Arte in copia
Anna K.E. e Florian Meisenberg

il mondo
in uno smArtphone

Per i giovani K.E. e Meisenberg la tecnologia è al servizio dell’arte: i loro interessi spaziano dalla pittura alle installazioni multimediali, dalla scultura al disegno al video alla performance ma tutto ruota intorno agli schermi dei loro smartphone.

di Cristina Baldacci

Anna K.E. - acronimo di un complicatissimo cognome, Kapanadze Edzgveradze - e Florian Meisenberg si incontrano, come spesso succede ai giovani artisti che poi decidono di condividere arte e vita, all’accademia. Non una qualsiasi, ma la Kunstakademie di Düsseldorf, tra le più prestigiose in ambito contemporaneo, con un corpo docenti da fare impallidire. Tanto per fare qualche nome, a partire dagli anni Sessanta-Settanta, vi hanno insegnato Bernd e Hilla Becher, Joseph Beuys e Gerhard Richter; mentre il maestro di Florian è Peter Doig, dopo il longevo David Hockney, forse il più acclamato (e quotato) pittore inglese vivente.

Florian è tedesco (Berlino, 1980), ama la pittura e le installazioni multimediali; Anna, georgiana (Tbilisi, 1986), con una vocazione per la scultura, il disegno e il video, che usa uno per volta o anche tutti insieme aggiungendo spesso momenti performativi di cui è protagonista.

Pur vivendo e lavorando insieme dal 2010, a Bushwick, sobborgo newyorchese di Brooklyn dove molti artisti hanno lo studio, solo di recente hanno iniziato ufficialmente la loro collaborazione come coppia. Il trasferimento negli Stati Uniti li ha resi più consapevoli del loro ruolo individuale, ma soprattutto della loro essenza e forza come duo artistico; complice anche la condivisione dello studio.

L’esordio insieme è un’azione a porte chiuse durante la quale perlustrano e misurano con il corpo lo spazio di alcune camere d’albergo con grandi vetrate sullo skyline newyorchese: finestre sul mondo che alludono anche agli schermi tecnologici.


Anna K.E. e Florian Meisenberg (2015).

Anna, che ha un passato da ballerina, si muove agilmente tra gli oggetti d’arredamento inscenando una serie di posture con in mano il suo inseparabile cellulare e indosso uno dei suoi colorati costumi. Florian riprende quei momenti di intimità ostentata con la telecamera e li trasmette in tempo reale sullo schermo dello smartphone della sua compagna. Se la trasmissione non fosse privata, l’occhio voyeuristico di Florian potrebbe far pensare a quello del Grande fratello(1).

L’immagine di Anna è così subito oggettivizzata e permette a entrambi di soffermarsi su uno dei temi che hanno più a cuore: gli effetti che la comunicazione mediale ha sul corpo e sull’esperienza percettiva individuale. Il fatto di condividere istantaneamente le stesse immagini rende questa performance, da un lato, il frutto di una “coreografia invisibile” - così l’ha chiamata Florian - messa in scena a quattro mani; dall’altro, una metafora del modo in cui oggi produciamo e condividiamo immagini sui social networks, cercando di identificare e ridefinire gli altri, ma prima di tutto noi stessi, in una realtà altra, che, oltre a essere virtuale, è fluida.

Veduta dell’allestimento di Late Checkout nella Simone Subal Gallery a Liste, Art Basel 2015.

Ci sembra di spiare attraverso un peep-hole, invadendo la privacy dell’occhio che osserva per primo


In aggiunta al video, da questa prima collaborazione sono nati disegni, dipinti, stampe e tessuti(2), che rivelano quanto per i due artisti ogni superficie, al di là del medium e del linguaggio usati, sia uno schermo che ci permette di osservare il mondo, o meglio diverse immagini del mondo tra loro correlate e in perpetuo flusso, proprio come avviene nella realtà virtuale. E non c’è da stupirsi, visto che anche il processo con cui Anna e Florian producono disegni e dipinti è inizialmente digitale.

Così come per le azioni e i video, tutto accade sugli schermi dei loro smartphone, che, essendo interconnessi, permettono ai due di disegnare in concomitanza e di salvare istantaneamente tutte le modifiche che desiderano.


Late Checkout, (2015), disegno, stampa digitale su crêpe de chine.

Le immagini digitali - perlopiù simboli e codici di un alfabeto personale che risente dell’influenza del web - vengono poi dipinte manualmente su stoffa (le lenzuola delle camere d’albergo). Questo passaggio dal digitale al manuale, quindi da un contesto e supporto a un altro, apre a una profonda riflessione sullo statuto e sul significato dell’immagine.

Come secondo progetto insieme, Anna e Florian presentano una doppia personale intitolata Countdown Belladonna (2016) al Salon Kennedy di Francoforte, spazio espositivo dedicato alla collaborazione con artisti e curatori e alla produzione di progetti interdisciplinari inediti(3). Il pezzo forte è un dittico in video che mostra i loro rispettivi occhi ingigantiti (uno per ciascuno su un singolo monitor). Per questo lavoro i due artisti hanno elaborato una speciale tecnica di ripresa in grado di catturare le immagini che appaiono sugli schermi dei loro smartphone, ogni volta che fanno una ricerca in internet, e che si riflettono al centro delle loro pupille.


Countdown Belladonna (2016), particolare dell’occhio di Florian, still da video.

Al posto di ricettori che consentono lo sguardo individuale sul mondo, le pupille diventano nuovi schermi di riproduzione delle immagini, quindi anche strumenti di condivisone tra l’artista e lo spettatore(4).

L’occhio di Anna e quello di Florian ci mostrano sia immagini in movimento, accompagnate dal sonoro, sia sequenze di immagini statiche che si alternano sullo schermo grazie a un rapido “touch” del dito di uno dei due. Mentre le immagini scorrono sulla pupilla di entrambi, la palpebra si apre e si chiude velocemente; “batte”, come diciamo nel linguaggio corrente, e crea regolari intervalli o piccoli black out che danno un ritmo cadenzato. Paradossalmente questo effetto fa pensare a una tecnica di riproduzione ormai obsoleta, la proiezione di diapositive. In realtà, il movimento della palpebra produce una sorta di seconda temporalità visiva.

Curioso è anche notare i differenti interessi dei due artisti: sulla pupilla di Florian si susseguono immagini di gag, cartoon, eventi eccezionali o drammatici; su quella di Anna immagini che rimandano alla performance, alla danza, al corpo e alla sessualità. Ma a sorprenderci è soprattutto il modo in cui guardiamo queste immagini, che ci sembra di spiare attraverso un peep-hole, invadendo la privacy dell’occhio che le osserva per primo. Un occhio che sappiamo essere quello degli artisti, ma che, essendo stato ingigantito, ci appare quanto mai surreale: quasi una presenza aliena o meccanica, che, come un obiettivo fotografico, mette costantemente a fuoco le cose con movimenti di solito impercettibili, che qui sono invece ben visibili per via dell’ingrandimento.


Veduta dell’allestimento di Countdown Belladonna al Salon Kennedy di Francoforte, 2016.

(1) In una versione successiva di questo lavoro per la prima Nuit Blanche del Principato di Monaco, tenutasi il 29 aprile scorso, le immagini dell’azione di Anna riprese da Florian sono state trasmesse in diretta agli spettatori, inaugurando così la relazione tra interno ed esterno, visione privata e pubblica.

(2) Questo nucleo di opere è stato presentato nella mostra Late Checkout, organizzata dalla galleria che rappresenta la coppia, la Simone Subal Gallery di New York, a Liste durante Art Basel 2015.

(3) Una rielaborazione di questo progetto è attualmente in mostra (fino al 2 ottobre) nella rassegna di arte diffusa C.Ar.D. - Contemporary Art & Design sulle colline della val Tidone (Piacenza). È la prima volta che i due artisti espongono il loro lavoro in Italia. Per saperne di più: www.cardcard.it.

(4) Per un estratto dei due video, si vedano i seguenti link: https://vimeo.com/161372191; https://vimeo.com/161374383.

ART E DOSSIER N. 334
ART E DOSSIER N. 334
LUGLIO-AGOSTO 2016
In questo numero: MOSTRE D'ESTATE Pittori collezionisti a Londra; Moholy-Nagy a New York; Bacon a Montecarlo; La misura del tempo a Roma; Mirà a Milano; Le collezioni: Guggenheim a Firenze e Cini a Venezia. LE VITE DEGLI ALTRI L'occhio indiscreto di Edward Hopper.Direttore: Philippe Daverio