La loro collaborazione, ormai ventennale, ha avuto inizio quasi per caso durante gli anni di studio, quando al Royal College of Art di Londra, che entrambi frequentavano - l’una cimentandosi in installazioni filmiche, pur avendo seguito corsi di pittura, l’altro interessandosi ai film sperimentali, con alle spalle una formazione da antropologo -, gli venne affidato un compito a due. Fu allora che Karen Mirza (Londra, 1967) e Brad Butler (Evesham, 1973) realizzarono il loro primo lavoro insieme, un film muto in bianco e nero, scoprendo la comune passione per il cinema d’avanguardia, dal taglio critico e impegnato, e quella che sarebbe diventata una missione condivisa: cercare di essere parte del cambiamento sul piano sociale e politico.
Su questi due assi, la produzione di film-documentari e l’impegno in prima persona, Mirza e Butler hanno costruito il loro percorso artistico e intellettuale, che è andato via via definendosi come pratica collaborativa in perpetuo divenire, attraverso l’uso di diversi media e linguaggi: oltre al film, l’installazione, la performance- azione, il disegno, la scrittura; a cui vanno aggiunti la curatela di mostre e iniziative culturali e il fare lezione come momento di confronto e discussione. È per questo che nel 2004 hanno fondato a Londra lo spazio per artisti (autogestito e no-profit) no-w-here, che, con una piccola quota mensile, garantisce a tutti i suoi membri la possibilità di prendere parte a diverse attività e servizi, tra cui incontri, mostre, proiezioni, e soprattutto un laboratorio per la produzione di film sperimentali con consulenza su misura (www.no-w-here.org.uk).
Tre anni dopo, nel 2007, è nato il secondo dei loro progetti in fieri, The Museum of Non Participation (www.museumofnonparticipation.org), un museo ideale e itinerante che ha fatto tappa in vari paesi (Inghilterra, Egitto, Pakistan, Germania…) cambiando forma di continuo. Più che essere costituito da oggetti concreti, si fonda infatti sull’attivismo e la resistenza, che ogni volta vengono ricalibrati a seconda del contesto sociopolitico in cui i due artisti si trovano a operare, sebbene nel titolo ci sia un esplicito riferimento alla “non partecipazione”.