Grandi mostre. 5
Painters’ Paintings a Londra

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Vi siete mai chiesti perché nelle raccolte di artisti come Freud, Matisse, Degas erano presenti quadri di autori contemporanei, amici o rivali, o di maestri più anziani? L’esposizione alla National Gallery entra nel merito della questione svelando le ragioni di determinate scelte.

Matteo G. Brega

Con Painters’ Paintings. From Freud to Van Dyck (23 giugno - 4 settembre) la National Gallery di Londra offre al pubblico un esempio di mostra dal profilo critico avanzato quale difficilmente si potrebbe trovare in altri paesi, in particolare in Italia. L’impressione che si ha, considerando l’impostazione curatoriale di questa esposizione, è quella di trovarsi di fronte a un evento molto “pensato” e a un luogo ospitante talmente conscio delle proprie forze - culturali ed economiche - e talmente accreditato a livello internazionale, da potersi permettere un progetto indirizzato esplicitamente alla fascia più competente del pubblico.

Ma di cosa tratta esattamente questa mostra? La curatrice, Anne Robbins, partendo da un episodio - il lascito nel 2011 della Donna italiana o Donna con manica gialla (L’italiana) di Corot alla National Gallery da parte di Lucian Freud «per ringraziare il popolo britannico dell’accoglienza riservata alla sua famiglia» - si è chiesta per quali motivi i pittori abbiano scelto, nel corso dei secoli, di acquistare determinati quadri per la propria collezione privata e il proprio piacere. Più precisamente Robbins ha inteso indagare: quali quadri, nel corso della storia, alcuni importanti pittori hanno scelto di tenere nel proprio ambiente più intimo e personale; in che modo tali quadri hanno influenzato l’evoluzione stilistica degli artisti; quale significato possiamo trarre mettendo a confronto la produzione di un pittore e i quadri che ha scelto di possedere. Per comprendere a fondo una mostra di questo tipo occorre avere una serie di competenze che potremmo definire “avanzate”, ecco il principale motivo per cui un pubblico di appassionati non dovrebbe perdere l’occasione di visitarla.

Jacques-Emile Blanche, Francis Poictevin (1887) Londra,Tate.


Tiziano, Ritratto di Gerolamo (?) Barbarigo (1510 circa), Londra, National Gallery.


Antoon van Dyck, Autoritratto (1629 circa).

I quadri posseduti dai pittori sono stati specchi dei quadri realizzati dagli stessi o sono stati pietre di paragone dalle quali tenersi a debita distanza?


Naturalmente è stato necessario fare delle scelte precise, in primo luogo selezionando i “quadri dei pittori” a disposizione, in secondo luogo cercando di mettere i quadri “desiderati” a confronto con alcune opere dipinte dagli artisti-collezionisti, al fine di far scaturire una “reazione” tra queste ultime e i quadri oggetto di acquisizione, quasi a voler mettere alla prova la tesi che riposa sullo sfondo dell’intera mostra e cioè che i gusti “passivi”, quelli che portano a scegliere un oggetto estetico, possano influenzare i gusti “attivi”, quelli che originano una poetica e un preciso stile. Il risultato è stata la seguente selezione di pittori-collezionisti: Lucian Freud, Matisse, Degas, Frederic Leighton, George F. Watts, Thomas Lawrence, Joshua Reynolds e Van Dyck. I pezzi in tutto sono ottanta e la “reazione” di cui si parlava avviene in virtù delle componenti preposte a originarla: nel caso di Freud il Corot che ha ispirato l’intera mostra, un Tiziano per Van Dick, un Rembrandt per Reynolds, un Degas per Matisse, e così via.


Henri Matisse, La lettrice disattenta (1919), Londra, Tate.

La mostra scava, cerca di indagare i motivi che hanno portato a quelle scelte, a volte a quelle vere e proprie “cacce”, basate sia sul puro gusto pittorico, sia sull’ammirazione, a volte forse sull’invidia, a volte sul desiderio di approvazione, a volte ancora sull’esigenza di manifestare uno status raggiunto o una capacità economica. Si tenta inoltre di comprendere gli echi, i rimandi, le domande circa l’influenza che i quadri “desiderati” hanno avuto sulla produzione dei vari pittori, e in particolare sugli aspetti specifici di una determinata produzione, o di un determinato periodo o di alcune determinate scelte stilistiche per verificare quanto queste scelte siano state più o meno influenzate da ciò che i pittori avevano davanti agli occhi mentre dipingevano. I quadri posseduti dai pittori sono stati specchio dei quadri realizzati dagli stessi o sono stati piuttosto pietre di paragone dalle quali tenersi a debita distanza? In che modo lo spirito di un maestro temuto, ammirato, a volte odiato, è riuscito a penetrare, attraverso la propria arte, nell’arte di chi ha scelto di possederne una determinata manifestazione oggettiva?


Il Degas appartenuto a Matisse, Pettinando i capelli (La parrucchiera), ha un rosso «che fa male agli occhi»


Il lavoro critico è molto accurato e la ricostruzione storica si basa spesso su fonti di prima mano. Ecco dunque che il Degas appartenuto a Matisse - Pettinando i capelli (La parrucchiera) (1896 circa), un interno con due donne tutto giocato sulle tonalità del rosso - assume una serie di significati multipli: da una parte rappresenta le difficoltà economiche di Matisse - che dopo vari tentennamenti dovette rivendere il quadro -, dall’altra assume una funzione quasi ossessiva, nella sua particolare composizione spaziale, e nel suo rosso, definito da Matisse come un colore «che fa male agli occhi».


Pablo Picasso, Ritratto di Dora Maar (1942).

Esiste poi tutto il tema degli scambi e delle compravendite “collaterali” che da sempre hanno interessato le vite dei pittori. Ecco dunque aprirsi di fronte a noi l’interessante aspetto della scelta compiuta da un pittore, quasi in modo intimo e segreto, nel dover sacrificare un suo pezzo per averne uno di un amico in cambio, o nell’acquisire i quadri di un giovane di talento con la speranza, o la consapevolezza, di fare un buon affare. E quale prova più oggettiva di stima nei confronti di qualcuno del regalare un proprio quadro chiedendone in cambio un altro, a lungo più o meno apertamente ammirato, nascosto dietro una porta dello studio o lasciato sotto una tenda per mesi. Matisse e Picasso si facevano doni con l’aria di scambiarsi fendenti in duello; cosa che non stupisce affatto chi conosce il carattere dello spagnolo. E con l’accompagnamento di gentilissimi bigliettini «per la deliziosa ospitalità», l’uno cercava di lanciare all’altro messaggi subliminali di superiorità, sempre rintuzzati, sino alla vittoria finale di Picasso che, per “vendicarsi” di alcuni ritratti mandatigli da Matisse «per essersi occupato delle sue finanze nella Parigi occupata» lo atterra con un perentorio Ritratto di Dora Maar.


Edgar Degas, Pettinando i capelli (La parrucchiera) (1896 circa), Londra, National Gallery.

Per quanto riguarda Lucian Freud, la ricostruzione storica ha potuto avvalersi di testimonianze dirette di alcuni amici che hanno sottolineato come i quadri appesi in casa sua dividessero le zone in luoghi di lavoro e luoghi di riposo. Nella camera da letto Freud teneva un Ritratto di Francis Poictevin di Jacques-Emile Blanche (suo il famoso ritratto di Proust), una Campagna romana di Corot (decisamente un suo punto di riferimento visto che era a portata di vista mentre Freud era a letto) e Prosciutto di Manet che unisce in sé la natura morta e il suo superamento, un quadro solo apparentemente secondario, molto poco “da camera da letto”. Lord Leighton, invece, riempì le proprie stanze private di riproduzioni a stampa di nessun valore dei più svariati autori e appese nelle sale di rappresentanza soltanto quadri dipinti da lui. Un uso galleristico di una casa privata del Settecento che ridimensiona la presunta originalità delle “location alternative” così spesso proposte dall’arte contemporanea di oggi.


Rembrandt, Compianto sul Cristo morto (1634-1635 circa), Londra, British Museum.

Painters’ Paintings. From Freud to Van Dick

a cura di Anne Robbins
Londra, National Gallery, Trafalgar Square
dal 23 giugno al 4 settembre
orario 10-18, venerdì 10-19
catalogo National Gallery Company
www.nationalgallery.org.uk

ART E DOSSIER N. 334
ART E DOSSIER N. 334
LUGLIO-AGOSTO 2016
In questo numero: MOSTRE D'ESTATE Pittori collezionisti a Londra; Moholy-Nagy a New York; Bacon a Montecarlo; La misura del tempo a Roma; Mirà a Milano; Le collezioni: Guggenheim a Firenze e Cini a Venezia. LE VITE DEGLI ALTRI L'occhio indiscreto di Edward Hopper.Direttore: Philippe Daverio