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picasso
“finalmente” scultore

di Daniele Liberanome

Niente male per un semiautodidatta: una retrospettiva per ciascuna delle due coste dell’Oceano e quotazioni multimilionarie. Ma quando si tratta di Picasso, uno dei grandi talenti artistici della storia, tutto è possibile. Perché se aveva studiato a fondo le tecniche pittoriche, la scultura era per lui un mondo vissuto in privato, raramente mostrato in pubblico. Quando le sue opere tridimensionali sono arrivate sul mercato, però, i collezionisti non si sono fatti pregare. Il caso più clamoroso è Testa di Dora Maar, il monumentale bronzo di una delle sue celebri compagne, creato a Parigi nel 1941, all’epoca dell’occupazione nazista. L’opera originale fu realizzata in gesso, e poi, negli anni Cinquanta, fatta fondere in bronzo in quattro esemplari (che come sempre, nel caso delle sculture, Picasso tenne per sé, a eccezione del bronzo donato alla città di Parigi per il monumento dedicato al poeta e amico Guillaume Apollinaire, tuttora visibile nel giardinetto a fianco della chiesa di Saint-Germain-des-Prés). Dopo la morte di Picasso la nipote Marina decise di vendere una Testa di Dora Maar, che espose prima all’Art Basel di Miami e che poi, il 7 novembre 2007, mise all’asta da Sotheby’s a New York. La stima era ragguardevole (13,5-20,5 milioni di euro) e fissata alla cieca, come dimostra la notevole forchetta fra stima massima e minima, ma nessun’altra scultura di Picasso si avvicinava fino a quel momento alla metà di quei valori. Alla fine Testa di Dora Maar venne acquistata per circa 19,9 milioni di euro da Franck Giroud, che allora formava con Philippe Ségalot e Lionel Pisarro una società di dealership imbattibile, al servizio dei più ricchi del pianeta. 

Chi sia stato l’acquirente finale a oggi non è dato sapere, ma certo possiede un pezzo davvero particolare, perché le altre sculture importanti di Picasso sono ben diverse. A cominciare dalla serie di animali creata dall’artista spagnolo all’inizio degli anni Cinquanta, utilizzando oggetti che trovava in giro o per casa, come omaggio ai principi del “ready-made” di Duchamp. 

Intorno al 1951 Picasso scovò una paletta, un pezzo di vimini intrecciato, due forchette, un rubinetto del gas, dei dadi da vite e uno spuntone. Immerse questi oggetti nel gesso in modo da ottenere un calco raffigurante una gru (molto somigliante al vero animale), poi fuse il tutto in bronzo creando quattro esemplari che tenne gelosamente per sé. La solita nipote Marina aveva già messo sul mercato un esemplare della Gru, stavolta all’inizio degli anni Ottanta, poco dopo la morte del nonno. Dopo un turbinio di passaggi da un gallerista all’altro e da un collezionista all’altro, l’esemplare finì all’asta di Sotheby’s a New York, che lo aggiudicò il 7 maggio 2008 per 12,4 milioni di euro, il doppio della stima massima. 

Appartiene allo stesso periodo e a un simile processo di assemblaggio la serie con  La scimmia col suo piccolo, che Picasso aveva creato riutilizzando macchinine risparmiate miracolosamente dalla furia demolitrice del figlio, il piccolo Claude, e poi frammenti di terracotta, molle e altro ancora. Uno di questi bronzi fu messo in vendita da Christie’s a New York e venduto il 6 novembre 2002 a circa 6 milioni di euro, cioè a una cifra leggermente al di sotto della stima massima stabilita. 

Altro genere di sculture di Picasso dal buon successo commerciale sono costituite da fogli di metallo tagliati e dipinti, da cui emergono soprattutto visi di donne. Sono datate fra la metà degli anni Cinquanta e l’inizio degli anni Sessanta. Fra queste Sylvette, dal nome della modella utilizzata per l’occasione - una splendida ragazza del Sud della Francia da cui Picasso era rimasto abbagliato mentre lavorava alle sue ceramiche, e che raffigurò decine di volte con mezzi diversi. Delle sculture dedicate alla giovane provenzale Picasso aveva creato quattro modelli simili, e fu la più complessa, quella con il viso e la figura presentata contemporaneamente da diverse angolature, a finire in asta da Sotheby’s a New York l’8 maggio 2007. Il prezzo finale oltrepassò i 3 milioni di euro, superando le aspettative. 

Fino a qui ci siamo riferiti a vendite all’asta di qualche anno fa, e si potrebbe creare l’impressione che di recente il mercato sia in calo - fatto ben strano visto che nel frattempo i dipinti di Picasso non fanno che crescere di valore. Sarebbe una mezza verità. In effetti mancano i record, ma anche la grande qualità dei pezzi messi all’asta. L’eccezione che conferma la regola è Testa (cioè la maquette per la scultura all’aperto del Chicago Civic Center) del 1962-1964, evoluzione ultima degli studi sulla figura femminile intrapresi ai tempi lontani del cubismo e continuati con opere tipo Sylvette. La scultura originale realizzata in grande scala (quindici metri di altezza) è più che nota e meta importante per gli amanti dell’arte che vivono o passano per Chicago. Secondo il consueto copione, la maquette era rimasta nella villa provenzale di Picasso e solo più tardi la nipote Marina l’ha messa sul mercato. Passata da Sotheby’s a Londra il 3 febbraio 2015, l’opera ha raggiunto la cifra di oltre 11 milioni di euro, superando così la stima massima. 

A livelli di prezzo minori, Christie’s a Londra ha messo in vendita lo scorso 2 febbraio una Testa su foglio di metallo del 1961 ricavandone 672mila euro. 

I collezionisti, quindi, seguono con attenzione le sculture di Picasso di buona qualità. Ed è prevedibile che lo faranno con più attenzione (e con maggior esborso), a conclusione delle recenti mostre di New York, Parigi e Bruxelles.


Testa di Dora Maar (1941).


Testa (1961).

ART E DOSSIER N. 333
ART E DOSSIER N. 333
GIUGNO 2016
In questo numero: DARE FORMA ALL'EMOZIONE La scultura in terracotta di Niccolò dell'Arca, Mazzoni e Begarelli. CAVALLI E ALTRI ANIMALI Fare arte con i batteri; Il circo di Calder; Sculture equestri tra Quattro e Cinquecento. IN MOSTRA Fabre a Firenze, Picasso scultore a Parigi, Vetri e architetti a Venezia.Direttore: Philippe Daverio