Da quel momento inizia per quel paese il calvario dell’epoca coloniale. Il re belga, che era anche collezionista di arte primitiva, diede il via a un genocidio fra i più terribili della storia recente. Quando il re Leopoldo II e il suo architetto Henri Maquet consacrarono la sala cerimoniale del Palazzo reale di Bruxelles al tema del Congo, non avrebbero mai immaginato che il suo soffitto e il grande lampadario, un giorno, sarebbero stati coperti da ali di scarabeo-gioiello, ben un milione e quattrocentomila, proprio quanto gli anni della presenza dello scarabeo sulla terra. La regina Paola, che da tempo seguiva con interesse l’opera di Jan Fabre, su consiglio del critico d’arte Jan Hoet, aveva da tempo il desiderio di destinare uno spazio all’arte contemporanea nelle sale del palazzo. Nasce così la commessa di questo lavoro, Heaven of Delight (2002). Fabre accetta la sfida: in tre mesi e con l’aiuto di trenta collaboratori realizza quest’impresa, incollando una a una le corazze degli insetti. Anche la regina Paola ha partecipato alle ultime fasi di questo magnifico lavoro. La luce che entra dalle grandi finestre si riverbera sulle corazze creando dei riflessi che vanno dal blu scuro al verde mare in un’atmosfera fiabesca e inquietante.
Dal 2011 al 2013 Fabre crea una serie di mosaici monumentali intitolati Tribute to Belgian Congo e Hieronymus Bosch in Congo. Nel trittico di Bosch Il giardino delle delizie, si vedono esseri umani sottoposti a torture. Nella mostra di Fabre alla Kunsthaus di Bregenz (Austria) del 2008, la scultura di un africano a grandezza naturale, con i segni delle frustate sul dorso, giace su un tappeto di elitre di scarabeo.
Si tratta proprio di quelle elitre che Fabre aveva “sottratto” al soffitto del Palazzo reale belga. Egli stesso ha dichiarato: «Ho dovuto portar via una parte del soffitto perché avevo la percezione che qualcosa stesse germogliando». Fabre ripercorre il passato coloniale del Belgio, orientato non tanto da uno spirito polemico verso il proprio paese quanto dall’amore verso quel lontano paese africano. Raffigurati nei mosaici vediamo i personaggi e i fatti curiosi o atroci che hanno segnato quella storia: le frustate agli africani, i diamanti estratti per far affluire la ricchezza verso i capitali europei, i bambini e gli adulti con la mano destra tagliata (quando la raccolta di caucciù non raggiungeva la quota prefissa) e tante altre immagini crudeli.