cui proviene pur essendo altro». C’è della soggettività nella riproduzione. Hecht era stato l’iniziatore, Bellmer il vero professore. «All’epoca ero senza immaginario. Trasponendo Bellmer sul rame ebbi l’impressione di diventare un incisore geniale ».

Certo il vocabolario di Bellmer non poteva lasciare indifferenti, né per l’eccezionale virtuosismo grafico, né per i contenuti. La sua concezione del corpo femminile come incessante metamorfosi di forme svela i segreti più profondi dell’animo. Dividendo e moltiplicando gli organi arriva a mostrarne i desideri nascosti. Come percepiamo il mondo esteriore, allo stesso modo possiamo percepire quello interiore, sosteneva nel suo unico scritto teorico, l’Anatomia dell’ immagine. In questa oscura estetica dell’eccesso, l’immagine è investigata e scomposta con lo stesso metodo dell’anatomia classica, ma con un diverso strumento: al posto del bisturi, Bellmer e la sua traduttrice usano il bulino.


Cécile Reims, Ritratto di Unica, “d’après” Hans Bellmer (1973), Issoudun (Francia), Musée de l’Hospice Saint-Roch.

Cécile Reims vive attualmente nella regione francese del Berry. Ha donato gran parte della sua collezione al Musée de l’Hospice Saint-Roch nella cittadina di Issoudun dove è possibile vedere le placche e le incisioni tratte dai disegni di Hans Bellmer.

Musée de l’Hospice Saint-Roch Rue de l’Hospice Saint Roch, 36100 Issoudun,
telefono 0033 02 54 21 01 76,
www.museeissoudun.tv

ART E DOSSIER N. 335
ART E DOSSIER N. 335
SETTEMBRE 2016
In questo numero: UNA FANTASTICA REALTA' Piero di Cosimo e il nord; Lamba, pittrice surrealista; Reims incide Bellmer. GRANDE GUERRA Le incisioni di De Groux. IN MOSTRA O'Keeffe a Londra, Il sogno a Marsiglia.Direttore: Philippe Daverio