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dare corpo
alla solitUdine

di Daniele Liberanome

Il mercato di Hopper continua a mantenersi in salute con quotazioni in linea con la media degli ultimi anni

Un bar perfettamente illuminato e pulito; a un lato del bancone, una coppia ben vestita in cui ognuno vive in un mondo proprio; dall’altro lato, un avventore visto di schiena, elegante e concentrato sul suo bicchiere; fuori, una strada vuota e curatissima. Nel celebre Nighthawks (1942), come in molte altre opere, Edward Hopper (1882-1967) è stato maestro nel creare atmosfere angoscianti, nel dare corpo alla solitudine nelle grandi metropoli americane del boom economico.

Osservatore distaccato e lucido, non si unì mai a brillanti circoli artistici e intellettuali, neppure nella Parigi ruggente e pullulante di Picasso, Modigliani, Apollinaire e quant’altri, quando in gioventù vi si trasferì per qualche anno. Piuttosto rimase stregato dagli impressionisti, dal loro uso del colore e della luce, che sviluppò per dar vita al suo stile crudamente realista; i soggetti, però, li scelse anni luce distanti dal mondo urbano scoppiettante di Pissarro e soci. Peccato che Hopper abbia prodotto così poco nella sua pur lunga vita: solo trecentosessantasei quadri, la maggior parte dei quali si trovano da tempo in musei americani, alcuni fin dagli anni Trenta. Se poi si considera che i tremila pezzi (compresi disegni, stampe, acquerelli) che si era tenuto per sé sono stati tutti devoluti dalla vedova al Whitney Museum of American Art di New York, ben si capisce quanto rari siano gli Hopper sul mercato. Ma negli Stati Uniti può accadere che un museo venda un pezzo importante della sua collezione per rimettere in sesto le proprie finanze e per acquisire nuove opere: così il Pafa - Pennsylvania Academy of the Fine Arts ha messo sul mercato East Wind over Weehawken del 1934, coinvolgente per la contrapposizione fra le case perfettamente definite e i lampioni e i pali per strada che paiono muoversi al vento; per la totale assenza di persone (sottolineata da un inquietante cartello “For Sale”) a eccezione di un piccolo gruppo in fondo che sembra uscire dalla cornice; per i colori pastello e per il lungamente studiato bilanciamento dei volumi architettonici (piramidi, parallelepipedi). Il Pafa l’aveva acquistato nel 1952 per pochi spiccioli, ma il 5 dicembre 2013 Christie’s a New York è stata capace di aggiudicarlo per quasi 30 milioni di euro a un collezionista americano al telefono.

In quell’anno, le quotazioni di Hopper avevano già subito un’impennata, sulla scia di una serie di personali inclusa quella al Grand Palais di Parigi. Il 23 maggio del 2013, Christie’s (sempre a New York) aveva reso felice e ricco un collezionista americano che le aveva affidato Blackwell’s Island, un olio del 1928 che raffigura l’isola lunga e stretta che si trova appena al largo di Manhattan e che a quei tempi ospitava un grande ospedale. Hopper la dipinse rendendola un deserto mortifero, come a sottolineare la falsità del mondo dorato dei “felici” di New York che fanno finta di ignorare i problemi sociali che li circondano, perfino quelli legati alla salute. Il quadro era particolarmente piaciuto ad Alice Walton, una delle eredi dell’impero della grande distribuzione Wal- Mart, che lo acquistò per donarlo al nascente Crystal Bridge Museum di Betonville in Arkansas, spendendo 14,5 milioni di euro, bazzecole per lei. Sempre in quel 23 maggio del 2013, Christie’s aggiudicò per il prezzo record di 3,1 milioni di euro anche un importante acquerello Kelly Jenness House del 1932 e di buona dimensione (50 x 70 cm). Il soggetto è una casa di Cape Cod, persa nel nulla di una natura incolta, in cui due edifici (un marito e una moglie?) paiono farsi forza in un mondo ostile.


Hotel Window (1955).

Prima del 2013, un altro periodo di aggiudicazioni importanti per Hopper è stato il 2005-2006. E cosa era successo allora? Merito delle personali al Whitney Museum di New York e al Tate Modern di Londra? Forse, ma soprattutto erano finalmente ricomparsi sul mercato dei quadri dopo anni di vuoto. Fra gli altri era stato offerto Hotel Window del 1955, in cui una donna ben vestita, in una lobby curata e illuminata, guarda all’esterno, verso un vetro scuro, nero. Il perfetto gioco dei colori e delle luci non fa che esaltare il senso di solitudine della donna. Il quadro era piaciuto ai Thyssen-Bornemisza che l’avevano acquisito per la loro collezione, aveva poi intrigato i Forbes che l’avevano comprato da Sotheby’s il 3 dicembre 1987 per qualcosa come 1,1 milioni di euro; infine aveva fatto girare la testa al compratore che se l’è aggiudicato da Sotheby’s a New York per 21 milioni di euro il 29 novembre 2006. Vista la forte domanda per le opere di Hopper, l’attesa generale era che anche il 21 maggio dello scorso anno Christie’s (New York) avrebbe spuntato prezzi elevatissimi per Two Puritans, un altro olio di ottima datazione. Ma la casa d’asta aveva tirato troppo la corda con la stima - fissata a 18-27 milioni di euro -, e con il prezzo di riserva perché pare che essa stessa abbia garantito un introito minimo al venditore; e poi l’opera, dipinta da Hopper in un momento di difficoltà con la moglie, presenta due edifici divisi, non uniti come al solito. Flop grave, quindi, quello di Two Puritans, ma non troppo indicativo sui trend dei prezzi di Hopper; da allora altre sue opere sono passate per le aste e sono state scambiate per valori prossimi o superiori alle stime massime. L’acquaforte Night Shadows (Levin 82), per esempio, tirata in seicento esemplari, è stata aggiudicata lo scorso 20 aprile da Sotheby’s per 17.500 euro. Come a dire che il mercato di Hopper continua a mantenersi in salute, che la richiesta è di regola superiore ai pezzi disponibili, ma senza esagerare con quotazioni molto più elevate della media degli ultimi anni.

ART E DOSSIER N. 334
ART E DOSSIER N. 334
LUGLIO-AGOSTO 2016
In questo numero: MOSTRE D'ESTATE Pittori collezionisti a Londra; Moholy-Nagy a New York; Bacon a Montecarlo; La misura del tempo a Roma; Mirà a Milano; Le collezioni: Guggenheim a Firenze e Cini a Venezia. LE VITE DEGLI ALTRI L'occhio indiscreto di Edward Hopper.Direttore: Philippe Daverio