Le allegorie vegetali(3) hanno costellato la storia del cristianesimo sin dalle sue origini. Nel XV secolo un’invocazione alla Madonna recita: «O Maria flos virginum, velut rosa vel lilium»(4). Attributo iconografico di Cristo e della Vergine, delle allegorie vegetali beneficiano anche i santi e la Chiesa stessa quale simbolo di castità e unità in Cristo. Così i fiori sul seno di sant’Elena richiamano l’“hortus conclusus”, il mondo “altro” rispetto a quello della quotidianità, rendendola parimenti «flos virginitatis, forma sanctitatis»(5). Come già teorizzato dal monaco Adam de Perseigne (XII secolo), il fiore sbocciato sta per l’incarnazione e la mortalità di Cristo; i fiori sul seno di sant’Elena ne sono quindi un “memento”, oltre che un riferimento al sorgere della fede, non a caso proprio sul petto (cuore) di colei che scoprì la Vera croce. L’armatura fiorita sintetizza l’invito di Paolo a vestirsi con un’armatura nuova che simboleggia fede (II Corinzi 10, 4-5; Romani 13, 12), che al contempo è sia difesa sia fonte di nutrimento per l’anima, proprio come il seno per il bambino (Agostino, Commento al Vangelo di Giovanni, n. 98). Girali di olivo per la “ratio”; fiori allo “scrinium Sanctae Romanae Ecclesiae”. Donne “armate” a difesa di etica, morale e virtù.
Nella formella di Verrocchio con la Decollazione di san Giovanni Battista sull’altare d’argento già destinato al battistero di San Giovanni a Firenze, dobbiamo fare un distinguo tra l’armatura indossata dagli uomini in arme e Salomè, identificata con il primo personaggio raffigurato a sinistra da alcuni studiosi(6). Mentre nella formella con il Banchetto di Erode di Antonio di Salvi Salvucci, Salomè indossa un guarnello, nell’opera di Verrocchio la figlia di Erodiade, la figura all’estrema sinistra, veste una “lorica muscolata”, un’armatura romana che mette in risalto la muscolatura appunto, con ricchi spallacci, tipica dei generali. Di spiccata invenzione teatrale - non dissimile da quelle molto posteriori del Buontalenti disegnate per esempio per gli Intermedi della commedia La Pellegrina di Girolamo Bargagli, rappresentata a Firenze in occasione delle nozze di Ferdinando de’ Medici e Cristina di Lorena, nel 1589 -, presenta una decorazione a foglie d’acanto tra i seni e una semplice ghirlanda culminante in un fiore sbocciato.
Ora, se il fiore sulle loriche degli uomini d’arme non parrebbe avere accezione cristologica - così come l’acanto e la decorazione vegetale potrebbero essere semplicemente simbolo di vitalità come nel Profilo di guerriero di Leonardo -, riconsiderando la figura di Salomè, racemi e infiorescenze assumono un significato preciso.
Come suggerito da Piccolo Paci(7), Salomè non va intesa esclusivamente quale “magna peccatrix” colpevole della morte del Battista; possiamo infatti leggerla anche in una prospettiva di innocenza, quale ragazza giovane priva di status giuridico che, come consuetudine per l’epoca, non era ritenuta portatrice di volontà propria ed eseguì senza indugio ciò che gli venne chiesto, previa autorizzazione materna (Marco 6, 24).
Salomè rappresenterebbe dunque giovinezza, freschezza, vitalità espresse dai fiori sui seni. Racemi, foglie di acanto e lorica assumono invece un significato escatologico: avendo accettato incondizionatamente la volontà di sua madre, Erodiade, che la autorizza a ballare per Erode e avendo esaudito la richiesta materna di vendicare le accuse rivoltale dal Battista (Marco 6, 24-25; Matteo 3, 8), la giovane si trasforma inconsciamente in un nuovo modello di “miles” per l’adempimento delle Scritture. Salomè con la sua fedeltà alla volontà genitoriale è strumento nelle mani di Dio; ella stessa diventa altresì vittima sacrificale sull’altare della salvezza. Ecco allora che la decorazione ci fornisce un richiamo a un elemento classico: come novelli bucrani uniti da ghirlande che adornano l’altare, le decorazioni sulla lorica di Salomè mostrano quanto l’armatura simboleggi l’“ara” sacrificale, per il Battista e per se stessa.